Posts written by PatriziaTeresa

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    La mamma di Marianna resta detenuta in psichiatria



    Nell'interrogatorio ha detto: «Stavo male da ottobre»

    COSENZA - Il gip del tribunale di Cosenza Francesco Branda ha convalidato il fermo di Giovanna Leonetti, la donna di 37 anni accusata di avere ucciso la figlioletta Marianna, di sette mesi, nella loro casa del centro storico della città, soffocandola con un cuscino, disponendo per lei una misura restrittiva in ospedale nel reparto di Psichiatria dove è attualmente ricoverata e piantonata dai carabinieri.
    La decisione è giunta a conclusione dell’interrogatorio di garanzia della donna che si è svolto nell’ospedale di Cosenza. Il pm Domenico Frascino, che ha firmato il provvedimento di fermo, aveva chiesto il trasferimento della donna in carcere, mentre il difensore della signora, l’avv. Marcello Manna, aveva indicato la necessità di tenerla in una struttura sanitaria.
    Secondo il legale, nominato dalla madre di Giovanna Leonetti, la donna non sarebbe nel pieno delle proprie facoltà mentali. Intanto, l'autopsia ha confermato che la piccola Marianna è morta per soffocamento , come ricostruito subito dopo il fatto. In tanti hanno partecipato al funerale della bambina, svolto in un clima di forte dolore e commozione.
    Al giudice, secondo quanto emerso, la madre della piccola avrebbe dichiarato di trovarsi in uno stato confusionale già dallo scorso mese di ottobre, una situazione che si sarebbe acuita sabato quando è avvenuta la tragedia, giorno in cui lei era particolarmente provata.
    Secondo quanto emerso, la donna, rispondendo alle domande del giudice, avrebbe ammesso le proprie responsabilità e riferito di avere tentato il suicidio.
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    Gli applausi per Marianna, tanto dolore ai funerali della bimba uccisa dalla madre a Cosenza

    COSENZA - Dolore, commozione e un silenzio rotto solo dagli applausi all’uscita della bara bianca, per i funerali a Cosenza della piccola Marianna Luberto, di sette mesi, che sarebbe stata uccisa dalla madre Giovanna Leonetti , fermata con l’accusa di omicidio volontario.

    Ad accogliere il padre, Francesco, che sul copribara di roselline ha fatto scrivere "Da papà al suo piccolo angelo", c'era anche l'arcivescovo di Cosenza, mons. Francesco Nolè che, prima della funzione, lo ha abbracciato sussurrandogli parole di conforto.

    Nella chiesa di Santa Teresa, anche i nonni, i familiari e gli amici. La madre, invece, resta piantonata nell'ospedale Annunziata con l'accusa di avere soffocato la piccola.

    «Buono è il Signore con l’anima che lo cerca - ha detto don Gino Luberto nell’omelia - ed è questa la parola che illumina chi stasera è qui». Il sacerdote ha definito la piccola un «fiore sbocciato nel giardino dell’amore di Francesco e Giovanna».
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    Marianna è stata soffocata, l'autopsia conferma

    E' stata la madre ad uccidere la bimba di 7 mesi

    COSENZA - «Ho risolto tutto, Marianna non piange più»: con queste poche parole, per nulla rassicuranti, Giovanna Leonetti, 37 anni, avrebbe confessato al marito di aver messo il cuscino sul faccino della piccola Marianna. Era confusa e aveva assunto troppi calmanti, tanto da non essersi accorta immediatamente di aver ucciso la propria bambina di appena 7 mesi. Soffocata solo perché piangeva per fame o per qualche dolorino.

    Un momento di debolezza che pagherà per sempre e che la segnerà per tutta la sua vita di donna e, soprattutto, di madre. Lei, professionista in carriera, era andata in depressione dopo il parto. L’organizzazione della casa, il lavoro e la cura della piccola Marianna: la bimba la impegnava tanto e spesso, in quei pochi momenti in cui voleva e poteva riposare, iniziava a piangere. A urlare, proprio come ha fatto sabato mattina, quando poi la mamma per zittirla le ha messo un cuscino sul visino e l’ha soffocata.

    Intanto, secondo quanto emerso dall'autopsia, Marianna è stata soffocata. Dall’esame, i cui risultati saranno resi noti solo tra sessanta giorni, sarebbero emerse delle microlesioni che confermerebbero la pressione esercitata sul volto con un cuscinoe, quindi, il soffocamento che ha portato al decesso. Il corpo della bambina, dopo l’autopsia, è stato consegnato ai familiari e, nel pomeriggio, alle 15, sono state fissate le esequie che si svolgeranno nella chiesa cosentina di Santa Teresa.

    La madre della piccola, Giovanna Leonetti, dopo l’esecuzione del provvedimento di fermo, emesso nella notte tra sabato e domenica dal pm Domenico Frascino e controfirmato dal Procuratore della Repubblica Dario Granieri e dall’aggiunto Marisa Manzini, si trova ancora piantonata dai carabinieri nell’ospedale dell’Annunziata. Nelle prossime ore dovrebbe tenersi l’udienza di convalida.

    Al marito della donna Francesco Luberto, di 41 anni, è stata chiesta la disponibilità a nominare un difensore per la consorte ma lui, che è avvocato, si è rifiutato di indicarne uno. Da quanto si è appreso il difensore di Giovanna Lettieri sarà l'avvocato Marcello Manna.
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    Dramma a Cosenza, muore una bambina di 7 mesi


    La mamma fermata per omicidio volontario

    COSENZA - Tragedia a Cosenza dove una bambina di sette mesi, Marianna, è morta malgrado l'intervento dei sanitari del 118. Sull'episodio indagano i carabinieri che a tarda notte dopo una lunga serie di valutazioni hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto a carico della madre, Giovanna Leonetti, biologa, di 37 anni. Su di lei si sono addensati i sospetti di un omicidio volontario. La donna è rimasta piantonata in ospedale mentre la scientifica dei carabinieri ha effettuato dei rilievi nell'abitazione della famiglia dove si trovavano, al terzo piano, anche la nonna della bambina e la governante.

    La ricostruzione degli eventi vuole che a trovare il cadavere della bambina sia stato il padre, l'avvocato Francesco Luberto, al suo rientro a casa. L’uomo ha poi trovato la moglie su una poltrona, colta da malore, ed a terra, accanto alla donna, una confezione vuota di barbiturici. Il padre della bambina ha quindi allertato i soccorsi che hanno portato la moglie in ospedale dove è stata trovata dai carabinieri, mentre per la piccola non c'è stato nulla da fare. I militari hanno quindi proceduto al piantonamento della donna, cui è stata praticata una lavanda gastrica, per poi dare esecuzione al decreto di fermo.

    Secondo una prima ricostruzione la piccola sarebbe morta per soffocamento attraverso l'utilizzo di un cuscino premuto sul viso ma sull'accaduto e la sua dinamica vige il riserbo dovuto al necessario completamento degli accertamenti. Mentre secondo alcune testimonianze la donna pare soffrisse di depressione post parto
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    Bologna, uccide il marito nel sonno dopo l'ennesima lite

    I due vivevano da anni come separati in casa. La donna è stata arrestata dai carabinieri

    Una donna di 69 anni ha ucciso il marito, 68enne bolognese, mentre dormiva colpendolo alla testa con un vaso di cristallo dopo l'ennesima discussione familiare. E' successo a Bologna. E' stata la donna, di origini cagliaritane, ad avvisare dell'accaduto il figlio, che giunto sul posto ha chiamato i carabinieri. La donna è stata arrestata per omicidio volontario. Presente sul posto anche il pm della Procura di Bologna Simone Purgato.Marito e moglie, a quanto si apprende, vivevano da circa dieci anni da separati in casa. Le indagini, coordinate dalla Procura di Bologna, sono condotte dai carabinieri di Borgo Panigale, guidati dal capitano della Compagnia, Walter Calvi.
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    Asti

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    - Info -

    « ... Ed Asti repubblicana. Fiera di strage gotica e de l'ira
    di Federico, dal sonante fiume ella, o Piemonte, ti donava
    il carme novo d'Alfieri. »
    (da Piemonte, Giosuè Carducci)

    Asti (Ast in piemontese) è un comune italiano di 75.289 abitanti, capoluogo della provincia omonima in Piemonte. È il quarto comune della regione per numero di abitanti e il sesto per superficie. "Municipium" romano noto con il nome di Hasta Pompeia o semplicemente Hasta, fu sede del ducato di Asti, ducato longobardo della Neustria. Libero comune nel Medioevo, con diritto di "battere moneta", fu uno dei più importanti centri commerciali tra XII e XIII secolo, quando i suoi mercanti svilupparono il commercio e il credito in tutta Europa.
    È conosciuta in tutto il mondo per i suoi vini, in particolare l'Asti spumante: ogni anno, a settembre, vi si tiene uno dei concorsi enologici più importanti d'Italia, denominato la Douja d'Or. Celebre è anche il suo Palio storico, manifestazione tra le più antiche d'Italia, che si svolge a settembre e culmina con una corsa di cavalli montati "a pelo" (senza sella).
    Negli ultimi anni ha assunto una notevole rilevanza a livello nazionale anche il Festival delle sagre astigiane, una manifestazione enogastronomica che si tiene ad Asti la settimana antecedente il Palio di Asti, dove oltre 40 pro loco della provincia di Asti propongono le loro specialità gastronomiche, accompagnate da vini DOCG astigiani, in un grande ristorante all'aperto, meta ormai di migliaia e migliaia di persone provenienti per l'occasione da tutta Italia.


    Geografia

    Asti si trova a circa 60 chilometri a sud-est di Torino, nella valle del fiume Tanaro il quale, dopo aver ricevuto gli affluenti Borbore, Valbrenta e Versa, la delimita a sud. La città sorge in mezzo a celebri colline, tra le Langhe e il Monferrato, famose in tutto il mondo per i loro vini ed è in una posizione favorevole quasi nel cuore del Piemonte.

    Clima

    Tutto il territorio astigiano si trova ad avere un clima particolare, protetto com'è dai rilievi da influenze sia mediterranee che atlantiche.
    Dai dati disponibili riguardanti la provincia, si rileva un aumento delle precipitazioni procedendo dal nord al sud e con l'aumentare dell'altitudine. La media calcolata negli ultimi trent'anni rivela che ad Asti cadono 667 mm di pioggia annui, contro una media nazionale di 970 mm e di 760 mm per la Pianura Padana.
    Il clima è caratterizzato da due periodi piovosi e due con minori precipitazioni. I massimi si verificano nel mese di Aprile e Novembre, con valori generalmente superiori in quest'ultimo mese; il minimo assoluto è registrabile in Gennaio, seguito da Agosto ed in alcuni anni da Luglio. I temporali estivi tendono ad essere pochi ma forti.
    L'inverno è caratterizzato da scarse precipitazioni e da temperature inferiori alla media regionale, soprattutto nei valori minimi. La temperatura media generale annuale dell'ultimo ventennio è 12,7 °C: il mese più caldo è luglio (+23,65 °C), mentre quello più freddo è gennaio (+0,7 °C).
    L'umidità media generale decennale in Asti è di 52,5 con minima del 42 in luglio e massima in gennaio con il 61.


    Situazione ambientale

    In base ai risultati scaturiti dalla XVI edizione di 'Ecosistema urbano' di Legambiente, Asti si colloca al 26º posto della graduatoria virtuosa in campo ambientale e dell'ecosistema, grazie al rapporto risultante dai valori delle PM10, della raccolta differenziata, e del rapporto di emissioni di CO2 per passeggero del trasporto pubblico.

    Storia

    Origini

    Asti fu edificata dai Romani (con il nome di Hasta Pompeia), sebbene la prima vera fondazione sia da ricondursi a popolazioni liguri che, in precedenza, avevano impiantato un villaggio proprio nella zona corrispondente all'attuale città. Alcune sezioni delle antiche mura sono ancora presenti nella parte settentrionale della città, e durante il XX secolo dei lavori di scavo hanno rivelato un'altra sezione delle mura romane nel centro della città.

    Medioevo

    Nei secoli prima dell'anno Mille, Asti è stata la sede di un ducato dei Longobardi e poi di una contea Carolingia.
    In seguito durante il Medioevo, Asti è stata un importante centro di scambi commerciali e bancari. È questo il periodo più felice per la città, che si abbellisce di numerose torri e caseforti e vede estendere il proprio potere su numerose città e paesi, come Bra, Villanova, Fossano, Nizza Monferrato, Ceva e Garessio. La cessione di Castello d'Annone da parte del vescovo il 28 marzo 1095 ai consoli dimostra l'esistenza del Comune indipendente già nell'XI secolo.


    Casanieri

    Nel periodo comunale, data la grande ricchezza della città, si era sviluppata la classe mercantile. Nacquero infatti proprio in quel periodo le "casane", istituti di credito su pegno. Praticamente i Casanieri prestavano somme di denaro, facendosi consegnare in garanzia terre e castelli. I mercanti astesi operavano in tutta Europa.

    Famiglie nobiliari
    Nel Medioevo le famiglie nobili si scontrarono spesso tra loro a causa della lotta tra guelfi e ghibellini.
    • Famiglie Guelfe: la fazione era capeggiata dai potentissimi Solaro/Solari e comprendeva anche le famiglie dei Malabayla, Garretti, Troja, Falletti, Ricci, Damiani.
    • Famiglie Ghibelline: capeggiate dai Guttuari, Turco, Isnardi (tutte e tre formavano il Consorzio dei De Castello), spalleggiate dagli Alfieri, Coppa, Scarampi, Catena, Buneo, Cacherano.
    • Famiglie Caroca (Raimondo Caroca) Console
    • I Roero e i Pelletta erano addirittura divisi internamente.

    L'area nord-occidentale della città, tra il centro e la cattedrale, è molto ricca di case di mercanti medievali e di palazzi, molti dei quali dotati di torri monumentali. Asti era nota come la città delle cento torri (sebbene il numero totale fosse di 120), molte delle quali sono ancora presenti tutt'oggi all'interno della cinta muraria.

    Nel 1312 il Comune di Asti si sottomise spontaneamente alla protezione del re di Napoli Roberto d'Angiò, nel 1349 acclamò quale signore Giovanni II Paleologo marchese del Monferrato, passando nel 1379 a Giangaleazzo Visconti, il quale la costituì in contea e nel 1387 la cedette ai duchi d'Orleans, quale dote per sua figlia Valentina Visconti, assieme al centinaio di terre, castelli e villaggi costituenti la sua antica Repubblica, che da quel momento fu definita orgogliosamente "Patria Astese".


    Età moderna

    Nel 1531 la Contea di Asti venne ceduta ai Savoia dall'Imperatore Carlo V, quale dote di nozze per sua cognata, Beatrice del Portogallo che sposò il duca Carlo III di Savoia. Da quel momento la città seguì le sorti dei Savoia.
    Il Ducato di Savoia divenne "Regno di Sardegna" nel 1720, anche se nei fatti ben poco cambiò, a cominciare dalla capitale che rimase a Torino.
    Nel 1797 Asti fu teatro di una grande rivolta, passata alla storia con il nome di "Rivoluzione Astese". Il 22 luglio ci fu una sommossa per la scarsità di grano ed il 28 venne proclamata la repubblica da Secondo Arò, Felice Berruti, Gian Secondo Berruti e Gioachino Testa. Il 30 le truppe realiste, appoggiate da contadini sandamianesi, rioccuparono la città e il 2 agosto fucilarono gli insorti.
    Dal 1800 al 1805 Asti divenne capoluogo del dipartimento francese del Tanaro.


    Età contemporanea

    Nel 1935 Asti divenne capoluogo di provincia, staccando il suo territorio dalla provincia di Alessandria.
    Durante la seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio dell'otto settembre 1943 con gli Alleati, la Repubblica di Salò e l'occupazione germanica, Asti e il Monferrato vissero in pieno la guerra di resistenza, i bombardamenti anglo-americani, la guerriglia partigiana, la persecuzione degli ebrei, le deportazioni e i rastrellamenti.
    • Il 4 settembre del 1948 la città subì gravissimi danni e svariate vittime a causa di un'alluvione scatenata da pesanti nubifragi, che si concretizzò nell'esondazione di alcuni torrenti come il Borbore e il Tinella e del fiume Tanaro.
    • Il 6 novembre 1994 fu colpita da una nuova alluvione, dovuta allo straripamento dagli argini del fiume Tanaro.
    • Il 21 giugno 2012 subì un breve ma fortissimo temporale (una supercella secondo i meteorologi) che non causò fortunatamente gravi danni come nel '94 ma provocò una piccola alluvione in zone come: Piazza Marconi, Via Cavour, Corso Alfieri e Piazza del Palio. Furono calcolati danni all'agricoltura per milioni di euro e danni comunali per altrettanti euro dovuti ad alberi sradicati e strade bloccate dagli innumerevoli detriti portati dal forte vento.


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    Panorama di Asti visto da sud-ovest:
    in primo piano a destra la cupola
    della Madonna del Portone,
    al centro la Torre Comentina
    e la Torre Troyana, a sinistra
    la Chiesa di Santa Caterina
    e la Torre Rossa,
    all'estrema sinistra
    il campanile della Cattedrale
    ed i resti del Castelvecchio.

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    Il gonfalone


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    Cattedrale di Santa Maria Assunta

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    Veduta di Asti con la Collegiata
    di San Secondo - Antonio Bignoli
    nel 1857
    Araldica
    Con atto ufficiale del 5 luglio 1896, il Regno d'Italia riconobbe al Comune di Asti il suo stemma civico. Lo scudo è composto da una croce bianca in campo rosso. Allo stemma è sovrapposta la "corona comitale", cimata da 16 perle di cui 9 visibili. Allo scudo sono accostati "due rami di palma, decussati sotto la punta e legati di rosso". Il cartiglio sottostante riporta il motto latino: ASTE NITET MUNDO SANCTO CUSTODE SECUNDO, ovvero: "Asti rifulge nel mondo per merito del suo custode San Secondo".

    Luoghi di interesse

    Patrimonio architettonico

    Asti è, dopo Torino e insieme a Vercelli, una delle principali città d'arte del Piemonte in quanto custode di un ricco patrimonio artistico ed architettonico. La città in particolare presenta il più vasto patrimonio architettonico basso-medievale della regione, a memoria di quello che fu il più potente comune piemontese. Numerose sono le torri, le case-forti, le chiese, domus e palazzi.
    Del periodo romano, sono ancora presenti, la Torre Rossa, probabile vestigia della porta occidentale della cinta romana, la domus di Via Varrone e i resti dell'anfiteatro.
    Del periodo romanico di notevole interesse sono le cripte di Sant'Anastasio, San Secondo (VII secolo) in cui è conservato il corpo del patrono e san Giovanni. Nella zona orientale della città è possibile ammirare il complesso di San Pietro in Consavia, sede nel Medioevo del priorato gerosolimitano di Lombardia.


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    San Pietro in Consavia

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    Piazza Roma, monumento all'
    Unità d'Italia e Torre Comentina
    Del periodo basso-medievale fanno parte la cattedrale di Santa Maria Assunta, considerata la più importante cattedrale gotica del Piemonte,[senza fonte] la collegiata di San Secondo, dove sono custodite le reliquie del patrono della città, la chiesa parrocchiale di Viatosto, la chiesa di Santa Maria Nuova e la chiesa della Madonna del Portone, che conserva al suo interno la porta medievale di San Marco. Tra i principali edifici medievali, torri e case-forti medievali sono da citare palazzo Catena, palazzo Zoya, il palazzo del Podestà o del Comune, la torre Asinari, la torre Comentina, la torre e il palazzo Gazzelli, la torre De Regibus, la torre Guttuari, la torre e i palazzi Natta, la torre Quartero, la torre Solaro, la Torre Civica (torre Troyana). Inoltre nella zona nord occidentale della città è possibile ammirare un tratto delle antiche mura utilizzate per la difesa in epoca medioevale.Del periodo rinascimentale rimangono poche testimonianze architettoniche. La più importante è sicuramente palazzo Malabaila, che nel Cinquecento ospitò Luigi XII durante un suo soggiorno in città.

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    Monumento a Umberto I
    in piazza Cairoli detta
    "del Cavallo"
    • Del periodo barocco sono molti i palazzi e le chiese presenti ad Asti grazie anche al notevole impulso dato dalla presenza dell'architetto Benedetto Alfieri. Si evidenziano la chiesa di Santa Caterina, la chiesa di San Paolo, la chiesa di San Martino, la chiesa di San Silvestro, la chiesa di San Rocco, la chiesa confraternita della SS. Trinità e Sant'Evasio, la chiesa della Consolata e l'annesso monastero cistercense.
    • Tra gli edifici barocchi più importanti palazzo Ottolenghi, il Palazzo Civico, palazzo Mazzetti, palazzo Verasis-Asinari ed inoltre la chiesa ex Confraternita di San Michele e la ex chiesa di San Giuseppe.


    Monumenti celebrativi
    • Monumento a Vittorio Alfieri - 1862 - (piazza Alfieri)
    • Monumento ai caduti - 1930 - (piazza I maggio)
    • Monumento a Federico Cotti di Ceres - 1855 - (piazza S. Maria Nuova)
    • Fontana dell'Acquedotto di Cantarana - 1908 - (piazza Medici)
    • Monumento a Umberto I - 1903 - (piazza Cairoli)
    • Monumento all'Unità d'Italia - 1898 - (piazza Roma)
    • Monumento a Vittorio Emanuele II - 1884 - (giardini pubblici)
    • Monumento a Paolo Lugano - Bersagliere - 1986 - (piazza Lugano)


    Aree naturali

    In città vi sono alcune riserve naturali:
    • Riserva naturale speciale della Valle Andona, Valle Botto e Val Grande: oltre 300 ettari di ambiente naturale che si estende nella parte nord-occidentale della città nella località omonima, in una vasta area comprendente un ricco patrimonio fossilifero (conchiglie, coralli e altri fossili).
    • Riserva e Oasi WWF di Villa Paolina: situato alla periferia nord, è un parco di circa 10 ettari fatto di prati e siepi, collocati su di un pianoro a mezza collina, in un contesto assolutamente suggestivo. Nella zona circostante, sono presenti anche varie e particolari specie protette che si trovano all'interno del rifugio come il tasso, la volpe, la lepre, il riccio, il ghiro, scoiattoli e faina; uccelli (come picchio e upupa) ma anche diversi anfibi e rettili come la rana verde e il tritone crestato. È anche presente nella zona, un complesso di edifici realizzati in stile Liberty come la villa o il porticato, risalenti alla metà del XIX secolo.


    I Borghi e Rioni della città

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    La Cappella dei Palii
    La città di Asti è suddivisa in 14 "territori" che si rifanno alle competenze parrocchiali del 31 dicembre 1978.Vengono definiti "Rioni", i quartieri all'interno della prima cerchia delle antiche mura Duecentesche detta "dei nobili" e "Borghi", le circoscrizioni comprese in origine all'interno della seconda cerchia di mura Trecentesche detta "dei borghigiani".
    Queste 14 entità, ognuna con un proprio statuto ed ordinamento, partecipano alla vita sociale e religiosa della città che culmina nei festeggiamenti patronali di san Secondo e con la corsa dell'antico Palio.
    Con lo sviluppo urbanistico della città, alcune parrocchie periferiche, nell'ultimo ventennio si sono allargate e frazionate. Ecco di seguito i Rioni ed i Borghi della città con le suddivisioni parrocchiali.


    Tradizioni e folclore
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    Carnevale - Maschere della
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    • A febbraio è presente il Carnevale della "Famija delle maschere astigiane", che ha radici nel XV secolo con le descrizioni del poeta Gian Giorgio Alione.
    Negli anni sessanta l'amministrazione comunale decise di riprendere l'aspetto più popolare e burlonesco del carnevale astigiano, al fine di rievocare la satira e le usanze popolari.
    Fu così che nacque la Famija d'le Maschere Astesane costituita dalle maschere caratteristiche della città, che rappresentavano i personaggio tipici dei borghi cittadini. La Famija oltre a partecipare ed animare le attività ludiche del periodo carnevalesco è impegnata anche nel sociale organizzando spettacoli e rievocazioni presso le strutture sanitarie e sociali di Asti e provincia.
    • Nella prima settimana di maggio si tengono i festeggiamenti per il santo patrono San Secondo, dopo i fuochi artificiali del primo lunedì di maggio, il giorno seguente avviene la celebrazione liturgica con l'offerta del Palio. Infine il mercoledì seguente, si tiene per tutto il centro storico della città la millenaria "fiera carolingia", che la tradizione fa risalire ad una concessione di Carlo Magno.
    • In autunno il "settembre astigiano" è caratterizzato da ben quattro manifestazioni che richiamano in città decine di migliaia di turisti. Si inizia nella seconda settimana di settembre con la Douja d'Or e il Festival delle sagre astigiane, per proseguire nella terza settimana di settembre con le manifestazioni del Palio di Asti, culminanti la domenica con l'antica corsa dei cavalli, per concludersi il quarto fine settimana di settembre con "Arti e Mercanti", un viaggio a ritroso nel tempo tra antichi mestieri, artisti e taverne.


    Persone legate ad Asti
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    Il monumento a Vittorio Alfieri,
    nella piazza a lui dedicata
    Letterati e giornalisti
    • Antonio Astesano, scrittore e poeta quattrocentesco, segretario di Carlo di Valois-Orléans
    • Giovan Giorgio Alione, scrittore cinquecentesco
    • Vittorio Alfieri, poeta e trageda
    • Paolo Brosio, giornalista, scrittore e conduttore, personaggio televisivo italiano
    • Bruno Gambarotta, scrittore, giornalista, conduttore televisivo e radiofonico italiano
    • Domenico Quirico, giornalista e inviato di guerra
    • Massimo Cotto, giornalista, scrittore e disc jockey
    • Giorgio Faletti, scrittore, comico e attore


    Musicisti e cantanti
    • Giacinto Calderara, casalese, compositore, per 54 anni maestro di cappella della cattedrale di Asti.
    • Angelo Gamba, tenore.
    • Paolo Conte, cantautore
    • Maurizio Lobina, musicista, compositore e membro degli Eiffel 65
    • Danilo Amerio, musicista e compositore,
    • Tiziana Fabbricini, cantante lirica
    • Valentina Valente, cantante lirica
    • Andrea Mirò, pseudonimo di Roberta Mogliotti, compositrice e musicista
    • Gianni Basso, direttore d'orchestra e compositore


    Architetti, pittori e scultori
    • Benedetto Alfieri, nato a Roma, ma figlio dell'astigiano Alessandro Alfieri Bianco, sindaco di Asti e principale ideatore del riassetto urbano della città nel XVIII secolo
    • Gandolfino da Roreto, pittore attivo tra Cinquecento e Seicento,
    • Gian Carlo Aliberti importante affrescatore barocco,
    • Giuseppe Maria Bonzanigo, scultore ed ebanista alla corte dei Savoia.
    • Giuseppe Morando, architetto


    Disegnatori di fumetti
    • Elena Pianta, nata ad Asti
    • Luigi Piccatto, nativo di Torino, vive ad Asti
    • Sergio Ponchione, nato ad Asti


    Scienziati
    • Francesco Vercelli, geofisico a cui si deve uno studio approfondito dei mari e della meteorologia, che dà inoltre nome ad un Liceo Scientifico della città,
    • Carlo Alberto Castigliano, autore di alcuni studi sui principi dell'elasticità
    • Michail Semënovič Cvet, botanico russo.


    Sportivi
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    Giovanni Gerbi negli anni '20
    • Giovanni Gerbi detto "il Diavolo Rosso", campione ciclista
    • Vincenzo (Cesin) Bosia, calciatore, portiere del Torino e della Nazionale
    • Matteo Paro, calciatore
    • Carlo Stradella, calciatore
    • Luca Garri, cestista
    • Rossella Giordano, marciatrice, 5ª ai Giochi Olimpici di Atlanta '96
    • Rinaldo Capello, pilota automobilistico, tre volte vincitore della 24 ore di Le Mans
    • Sergio Gonella, arbitro internazionale di calcio, che ha diretto le finali dei Campionati europei di calcio svolti in Germania nel 1974 e quella del Mondiale di Argentina del 1978
    • Alice Franco, nuotatrice, medaglia di bronzo ai campionati mondiali di nuoto 2011, nei 25 km in acque libere.


    Politici
    • Isacco Artom, diplomatico, uomo politico, senatore, fu segretario di Camillo Benso conte di Cavour
    • Giovanni Giuseppe Goria, Presidente del Consiglio e Ministro della Repubblica Italiana.


    Militari
    • Piero de Ponte, Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta
    • Simone Cavelli, maggiore pilota dell'Aeronautica Militare e membro della pattuglia acrobatica Frecce Tricolori


    Altro
    • Paolo De Benedetti, teologo e biblista italiano
    • Lina Borgo Guenna, Pedagogista
    • San Giuseppe Marello, per lungo tempo collaboratore dei vescovi di Asti e fondatore degli Oblati di San Giuseppe,
    • Guido Notari, annunciatore radiofonico
    • Lucio Pellegrini, regista
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    Alessandria

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    - Info -

    « Alessandria non è stata fondata da un giorno all'altro come vuole la leggenda. È stata una impresa collettiva, lenta, faticosa, risultato di collaborazione da parte di genti diverse. »
    (Umberto Eco da ...La cittadella da riciclare, in AA.VV., Alessandria è una comoda poltrona: ti siedi e ti addormenti?!, pag.9)


    Alessandria [a-les-sàn-dria] (Lisandria in piemontese, Lisòndria in dialetto alessandrino) è un comune italiano di 93.805 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia. – È il terzo comune della regione per popolazione e il primo per superficie. La città è collocata al centro del triangolo Torino-Milano-Genova, costituendo quindi un nodo di interscambio importantissimo per le tre città e per le regioni di cui queste fanno parte.

    Geografia Fisica

    Territorio

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    Il fiume Tanaro
    Sorge nella pianura alluvionale formata dai fiumi Tanaro e Bormida, in prossimità del loro punto di confluenza. Grazie alla sua posizione al centro del triangolo Torino-Genova-Milano, la città costituisce un importante nodo autostradale e ferroviario con scalo di smistamento di testa, situato nel sud-ovest della stazione viaggiatori. È servita dall'autostrada A21 e dall'autostrada A26. È una città caratterizzata da lunghi e ampi viali a più corsie e da grandi ed ariose piazze.

    Clima
    Alessandria è caratterizzata da un clima tipicamente padano, con inverni freddi e nebbiosi ed estati calde ed afose. Le piogge non sono molto abbondanti (circa 600 mm), e cadono prevalentemente in autunno ed in primavera. Alessandria ha un clima più continentale rispetto al resto del Piemonte. Gli inverni, a causa del maggior numero di giorni nebbiosi, tendono ed essere più rigidi (media di +0,4 gradi a gennaio), mentre le estati sono afose ma molto più soleggiate e secche: il mese più caldo, luglio, ha una temperatura media di +24 gradi ed è anche il più siccitoso, con 32 mm di pioggia spesso concentrati in uno o due temporali (al culmine dell'estate le perturbazioni atlantiche tendono a scorrere molto più a nord).

    Storia

    Gonfalone civico



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    Fondazione
    La città nacque nella seconda metà del XII secolo con il toponimo di Civitas Nova su un nucleo urbano già esistente costituito dall'antico borgo di Rovereto. La città fu fondata ufficialmente nel 1168 e in quell'anno assunse il nome attuale in onore di Papa Alessandro III, che promulgò in quel periodo le azioni contro il Sacro Romano Impero e che aveva scomunicato Federico Barbarossa.

    Il 29 ottobre 1174 Alessandria subì un attacco delle forze imperiali che avevano già espugnato nei mesi precedenti Susa ed Asti e che però rimasero bloccate di fronte al fossato che circondava la città: cominciò così un lungo assedio che terminò il 12 aprile 1175, Venerdì santo, con la resa degli uomini del Barbarossa. Nel 1183 dopo la Pace di Costanza e su ordine dell'Impero, la città assunse il nome di Cesarea, mantenendolo però per un breve periodo. Nel 1198 divenne Libero comune.


    Medioevo

    Nel Medioevo Alessandria per oltre due secoli mantenne la condizione di libero comune entrando in conflitto con le vicine Casale, che era ancora parte del Marchesato del Monferrato, con Asti e con Pavia, le quali temevano una sua possibile espansione. La città, conosciuta allora con il nome di Alessandria della palude, passò in seguito sotto la protezione dei Visconti e successivamente sotto il Ducato di Milano. Fu probabilmente sul principio del XIII secolo che si stabilirono nella città i giudei, dove vi fondarono con l'andare del tempo una sinagoga.

    Settecento e Periodo Napoleonico

    Nel 1707 fu conquistata dal Principe Eugenio, finendo così, dopo il trattato di Utrecht del 1713, nelle mani dei Savoia. Alla fine del Settecento l'intero Piemonte fu colpito dalle battaglie conseguenti alle mire espansionistiche di Napoleone Bonaparte e se già dopo l'armistizio di Cherasco l'influenza dell'imperatore corso era tangibile, nel 1802, dopo la battaglia di Marengo (vinta dalle truppe napoleoniche), Alessandria fu ufficialmente annessa alla Francia assieme a tutta la regione, diventando capoluogo del Dipartimento di Marengo. Successivamente, nel 1814, la città venne conquistata dagli austriaci e il 30 maggio di quello stesso anno, dopo i trattati di Parigi, entrò a far parte del Regno di Sardegna in quanto fu restituita ai Savoia.

    Risorgimento

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    Medagliere del Magg.
    Tito Giuseppe Viazzi,
    decorato alla Battaglia
    di S. Martino del 1859
    Il 10 marzo 1821 l'insurrezione partì da Alessandria. La città per la sua importanza strategica, era il perno intorno a cui dovevano ruotare le operazioni della congiura ed è lì che i patrioti iniziarono a convergere da ogni parte. La scintilla partì proprio dai dragoni del re sabaudo. Promotore del moto costituzionale, Giacomo Garelli, un ex ufficiale dell'esercito napoleonico. Il comandante Isidoro Palma comandante della Brigata Genova, occupò la cittadella nella notte tra il 9 e il 10 marzo con Dragoni del Re, insieme alla Brigata Genova e a un gruppo di volontari armati; il capitano delle porte fu costretto a consegnare le chiavi e venne arrestato il comandante. Guglielmo Ansaldi, comandante in seconda della Brigata Genova, proclamava la liberale Costituzione di Spagna, e sul pennone si innalzò la bandiera tricolore. All'alba del giorno seguente le artiglierie annunciarono la vittoria della libertà: la bandiera tricolore sventolava sulle torri del forte e si creò un comitato governativo provvisorio.

    È l'episodio che Giosuè Carducci descrive nei versi di Piemonte, in Rime e Ritmi: «Innanzi a tutti, o nobile Piemonte, quei che a Sfacteria dorme e in Alessandria diè a l'aure primo il tricolore, Santorre di Santarosa». Durante il Risorgimento, Alessandria fu un importante centro liberale. Nell'ottobre 1859 fu scelta come capoluogo di provincia di una delle prime quattro province piemontesi, per una fetta di territorio che comprendeva anche l'astigiano. Il 25 luglio 1899 diventò la prima città italiana capoluogo di provincia ad essere governata da una Giunta a maggioranza socialista: quel giorno venne infatti eletto sindaco della città l'orologiaio Paolo Sacco.


    XX secolo

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    La Cittadella Militare
    La nascita delle Ferrovie e l'incremento dei commerci nel Nord-Italia, alla fine dell'Ottocento trasformarono Alessandria in uno dei punti nevralgici per il mercato italiano. Per la sua posizione, al centro dei collegamenti tra Torino, Milano e Genova, in questo periodo la città conobbe un grande incremento demografico. Sotto il Fascismo Alessandria mantenne la sua importanza; negli anni trenta furono eretti importanti edifici pubblici e opere architettoniche, come il Dispensario Antiturbercolare, progettato da Ignazio Gardella e il Palazzo delle Poste e dei Telegrafi, progettato dall'architetto Franco Petrucci e decorato dai mosaici di Gino Severini.

    Nel corso della seconda guerra mondiale, la città subì ripetuti e pesanti bombardamenti aerei e la sua Sinagoga fu saccheggiata e parzialmente distrutta dai fascisti nel dicembre del 1943. Nel dopoguerra Alessandria seguì le sorti del Nord-Italia, conoscendo inizialmente quello sviluppo e quella forma di benessere che si diffuse nel Settentrione nel corso degli anni sessanta con il boom economico, conoscendo anche l'immigrazione della gente proveniente dalle regioni del Sud e arrivando a superare i 100.000 abitanti nel 1970.

    Successivamente, quando gli effetti del boom economico rientrarono, Alessandria conobbe un calo demografico. La città venne anche scossa dai fatti di cronaca a sfondo politico che insanguinarono l'Italia degli anni settanta: il 9 e il 10 maggio 1974, una rivolta interna al carcere si risolse tragicamente, con 7 persone morte e 14 ferite: quest'episodio fu ricordato come la "Strage di Alessandria". Inoltre, fu in una cascina nei pressi della città piemontese che si tennero le prime riunioni del gruppo delle Brigate Rosse ed ebbe luogo il sequestro Gancia.

    Il 6 novembre 1994 Alessandria fu pesantemente colpita da una grave alluvione che la investì per buona parte sommergendo ampie zone residenziali (specialmente i quartieri Orti, Rovereto, Borgoglio, Borgo Cittadella, Astuti e San Michele) e varie frazioni. L'alluvione, che fu causata dallo straripamento del fiume Tanaro, provocò anche la morte di undici persone oltre a danni ingentissimi sia alle abitazioni private che alla struttura economica cittadina. Nel 1998 diventò sede, assieme a Novara e Vercelli, dell'Università degli studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro".


    Monumenti e luoghi d'interesse

    Il centro della città è caratterizzato dalla vastità di piazza della Libertà, anticamente Platea Maior. La piazza d'armi voluta da Napoleone fu ottenuta mediante la demolizione, avvenuta nel 1803, dell'antica cattedrale del XIII secolo opera dell'architetto Ruffino Bottino. Agli inizi degli anni 2000 sono stati portati alla luce i resti delle fondamenta per studi di approfondimento e poi ricoperti. Al centro di essa sorge la statua di Urbano Rattazzi, opera di Ferruccio Pozzato, che sostituisce la fusione più antica di Giulio Monteverde, demolita per ricavarne metallo nel 1943, durante la seconda guerra mondiale.

    Architetture civili

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    Palazzo del municipio

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    Palazzo Ghilini

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    Palazzo Cuttica di Cassine
    • Palatium Vetus. Il palazzo, nella centrale piazza della Libertà, venne costruito intorno al 1170. Ha avuto funzione di Broletto, nei secoli XIII e XIV, quindi centro della vita politica, amministrativa e giudiziaria del comune medioevale. Dopo molte vicissitudini nel 1856 il Comune di Alessandria lo cede allo Stato che ci sistema il corpo di guardia del Comando di Divisione. Fino al 1995 l'edificio ha ospitato il Presidio e il Distretto Militare e, dal 2012, è sede della Fondazione cassa di risparmio di Alessandria che ne ha completamente finanziato il restauro.
    • Palazzo del Municipio o Palazzo Rosso (dal colore della facciata). Eretto nel XVIII secolo è dotato di un particolare orologio a tre quadranti (da notare sulla sommità il galletto sottratto dagli alessandrini ai casalesi nel 1225); distrutto dai bombardamenti di guerra nel 1944 l'edificio che si presenta attualmente è il risultato di un successivo intervento di ricostruzione.
    • Palazzo Ghilini, oggi sede dell'Amministrazione Provinciale e della Prefettura, progettato da Benedetto Alfieri nel 1733, di pregevoli forme barocche, considerato il più bello e monumentale della città.
    • Palazzo Cuttica di Cassine. Futura sede del Museo Civico e già sede del Conservatorio Statale di Musica "Antonio Vivaldi" e precedentemente del liceo musicale.
    • Palazzo Guasco. Situato nell'omonima via Guasco la sua storia risale ai primi secoli dalla fondazione della città. L'attuale conformazione è del secolo XVIII. L'ala destra del palazzo è, oggi, sede di alcune sezioni dell'Amministrazione Provinciale: la Direzione Economia e Sviluppo della Provincia di Alessandria (che comprende l'Assessorato alla Cultura e l'Assessorato al Turismo), la Biblioteca Provinciale di Editoria locale, l'Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea e la Galleria d'Arte Moderna. In attesa di restauro di alcuni saloni del palazzo che conservano la struttura architettonica settecentesca. L'ala sinistra del palazzo, invece, è tuttora proprietà privata. Degno di nota il piccolo teatro, non aperto al pubblico, presente all'interno dell'ala privata.
    • Palazzo dal Pozzo. Situato in piazzetta Santa Lucia, risalente al XVIII secolo di stile prettamente barocco. È stato sede della Società del Casino dal 1862 al 1868, per alcuni decenni dell'Archivio Notarile e dal 1962 al 1982 nuovamente della Società del Casino.
    • Arco di trionfo. Situato al termine di via Dante fu eretto nel 1768 a ricordo della visita di Vittorio Amedeo III e di Maria Antonia di Spagna. È un raro esempio di arco settecentesco.
    • Palazzo Prati di Rovagnasco. Costruito verso la metà del Settecento per volontà del marchese Carlo Giacinto Prati, l'edificio attuale è stato ristrutturato e in parte alterato dopo la Seconda Guerra Mondiale ed è distribuito su tre piani che si snodano con una pianta ad U intorno a un cortile centrale: un corpo principale che si affaccia su via XXIV maggio e da due ali laterali lungo le vie Giuseppe Verdi e San Giacomo della Vittoria. I tipici elementi decorativi dello stile barocco sono ridotti secondo un gusto ormai orientato come in edifici coevi verso forme di austerità classicheggiante, tanto che il palazzo può essere considerato la più severa fra le dimore signorili del Settecento alessandrino.
    • Villa Guerci.
    • Ponte Cittadella. Il ponte detto appunto "Cittadella" è, per la sua storia e la sua importanza strategica, il principale ponte di Alessandria che unisce le due sponde cittadine del fiume Tanaro. Nell'agosto del 2009 è stato demolito il terzo ponte della storia della città dalla sua fondazione inaugurato nel 1891[9]. Il ponte del 1891 rimpiazzò un più antico ponte in pietra coperto, inaugurato nel 1455 che a sua volta sostituì un originario ponte in legno. Il Comune di Alessandria incaricò nel 1996 l'architetto Richard Meier di progettare un nuovo ponte a campata unica che sarà consegnato entro la fine del 2014.
    Dispensario antitubercolare e Laboratorio provinciale di igiene e profilassi. Opere di Ignazio Gardella, realizzate tra il 1934 e il 1939, sono considerate capolavori dell'architettura del Razionalismo italiano.
    • Palazzo delle Poste. Edificato tra il (1939 e il 1941) di stile schiettamente razionalista è decorato con un bel mosaico lungo 38 metri di Gino Severini sulla facciata.
    • Casa Borsalino. Opera dell'architetto Ignazio Gardella progettata tra il 1949 e il 1951 e realizzata nel 1952.


    Architetture religiose
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    Chiesa del Carmine

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    Chiesa dei santi Barnaba e Rocco

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    Chiesa di san Giovannino,
    sede della venranda
    confraternita del ss. Crocifisso.

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    Chiesa di san Giuseppe

    • Chiesa Cattedrale. Quasi adiacente a piazza della Libertà è la piccola ed elegante piazza del Duomo, con la nuova cattedrale neoclassica del (1810-1849) che conserva al suo interno la statua lignea della Madonna della Salve; sul lato sinistro della facciata spicca Gagliaudo che regge una formaggetta lodigiana, scultura romanica raffigurante l'eroe alessandrino che secondo la leggenda si distinse nel corso dell'assedio del Barbarossa. Da notare sul fianco destro della Cattedrale l'altissimo e imponente campanile di gusto eclettico, costruito a più riprese fra l'ultimo decennio dell'Ottocento e il 1922; con i suoi 106 metri di altezza è il terzo più alto d'Italia dopo il Campanile di Mortegliano e il Torrazzo di Cremona. Il campanile contiene un concerto di 5 campane in do3 maggiore.
    • Santa Maria di Castello. La più antica della città (XV secolo), situata presso l'antico borgo Rovereto e che fonde nella sua struttura stili di epoche diverse, come quello tardo - romanico della costruzione con il portale rinascimentale e, al suo interno, diverse opere di epoche successive (il crocefisso, l'altare, la fonte battesimale, la sacrestia); inoltre nei sotterranei, da qualche tempo riaperti al pubblico, si possono osservare i resti di due precedenti chiese. Nonostante una fase di decadenza, negli ultimi anni sono stati notevoli i lavori di ristrutturazione e consolidamento statico (contributi Regione Piemonte, arch. Piero Teseo Sassi)
    • Chiesa di San Gaudenzio martire, chiesa cattolica di Rito greco-bizantino costruita nel 1994 per le comunità romena, moldava, serba, montenegrina, greca, bulgara e per la minoranza serba della Croazia
    • Chiesa della Beata Vergine Assunta
    • Chiesa della Beata Vergine Maria delle Grazie
    • Chiesa di San Giovanni Evangelista
    • Chiesa del Cimitero urbano
    • Chiesa di Maria Santissima della Misericordia
    • Chiesa di Nostra Signora del Carmine
    • Chiesa di Nostra Signora del Monserrato
    • Chiesa di san Giovannino
    • Chiesa di san Giuseppe
    • Chiesa di san Lorenzo
    • Chiesa di san Rocco
    • Chiesa di santa Lucia
    • Chiesa di santo Stefano
    • Chiesa dei santi Alessandro e Carlo
    • Chiesa dei santi Antonio e Biagio
    • Chiesa dei santi Sebastiano e Dalmazzo
    • Santuario Beata Vergine Maria di Loreto
    • Santuario Nostra Signora di Lourdes
    • Santuario del Sacro Cuore
    • Santuario di san Giacomo
    • Ex complesso monumentale di san Francesco
    • Sinagoga di Alessandria


    Architetture militari
    • Cittadella Militare. Sorge sulla sponda sinistra del fiume Tanaro. È un'imponente costruzione militare innalzata su progetto di Ignazio Bertola, una delle principali al mondo per importanza. La costruzione, voluta da Vittorio Amedeo II di Savoia nel XVIII secolo, comportò l'evacuazione e la demolizione dell'intero quartiere di Borgoglio. Di proprietà dell'Agenzia del Demanio, è oggi visitabile grazie alle guide preparate dal FAI: è a pianta stellare, con sei bastioni attorniati da fossati. Di notevole interesse architettonico-militare i quartieri militari con gli edifici settecenteschi e ottocenteschi.
    • Caserma Valfré di Bonzo.
    • Forte Bormida.
    • Forte Ferrovia.
    • Forte Acqui.


    Alberi monumentali

    • Platano di Napoleone. Lungo la ex statale n. 10 che collega Alessandria a Spinetta Marengo svetta il cosiddetto Platano di Napoleone, uno dei più grandi alberi monumentali d'Italia. La leggenda vuole che sia stato messo a dimora nel 1800 a seguito della vittoria sugli austriaci alla battaglia di Marengo. Il Platano, della specie Platanus occidentalis, è alto quaranta metri e ha una circonferenza alla base del tronco di quasi otto metri. Sembra che fino agli inizi del XX secolo fossero rimasti ancora cinque esemplari superstiti di un viale completo che dalle porte di Alessandria giungeva sino a Marengo. Qui di seguito le coordinate del platano: +44° 54' 28.17", +8° 38' 23.70".
  8. .

    Varese

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    - Info -

    Varese (IPA: [vaˈreze], Varés in dialetto varesotto) è un comune italiano di 80.802 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Lombardia. È l'ottavo comune della regione per popolazione, e secondo dell'omonima provincia, dopo Busto Arsizio.
    Il caratteristico appellativo di Città giardino deriva dai numerosi parchi e giardini che si trovano nell'ambito del comune, in gran parte pertinenze di ville ivi edificate tra il XVIII secolo e l'inizio del XX secolo, prima da famiglie di nobili e più recentemente da industriali e rappresentanti dell'alta borghesia, originari soprattutto di Milano. Varese fa parte della Regione Agraria n° 4 - Colline di Varese, del Parco Regionale Campo dei Fiori, e della Rete delle Città Strategiche (RECS).
    Gli abitanti della città sono chiamati Varesini, mentre gli abitanti dell'hinterland sono detti Varesotti. Analogamente buona parte del territorio della provincia oltre i confini della città viene chiamato Varesotto.


    Orografia

    La città di Varese si trova in una posizione caratteristica, ai piedi del Sacro Monte di Varese che fa parte del Campo dei Fiori ed è sede di un osservatorio astronomico, nonché del Centro Geofisico Prealpino. La frazione che occupa la parte mediana della montagna prende il nome di Santa Maria del Monte in ragione del santuario medioevale, a cui si giunge tramite il viale delle cappelle del Sacro Monte. A segnare il margine più basso della città l'omonimo lago che la lambisce a livello di alcune frazioni. Varese è adagiata su sette colli: il Colle di San Pedrino (il quartiere di Bosto) (402 m), il Colle di Giubiano (407 m), il Colle Campigli (453 m), il Colle di Sant'Albino (l'altura di fronte a Bosto a fianco di viale Europa)(406 m), il Colle di Biumo Superiore (439 m), Colle di Montalbano (Villa Mirabello) (411 m) e il Colle dei Miogni (492 m). Il territorio del comune risulta quindi essere compreso tra i 238 e i 1.150 m s.l.m. L'escursione altimetrica complessiva risulta essere pari a 912 metri. La casa comunale si trova a 382 m s.l.m.

    Idrografia

    Il territorio di Varese è bagnato da numerosi corsi d'acqua, ed è interessato dal lago di Varese. Nella frazione Rasa di Varese, il fiume Olona ha tre delle sue sorgenti, sempre in questa frazione l'Olona riceve le acque dei torrenti Legnone, Des e Sesnivi (o Valle del Forno). Più a valle, in località Bregazzana confluiscono nell'Olona anche i torrenti Braschè, Pissabò, Boscaccia e Grassi. A nord est, lambisce Varese il ramo sorgentizio orientale dell'Olona che scorre in Valganna; al confine tra Varese ed Induno Olona, confluisce nel fiume il torrente Pedana della Madonna. Sotto Santa Maria del Monte sgorga quello che può considerarsi come il corso d'acqua di Varese, il torrente Vellone. Dopo aver bagnato il rione di Velate, attraversa coperto la città, per poi sfociare nell'Olona in località Belforte.
    A nord della frazione Rasa, nasce invece il torrente Buragona, alimentato dall'affluente Valgallina, tributario del lago di Brinzio. All'estremo nord del territorio varesino, in cresta al Campo dei Fiori, nascono l'Intrino ed il Riazzo, che bagnano l'abitato di Brinzio. Dalla zona montuosa di Varese nascono alcuni torrenti che confluiscono nel Lago di Varese, in particolare il Val Luna e il Rio di Casciago. A sud di Varese scorre la Roggia Nuova che confluisce nel lago presso Capolago. A Bizzozero nasce il torrente Selvagna, che confluisce nell'Olona presso Castiglione Olona. In località Torre San Quirico, quasi al confine con Gazzada Schianno, nasce il torrente Arno o Arnetta, uno dei principali corsi d'acqua del Basso Varesotto e dell'Altomilanese. Da sottolineare anche che Varese è chiamata "La terra dei laghi" per i 7 bacini che la bagnano (lago di Varese, lago Maggiore, lago di Comabbio, lago di Monate, lago di Lugano, lago di Ghirla, lago di Ganna). Nelle vicinanze della provincia troviamo anche il lago di Como.


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    Il lago di Varese al tramonto con il massiccio del monte Campo dei Fiori sullo sfondo.

    Clima

    L'inverno varesino risente poco dell'influenza mitigatrice del Lago Maggiore e degli altri laghi minori della provincia. Le temperature minime tardo-autunnali ed invernali scendono frequentemente, pur di pochi gradi, sotto lo zero. Sono proprio le temperature notturne basse, a creare un clima differente alle aree a sud di questa città. Come nelle altre città prealpine lombarde, la nebbia è un fenomeno poco frequente. Dati termici alla mano, Varese è mediamente più fresca rispetto ad altri capoluoghi lombardi delle Prealpi, in special modo nel periodo invernale. La piovosità di Varese è tra le più alte d'Italia, con oltre 1500 mm di media all'anno. In inverno la neve cade, negli ultimi anni, abbastanza frequentemente, specie in gennaio. La media niveometrica della città è di oltre 50 cm annui.

    Storia

    Le origini del nome

    Il documento più antico che riporta il nome di Varese è una pergamena datata 8 giugno 922 conservata presso l'Archivio di Stato di Milano.
    Il toponimo Varese sembra derivare dal celtico Vara (acqua), connesso alla vicinanza dell'omonimo lago. E il nome sarebbe venuto al luogo, non tanto per la presenza del torrente Vellone, ma dall'essere un tempo il fondovalle, dove sorge il borgo, acquitrinoso per le acque defluenti dai colli circostanti. Una volta la falda si trovava infatti pochi metri sotto il suolo, e in tempo di piogge insistenti le cantine si riempivano d'acqua e nelle piazze, anche per il terreno argilloso, le pozzanghere stagnavano a lungo.
    E' ipotizzata anche la derivazione dai nomi gentilizi romani Varia, Varius, nonché dal pretore Publio Quintilio Varo. Non è esclusa neppure l'origine da Vallexitum o Vallesium da cui Varisium per la mutazione della l in r comune da lontani tempi nella parlata della zona (se ne hanno tracce dal XII secolo) e ciò per essere la località allo sbocco delle valli. La vicinanza dei numerosi boschi fa propendere anche per il termine virens, equivalente appunto a verdeggiante.


    Antichità

    Le prime tracce di un insediamento abitativo ritrovate sul territorio risalgono alla preistoria, infatti i numerosi reperti esposti nel museo di Villa Mirabello e i ritrovamenti di insediamenti palafitticoli sull'isolino Virginia dimostrano che il territorio era abitato già nel 3000 a.C. Su questo isolotto al largo di Biandronno nel 1863 l'abate Stoppani con due archeologi svizzeri rinvennero infatti dei resti palafitticoli. Successive ricerche portarono al ritrovamento sul lago di un'altra decina di insediamenti sparsi tra gli attuali comuni di Bardello, Cazzago Brabbia e Bodio Lomnago, datati tra il neolitico inferiore e la prima età del ferro. Tuttavia non si hanno notizie precise del borgo fino allo sviluppo della cultura di Golasecca, estesa a tutta l'area lombarda-piemontese, e la cui evoluzione sarebbe continuata ben oltre la fondazione dell'Impero Romano. Le importanti vie di comunicazione utilizzate soprattutto da mercanti e militari che collegavano Milano con l'attuale Svizzera attraverso la Valganna, Ponte Tresa e il Canton Ticino, avrebbero presto accentuato l'importanza di Varese come luogo di transito.

    Medioevo

    Nell'Alto Medioevo Varese partecipò alle vicende storiche del Seprio e alle lotte intestine tra Como e Milano, i cui rapporti risalivano al 1045 con l'elezione ad arcivescovo del varesino Guido da Velate e all'alleanza che avrebbe determinato la sconfitta di Federico Barbarossa nel 1176. Con al caduta di Castelseprio nel 1287 e l'ascesa dei Visconti il legame di Varese con Milano diventò ancora più stretto e duraturo. Investita nell'XI secolo dalla costruzione di numerosi presìdi difensivi - ancora oggi in parte esistenti - destinati a controllare l'accesso in Pianura Padana da settentrione, nel corso del Trecento Varese si dotò dei primi statuti che avrebbero regolato la vita cittadina, fondata su una sostanziale e privilegiata autonomia di governo che durò, tranne rare eccezioni, fino alla seconda metà del Settecento. Dopo i disordini scoppiati con la morte di Gian Galeazzo Visconti, nel 1407 il condottiero Facino Cane, conte di Biandrate si proclamò signore di Varese, usurpando quei privilegi che sarebbero stati restituiti al borgo tre anni dopo da Giovanni Maria Visconti. Il successivo periodo sforzesco assicurò a Varese un certo sviluppo economico, con il potenziamento del locale mercato, scelto come sede di un'importante fiera per la vendita di cavalli provenienti da oltralpe. Con la successiva invasione di mercenari svizzeri, l'inizio della dominazione spagnola e lo scoppio di numerose epidemie, la località scivolò in un'epoca di decadenza, da cui si sarebbe ripresa solo con il passaggio al nuovo secolo.

    Età moderna

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    Giovanni Ambrogio Figino
    (1548-1608),
    Ritratto di
    San Carlo Borromeo
    Museo diocesano
    di Milano

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    Francesco III d'Este
    (1698-1780)
    L'avvento di Carlo Borromeo ad arcivescovo di Milano segnò per Varese un'importante stagione di rinnovamento politico e culturale. La sua visita nel 1567 contribuì infatti a modificarne l'istituzione ecclesiastica, dando nuovo vigore al monastero di Santa Maria del Monte, che da lì a poco avrebbe visto aprirsi una delle più importanti imprese artistiche della Lombardia. La fabbrica, che prevedeva la realizzazione di una via Sacra per raggiungere il santuario, ebbe inizio quando Padre Giovanni Battista Aguggiari riuscì a raccogliere la somma di 1 milione di lire imperiali, coinvolgendo anche alcune nobili famiglie milanesi. In precedenza l'unico accesso al Santuario seguiva l'impervio sentiero che ancor oggi collega il rione di Velate al Sacro Monte e al Campo dei Fiori, passando da un luogo, il Monte San Francesco in Pertica, che per secoli aveva ospitato una torre di avvistamento romana prima e una delle più antiche comunità francescane poi. Fu probabilmente il Borromeo a decretare il definitivo declino del luogo e il drastico cambiamento di rotta a favore di una comunità monastica femminile legata alle più importanti famiglie nobiliari dell'epoca[5]. La realizzazione dell'opera, iniziata nel 1604 e conclusa nella forma attuale nel 1698, vide la partecipazione di celebri artisti quali il Morazzone e il Cerano sotto la direzione iniziale dell'architetto Giuseppe Bernascone. L'impresa, che trasformò Varese in un autentico baluardo del cattolicesimo contro la minaccia protestante, venne condotta attraverso le crisi epidemiche d'inizio Seicento, la più grave delle quali - registrata nel 1628 - procurò forti carestie e numerosi decessi per peste. Nella seconda metà del secolo la situazione politica si stabilizzò e, nel Settecento, furono anche fissati i confini con la Svizzera (Congresso di Varese, 1752), che anticiparono la riforma dell'amministrazione comunale appena cinque anni dopo quando, abolite tutte le frazioni, il governo municipale fu affidato in forma oligarchica al convocato generale di tutti i benestanti con più di 3000 lire di patrimonio, che eleggeva una propria deputazione permanente e una giunta di reggenza, oltre a varie magistrature specifiche quali il cancelliere, il sindaco e il bidello, il tutto sottoposto all'autorità suprema del podestà di nomina regia. Nel 1765 Maria Teresa concesse Varese in feudo personale a Francesco III d'Este, Duca di Modena e Signore di Varese. Fu quello un periodo particolarmente felice e prospero, anche dal punto di vista culturale. Sorsero nuovi conventi, alcuni grandiosi come quello dei Cappuccini e dei Carmelitani Scalzi, delle Monache di Sant'Antonino; nuove confraternite costituirono i loro oratori e maturò quel "periodo d'oro" della villeggiatura varesina, sviluppatosi soprattutto nell'Ottocento e fino alla prima guerra mondiale. Salito al trono l'Imperatore Giuseppe II, Varese divenne residenza di un Intendente e designata capoluogo di una delle sei provincie in cui era stata suddivisa la Lombardia nel 1786: con l'elevazione del borgo a capoluogo dell'omonima provincia il territorio comprendeva anche il circondario di Gallarate. Nel 1797 la città divenne capoluogo dell'effimero dipartimento del Verbano, per poi essere inclusa nel dipartimento d'Olona e nel 1801 ridotta a Viceprefettura del dipartimento del Lario con capoluogo Como. Il governo di Napoleone decretò la prima espansione del territorio comunale, deliberando nel 1809 l'annessione di Bobbiate e Capolago, e nel 1812 quelle di Lissago, Masnago e Induno.

    Età contemporanea

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    Karl von Urban Kriehuber
    (1802-1877)

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    Calogero Marrone
    (1889-1945)
    Tramontata la potenza napoleonica e ripristinato l'Ancien régime dopo gli sconvolgimenti francesi, nel 1816 il ridimensionato borgo fu elevato al rango di città - con le sue prerogative politiche e amministrative, compresa l'elezione del primo Consiglio comunale - dall'imperatore Ferdinando I d'Austria, che ne confermò tuttavia l'appartenenza alla Provincia di Como, nuovo nome del previgente Dipartimento del Lario.

    Prima della definitiva cacciata degli Austriaci con la vittoriosa battaglia di Magenta del 4 giugno 1859, Varese visse il suo momento di gloria il 26 maggio 1859, in cui Garibaldi e i garibaldini prevalsero sulle truppe del generale Karl von Urban. L'Unità nazionale costituì per la città il trampolino di lancio del suo sviluppo economico e sociale che, protrattosi fino alla prima guerra mondiale, avrebbe investito l'industria cartiera, conciaria, calzaturiera, meccanica ed aeronautica. Una tale diffusa crescita determinò non solo un notevole benessere tra la popolazione, ma anche un ordinato sviluppo urbanistico, che valse a Varese il titolo di città giardino. La realizzazione di almeno un centinaio di grandi ville con parco, cui si aggiunsero lussuosi alberghi in stile liberty - progettati tra gli altri dall'architetto milanese Giuseppe Sommaruga - accentuarono l'interesse turistico di Varese nei primi anni del Novecento.
    Con l'avvento al governo d'Italia del partito fascista, nel 1927 Mussolini elevò Varese a capoluogo del nuovo ente provinciale, scindendo così il legame con la città di Como. Poco dopo il territorio comunale venne ampliato con l'aggregazione dei comuni limitrofi di Bizzozero, Bobbiate, Capolago, Induno Olona, Lissago, Masnago, Sant'Ambrogio Olona, Santa Maria del Monte e Velate
    Varese e il suo territorio furono oggetto di importanti e significative azioni partigiane, in particolare negli anni della Repubblica Sociale Italiana, allorché la città e il suo territorio caddero in mano alle rinate truppe nazifasciste. La fallita, ma pur importante azione partigiana del gruppo "Regio Esercito Italiano-Gruppo 5 giornate" del colonnello dei bersaglieri Carlo Croce, segnò l'inizio di una rapida quanto brutale repressione contro antifascisti, disertori ed ebrei. Questi ultimi, affluendo dai principali centri d'Italia, diretti in Svizzera - quando non catturati in territorio italiano o vittime di ingiustificati respingimenti - beneficiarono talvolta di aiuti dalle popolazioni locali. Un ruolo decisivo per la loro salvezza lo giocò a Varese Calogero Marrone, capo ufficio anagrafe del comune, oggi giusto fra le nazioni che, mettendo a rischio la propria vita, falsificò decine di documenti, permettendo così una più agevole via di fuga per molti di loro.
    Al termine della Seconda guerra mondiale la città e il suo territorio, dal quale nel 1950 fu staccato Induno Olona, andarono progressivamente espandendosi, sulla spinta di quello sviluppo economico-sociale che, causa di importanti e controverse trasformazioni urbanistiche già negli anni Trenta - come la creazione della centrale Piazza Monte Grappa su progetto di Vittorio Ballio Morpurgo - determinò una forte crescita industriale accompagnata da un parallelo incremento demografico.



    Monumenti e luoghi d'interesse

    Architetture religiose

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    Basilica di San Vittore a Varese

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    Interno della Basilica
    di San Vittore

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    La chiesa della
    Madonnina in prato

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    Il Sacro Monte dall'arco
    di Sant'Ambrogio
    I monumenti di Varese sono costituiti da un ricco patrimonio storico-artistico, di cui quelli più antichi sono conservati nell'antico borgo.
    • Di particolare rilevanza è infatti la Basilica Collegiata di San Vittore, edificata tra XVI e XVII secolo su struttura trecentesca: il presbiterio fu eretto nel 1542 e il corpo della chiesa su progetto di Pellegrino Pellegrini nel 1580.
    A fianco della Basilica sorge l'antico battistero di San Giovanni Battista, eretto tra XII e XIII secolo. All'interno sono presenti testimonianze del preesistente edificio esagonale risalente all'VIII-IX secolo. Al centro, sopra la vasca battesimale del VII-VIII secolo, è la fonte ottagonale monolitica scolpita da un maestro campionese attivo tra il tra Duecento e Trecento. Sull'altare una Madonna in trono e santi di maestro vercellese del XVI secolo.
    • Tra le altre chiese sparse in città sono da ricordare quella di San Martino, parte di un ex convento benedettino con affreschi di Francesco Maria Bianchi (1689-1757) e Pietro Magatti (1687-1765);
    la chiesa di Sant'Antonio alla Motta, trasformazione di un edificio tardoquattrocentesco realizzata nel 1606-1614 da Giuseppe Bernascone (1565-1627) con interventi interni di Giuseppe Baroffio e opere di Giovanni Battista Ronchelli.
    A ridosso della centrale piazza Monte Grappa sorge invece la chiesa di San Giuseppe, edificata come oratorio nel corso del 1504. L'interno è arricchito da preziosi affreschi seicenteschi di Giovan Battista Del Sole, Melchiorre Gherardini e Giovanni Battista Ronchelli, autore degli affreschi sulla parete del coro. La tela nella parete centrale, risalente alla prima metà del Seicento, è attribuita invece a Giulio Cesare Procaccini.
    • A poca distanza dal centro storico, in località Biumo Inferiore, sorge il santuario mariano della "Madonnina in prato", le cui prime notizie risalgono al 1574, in occasione di una visita pastorale nel borgo di San Carlo Borromeo. All'interno dell'edificio è conservato un pregevole affresco d'inizio Quattrocento, forse parte di un'edicola votiva, raffigurante la Vergine in trono con Bambino e numerosi affreschi di Antonio Busca risalenti al 1667. La facciata della chiesa fu eseguita invece tra il 1678 e il 1686 in pietra arenaria di Viggiù.
    • Sono da ricordare inoltre la chiesa di San Giorgio in località Biumo Superiore per alcuni affreschi del XIV-XV secolo e una "Adorazione con Bambino" di Pietro Magatti;
    • la chiesa di Santo Stefano a Bizzozero, pregevole esempio di romanico lombardo del X-XI secolo, epoca cui risale anche
    • l'oratorio della Schirannetta a Casbeno e la chiesa di San Cassiano in località Avigno, quest'ultima caratterizzata da un affresco trecentesco su una parete esterna.
    • Degna di nota è infine la chiesa di Sant'Imerio - un tempo dedicata a San Michele Arcangelo - nel quartiere di Bosto, edificio risalente all'XI secolo con affreschi quattrocenteschi e un sarcofago in pietra scolpito dei secoli XI-XII.


    Il Sacro Monte
    Di particolare interesse storico-artistico è il Sacro Monte di Varese o "Fabbrica del Rosario", importante complesso concepito nel tardo Cinquecento da Giovanni Battista Aguggiari come sistemazione del preesistente percorso pedonale per il santuario di Santa Maria del Monte. Si tratta di una via sacra di circa due chilometri fiancheggiata da 14 cappelle votive che ripercorrono i misteri del Rosario. Realizzate a partire dal 1604 da Giuseppe Bernascone, dal 2003 il complesso è stato inserito con gli altri nove sacri monti di Piemonte e Lombardia nella lista UNESCO del patrimonio dell'umanità. Le cappelle, come i Misteri del Rosario, sono divise in gruppi di cinque, separati tra loro da archi trionfali e da fontane per il ristoro dei pellegrini. Le cappelle sono quattordici, una in meno dei Misteri del Rosario, poiché il santuario – meta del percorso – assume la funzione di quindicesima ed ultima cappella, grazie alla costruzione avvenuta in quegli anni, di un nuovo altare in marmo dedicato alla Incoronazione della Vergine, che racchiude una trecentesca statua lignea, icona oggetto di speciale venerazione. Il percorso devozionale si conclude ad oltre 800 metri di altezza nell'abitato di Santa Maria del Monte. Qui spicca il santuario, sorto su una chiesetta di remote origini e realizzato dal 1472 su disegno di Bartolomeo Gadio. Il prezioso interno dell'edificio conserva affreschi di Giovan Mauro della Rovere e Antonio Busca. La chiesa, meta del pellegrinaggio, risale al Medioevo e conserva, sotto il presbiterio, una cripta romanica databile intorno all'XI secolo. L'interno è d'impianto barocco, e le navate sono opera di Giovanni Battista della Rovere, del comasco Giovanni Paolo Ghianda, nonché dei fratelli Giovanni Battista e Giovanni Francesco Lampugnani, questi ultimi autori di alcuni affreschi alla XII cappella e nella chiesa dell'Immacolata Concezione, posta a inizio della via Sacra. Oltre al campanile del santuario, ideato da Giuseppe Bernascone nel 1599, rilevante è la fontana del Mosè, costruita per rendere esecutiva una deliberazione assunta dall'Amministrazione del Santuario nel 1803. Posta al termine del percorso devozionale, la fontana - ideata dall'architetto Francesco Maria Argenti di Viggiù e dallo scultore ravennate Gaetano Monti - è formata da un prospetto neoclassico impostato su un alto basamento a bugne regolari. Terminata nel 1834 non fu mai completata mancando due statue in posizione seduta ai lati del piedistallo e quattro sulla balaustra in corrispondenza delle colonne. Il monumento ha alla base una vasca che riceve acqua sorgiva da una testa leonina. Dal 2010 si svolge la rassegna "Tra Sacro e Sacro Monte", festival teatrale voluto dalla fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese

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    Il territorio di Varese dalla via Sacra

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    Sondrio

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    - Info -

    Sondrio (Sundri in dialetto sondriese, Sünders in tedesco) è un comune italiano di 22.043 abitanti, capoluogo di provincia lombardo.Sondrio è designata Città alpina dell'anno 2007.

    Geografia fisica

    Territorio

    Con un territorio comunale di 20 km² circa è il meno esteso fra i 117 capoluoghi di provincia italiani. Sorge nella media Valtellina alla confluenza del torrente Mallero con l'Adda, alle porte della Valmalenco, sotto il massiccio della Corna Mara. La città è il centro principale della zona.Il clima della città, come il resto del fondovalle, è continentale, con inverni freddi ed estati mitigate.

    Storia

    Origini

    La città di Sondrio ebbe origini longobarde, anche se nel suo territorio sono state ritrovate testimonianze preistoriche e dell'età romana. Il suo nome più antico è Sondrium che significa "terreno fatto lavorare direttamente dal padrone".Come tutta la Valtellina, in epoca romana, il territorio di Sondrio appartenne al municipio di Como.
    Durante le invasioni barbariche e anche successivamente fu luogo di rifugio per i fuggiaschi, soprattutto dalla Val Padana, i quali portarono nuove conoscenze tecniche più perfezionate per la coltivazione della terra e per la lavorazione del legno, della lana, delle pietre e dei metalli. Ben presto sorse un castello dal quale un feudatario, in nome del vescovo di Como, dominava su tutta la pieve, che comprendeva quasi tutta la Valmalenco ed alcune terre vicine anche oltre l'Adda.


    Medioevo

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    Il Castel Masegra
    Nel 1040 Enrico III di Franconia concesse la pieve sondriese alla famiglia dei Capitanei originaria di Vizzola e in questo periodo vennero costruiti il castello di S. Giorgio (ora monastero di S. Lorenzo) e il castel Masegra, che nel 1436 passò alla famiglia Beccaria e in seguito a quella grigiona dei Salis.
    Nel periodo delle lotte tra i comaschi Vitani (di parte guelfa) e i Rusca o Rusconi (ghibellini), Sondrio che era favorevole ai Vitani fu devastata nel 1309.
    Temendo le ire di Franchino Rusca, divenuto arbitro di Como, i sondriesi cinsero il borgo dapprima con una palizzata nel 1318 e poi nel 1325 con vere e proprie mura.
    Nel 1335 Sondrio cadde insieme a Como e a tutta la Valtellina nelle mani dei Visconti e nel 1450 si sottomise agli Sforza.


    Cinquecento e Seicento

    Nel 1512, dopo un decennio di dominio francese, la Valtellina divenne suddita dei Grigioni, i quali spostarono la sede del governo da Tresivio a Sondrio.
    Nel 1620 la sanguinosa rivolta contro i Grigioni, scoppiata a Tirano e a Teglio il 20 luglio, si estese poi a Sondrio, riuscendo a cacciare i dominatori grazie anche all'aiuto degli spagnoli. Nel giugno del 1623 agli spagnoli subentrò un presidio pontificio quando papa Gregorio XV si intromise per trovare una soluzione di compromesso al contrasto scoppiato tra Francia e Spagna per il controllo del "corridoio valtellinese". Fallito il tentativo di mediazione, la Lega d'Avignone, promossa da Parigi e da Venezia, tentò di recuperare con le armi la Valtellina agli alleati Grigioni.
    Nel novembre del 1624 l'armata dei Collegati conquistò Tirano e nel gennaio si impossessò anche del castello di Sondrio. Due anni dopo calarono anche in Valtellina i lanzichenecchi imperiali diretti a Mantova, seguita poi dalla rovinosa peste che ridusse la popolazione del capoluogo ad un terzo.
    Tra il 1635 e il 1637 il duca di Rohan si rese padrone della valle a seguito di quattro vittorie sugli spagnoli. Il 3 settembre 1639 il Capitolato di Milano decretò il ritorno della dominazione grigiona.
    Durante questo secolo sorsero il convento dei Cappuccini, la chiesa del Suffragio e quella dell'Angelo Custode e alcune case del borgo furono rifatte.


    Settecento e Ottocento

    Il XVIII secolo fu piuttosto gravoso perché si dovette sopportare a numerose spese, come quelle per i danni causate dalle numerose alluvioni e quelle per l'erezione della Collegiata e del campanile.
    Il 19 giugno 1797 il Consiglio generale di Valle decise di staccarsi dai Grigioni e di chiedere al Bonaparte di potersi unire alla Repubblica Cisalpina. Il 22 giugno dello stesso anno ci fu l'annessione ufficiale, e il borgo divenne il capoluogo del Dipartimento dell'Adda e Oglio e successivamente al termine della dominazione austriaca (giugno 1800) divenne sede di una viceprefettura del Dipartimento del Lario.
    Col passaggio alla dominazione austriaca, avvenuta nel 1814, Sondrio fu messa a capo dell'omonima provincia e il 31 ottobre 1839, a seguito del decreto dell'imperatore Ferdinando I, il borgo salì al rango di città regia. Durante questo periodo vi assistette ad un notevole aumento demografico, che portò ad uno sviluppo dell'abitato, soprattutto verso sud, con il quale sorse l'attuale piazza Garibaldi.
    Nel 1838 iniziò la sua attività nel capoluogo la Cariplo, nel 1864 venne fondata la Società Operaia Maschile, seguita poi da quella femminile, e nel 1861 comparve il primo giornale provinciale, "La Valtellina". Nel 1870 venne fondata la Società Enologica Valtellinese e nel 1871 la Banca Popolare di Sondrio.
    Importante avvenimento del secolo fu l'inaugurazione del tratto di ferrovia Colico-Sondrio, il 16 giugno 1885, che aprì la provincia a commerci, turismo e scambi culturali. Nel 1895 aprì il Cotonificio Spelti, Keller & C., che diede lavoro a molte donne. Nel 1908 fu fondata la Banca Piccolo Credito Valtellinese.


    Dopoguerra

    La prima guerra mondiale gravò pure su Sondrio e la chiesa di S. Rocco fu adibita a ospedale militare. Pur nelle notevoli difficoltà in cui versava, la città poté ugualmente svilupparsi. A seguito dell'alluvione del 1927 furono riedificati numerosi edifici, come il Palazzo della Provincia (progettato da Giovanni Muzio) e il monumento ai Caduti con l'annesso campo sportivo.
    Dopo il 1945 la città si è sviluppata rapidamente, soprattutto alla periferia con la costruzione di nuovi quartieri. Il centro storico, modesto ma significativo, in questo periodo ha subito numerosi danni, anche se è tuttora in atto una significativa azione di recupero.


    Monumenti e luoghi d'interesse

    Architettura religiosa

    La chiesa collegiata dei Santi Gervasio e Protasio

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    Panorama su Sondrio con la chiesa Collegiata

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    La sede del Comune di Sondrio

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    La Torre Ligariana
    La chiesa (Insigne Collegiata Arcipretale Plebana) dei santi Gervasio e Protasio, sicuramente una delle più antiche della Valtellina, fu a capo di una vasta pieve e già nel XII secolo era collegiata.

    La Torre Ligariana
    La Torre Ligariana sorge nel cuore di Sondrio ed è sia torre civica che campanile della Collegiata. Essa fu costruita durante i lavori della Collegiata stessa. La progettazione venne dapprima affidata all'architetto Pietro Ligari. Per il primo disegno datato 1733 la comunità non fu in grado di affrontarne le spese (il progetto prevedeva una costruzione alta 80 m) e perciò si richiese al Ligari di elaborare proposte più semplici. Tuttavia neppure il progetto del 1742, ridotto in altezza e in decorazioni, accontentò la committenza e alla fine il campanile fu impostato secondo un terzo progetto del capomastro ticinese Giacomo Cometti. Anche l'idea del Cometti (più semplice rispetto a quella ligariana ma pur sempre grandiosa nell'elaborazione della cella campanaria e della sovrastante lanterna) si rivelò col tempo troppo costosa e perciò fu messa in atto solo fino a metà campanile. Alla morte del Cometti (1756) si chiese infine all'architetto Pietro Solari di proseguire i lavori sulla base di un progetto ulteriormente ridimensionato. Purtroppo nei due anni a seguire la comunità di Sondrio si trovò costretta a finanziare la ricostruzione dell'unico ponte sul Mallero crollato in seguito alla rovinosa alluvione. Vennero così a mancare i fondi necessari al completamento del campanile e nel 1761, nonostante la mancanza del coronamento superiore, i lavori vennero conclusi. Sulla torre è installato un concerto di 9 campane (8 in scala, più un semitono) dal peso complessivo di 8156 kg. intonato sulla scala diatonica maggiore di Si bemolle2. Il concerto venne fuso nel 1936 dalla fonderia Ottolina Giuseppe e fratello di Seregno.

    Altre chiese

    La città è attualmente dotata di altre chiese:

    • La chiesa di San Rocco, eretta nel 1513
    • La chiesa del Sacro Cuore, progettata dall'ingegnere D. Cattaneo e consacrata il 20 giugno 1993
    • La chiesa parrocchiale della Beata Vergine del Rosario, costruita nel 1960 su progetto dell'ing. E. Tirinzoni
    Nel centro storico della città sorge inoltre l'antica chiesetta dell'Angelo Custode, ora sconsacrata, eretta tra il 1658 e il 1660.


    Architettura civile

    Palazzo Pretorio


    Il Palazzo Pretorio, o della Ragione, oggi sede del comune di Sondrio, ha subito numerose modifiche nel corso dei secoli. Già di proprietà della famiglia Peregrini, venne acquistato nel 1552 dal Consiglio di Valle (organo rappresentante dei tre Terzieri in cui all'epoca era divisa la Valtellina) affinché divenisse la sede del Governo Grigione in Valtellina. La spesa venne sostenuta dai tre Terzieri in quanto erano obbligati a fornire i locali per il Governatore, il Giudice ed il Cancelliere. Tra il 1552 e il 1594, come risulta da vari documenti conservati nell'archivio storico comunale, l'edificio venne ampliato e adattato alle esigenze dei nuovi dominatori della Valtellina, in quanto il palazzo doveva ospitare, oltre alla residenza del Governatore e del Vicario, anche il Tribunale provinciale, le prigioni, gli edifici militari e burocratici. Per soddisfare meglio le esigenze burocratiche, nel 1643 venne acquistato palazzo Martinengo per ospitare la residenza del Vicario e dei suoi uffici. Anche successivamente alla dominazione dei Grigioni, palazzo Pretorio venne sempre scelto per ospitare la residenza e gli uffici dei Governatori, come avvenne durante il dominio austriaco. Tra il 1815 ed il 1820, durante il dominio austriaco, parte del lato sud del palazzo venne demolita per fare spazio alla via Regia (odierno Corso Italia), una via più ampia e rettilinea che congiungeva piazza Campello a piazza Nuova (l'odierna piazza Garibaldi). Lungo questa nuova via si affacciò l'edificio che ospitava il Tribunale. Fino agli inizi del Novecento il palazzo si presentava come un edificio severo, privo di decorazioni, come appare in una fotografia dell'epoca.


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    Palazzo Pretorio prima
    dei restauri del 1917
    La facciata ha subito un radicale cambiamento nel 1917, quando l'ingegner Giussani, incaricato della sistemazione dell'edificio, volle riprodurre le caratteristiche del palazzo Besta di Teglio, affrescando sulla facciata gli stemmi dei Visconti che dominarono la Valle nel basso medioevo. L'ingegner Giussani modificò anche le finestre del secondo piano, ingrandendole e allineandole a quelle del primo piano e aggiunse altri elementi decorativi, come - ad esempio - il balcone che coprì la cimasa sopra il portone e la grande finestra che corrisponde oggi all'ufficio del sindaco. Sotto il tetto, nella varie lunette unghiate, sono riportati gli stemmi di alcuni comuni valtellinesi, probabilmente quelli che all'epoca erano considerati i più importanti della Valle: Sondrio, Castione, Chiavenna, Morbegno, Dazio, Teglio, Tresivio, Bormio, Tirano e Colorina.
    Della facciata originale rimangono solo le tre finestre cinquecentesche del primo piano, quelle del pian terreno e l'elegante portale a bugnato che porta la data 1553 con la scritta "Invictæ Unitati" in ricordo dell'alleanza tra la Valtellina e le Tre Leghe dei Grigioni.
    Dopo questi interventi, sempre nel 1917, la sede del comune di Sondrio passò da Palazzo Paribelli di piazza Quadrivio a Palazzo Pretorio. Entrando nel palazzo, si accede al cortile interno, che ha forma di quadrilatero imperfetto. Sui lati più antichi del palazzo, si affaccia un portico con un doppio ordine di loggette, mentre le facciate che danno sul cortile dell'ex tribunale sono decorate con motivi ornamentali che risalgono alla ristrutturazione del 1917.



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    Scorcio del cortile interno
    di Palazzo Pretorio
    Alcune sale del palazzo meritano un'attenta visita, diverse delle quali sono riservate a mostre ed esposizioni. Appena dopo l'ingresso, sulla sinistra, si accede in una sala con numerosi affreschi. Domina, al centro della volta, un affresco opera di Cesare Ligari raffigurante la Giustizia. Infatti, questo doveva essere il luogo (un tempo era un portico all'aperto) dove veniva amministrata la giustizia. Lungo le pareti si possono osservare diversi stemmi di alcune delle famiglie nobili grigioni che ebbero degli esponenti come Governatori della Valle:
    • i Salis, il cui simbolo erano un salice ed una donna alata.
    • i Planta, il cui simbolo era una zampa di leone.
    • i Buol, che avevano come stemma la Giustizia.
    Sempre tra le sale riservate alle mostre, vi è l'antico locale dove venivano custodite le tasse pagate dai cittadini: è curioso osservare come questa stanza sia stata rinforzata, cioè ponendo degli assi di legno orizzontalmente e delle sbarre di ferro verticalmente al fine di evitare si subire dei furti attraverso le pareti. L'ala del dell'edificio che ospitava il palazzo di giustizia venne edificata, nelle forme attuali, a partire dal 1915 e si affaccia su Corso Italia. Attualmente, al pian terreno, si trova lo Sportello del Cittadino e gli uffici della polizia locale, mentre al piano superiore si trova la sala del Consiglio Comunale che risale ai primi anni novanta ed è decorata con dei moderni affreschi che fanno riferimento alla storia e alle tradizioni della Valle. Annesso al tribunale vi era una torre, demolita nel 1917, che ospitava le prigioni. Gli uffici del comune non presentano grandi particolarità, ad eccezione della tipica stüa che si trova nell'ufficio del sindaco: splendido esempio di stüa fatta ad intarsio, venne acquistata nel 1961 e venne trasferita da palazzo Carbonera a palazzo Pretorio. Dai documenti conservati nell'archivio storico del Comune emerge che il palazzo era dotato di altre stüe, volute dai vari governatori grigioni, le quali - purtroppo - sono andare perse col passare dei secoli. Un'altra particolarità che custodisce palazzo Pretorio, sono i quattro esemplari di cannoni risorgimentali: si tratta di pezzi abbastanza rari da trovare ancora in buono stato di conservazione. Il palazzo ha subito, in anni recenti, diversi interventi di restauro, volti a conservare tutte le opere che esso custodisce, in particolare gli affreschi: dagli interventi di restauro emergono nuove tracce di affreschi, decorazioni e strutture preesistenti a quelle attuali che testimoniano l'antichità e l'importanza rivestita da questo edificio non solo per la città di Sondrio, ma per tutta la Valtellina.


    Altro

    Altri edifici civili da ricordare sono:

    • Il Castel Masegra, che secondo la tradizione risale al 1041
    • Il palazzo della Provincia, edificato tra il 1932 e il 1935 su progetto di Giovanni Muzio
    • Il palazzo Sassi de Lavizzari, del XVII secolo, dove ha sede il Museo Valtellinese di Storia e Arte
    • La Villa Quadrio, sorta nel 1862, dove ha sede la biblioteca civica intitolata nel 1930 a Pio Rajna


    Musei
    • Museo Valtellinese di Storia e Arte
    • Museo Storico Castello Masegra


    Persone legate a Sondrio
    • Nicolò Rusca (1563-1618), arciprete di Sondrio, beato, coinvolto nelle tormentate vicende religiose della Valtellina del 1600.
    • Nicolò Sebregondi (1585-1652), pittore e architetto.
    • Pietro Ligari (1686-1752), pittore e architetto.
    • Lorenzo Boturini Benaduci (1698-1755), storico, studioso della storia del Messico antico.
    • Cesare Ligari (1716-1770), pittore.
    • Antonio Maffei (1805-1891), arciprete di Sondrio, studioso d'arte e storia valtellinese.
    • Enrico Sertoli (1842-1910), fisiologo.
    • Fabio Besta (1845-1922), economista.
    • Pio Rajna (1847-1930), filologo e letterario.
    • Luigi Credaro (1860-1939), filosofo e Ministro della Pubblica Istruzione dal 1910 al 1914.
    • Antonio Carini (1872-1950), medico e batteriologo.
    • Pier Luigi Nervi (1891-1979), ingegnere e architetto.
    • Ezio Vanoni (1903-1953), economista, ministro della Repubblica.
    • Sergio Marcianò (1922-2007), sacerdote, organista e compositore; ha trascorso gran parte della sua vita a Sondrio.
    • Libero Della Briotta (1925-1985), senatore della Repubblica.
    • Eugenio Tarabini (1930), avvocato e politico.
    • Laura Villa, Laura Emilia Facetti (1930-2012), emigrante in Francia, cantante jazz & samba all'Olympia di Parigi e al Festival di Sanremo.
    • Guido Manusardi (1935), pianista jazz e compositore
    • Gianni Celati (1937), scrittore e critico letterario.
    • Giovanni De Censi (1938),economista,Cavaliere del lavoro.
    • Paola Perissi (1944), annunciatrice televisiva.
    • Giulio Tremonti (1947), economista, uomo politico, Ministro dell'Economia nei governi Berlusconi.
    • Enrico Dioli (1948), sindacalista e politico.
    • Antonio Boscacci (1949-2012), alpinista e scrittore.
    • Paride Dioli (1950), entomologo, scrittore e giornalista.
    • Benedetto Della Vedova (1962), economista e deputato della Repubblica.
    • Enrica Ciccarelli (1965), pianista classica.
    • Giovanni Pradella (1971), organaro.
    • Vittorio Moroni (1971), regista cinematografico.
    • Davide Gavazzi (1986), calciatore.
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    Pavia

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    - Info -

    Pavia (pronuncia[?·info]) (/Pəvia/ in dialetto pavese) è un comune italiano di 68.280 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Lombardia.

    Posta sul fiume Ticino, poco a nord dalla confluenza di questo nel Po ed a 35 km a sud di Milano, affonda le sue origini all'epoca delle tribù preromane, dalle quali fu fondata. Successivamente divenne città romana con il nome di Ticinum.

    Generalità

    Fu capitale del regno longobardo. Dal Medioevo Pavia è sede di una delle più antiche università italiane. La città era fortificata fino al 1872, quando i bastioni sono stati trasformati in viali e giardini pubblici; gran parte delle mura, però, sopravvisse fino al 1901, quando fu abbattuta per costruire i viali di circonvallazione.
    Le origini antiche e un passato di grande importanza hanno lasciato a Pavia un patrimonio artistico notevole. Tra le attrazioni turistiche principali ci sono: il Museo situato nel Castello Visconteo, San Pietro in Ciel d'Oro, la Pinacoteca Malaspina, il Duomo, Santa Maria del Carmine, San Michele Maggiore, San Teodoro ed il famoso Ponte Coperto sul Ticino, oltre che il Palazzo Bottigella. Va inoltre segnalato, per l'architettura e per gli affreschi, il palazzo, iniziato nel 1564, che ospita l'Almo Collegio Borromeo, poco distante dal Lungoticino Sforza. A pochi chilometri dalla città è situata la Certosa di Pavia.
    Pavia è il capoluogo di una fertile provincia dedicata soprattutto all'agricoltura: viticoltura, risicoltura e cerealicoltura. Poche sono le industrie; le principali attività della città sono l'Università di Pavia che insieme alla Scuola Superiore Universitaria IUSS costituisce il cosiddetto "sistema universitario pavese" e il Policlinico San Matteo.Pavia è una delle tappe importanti sulla via Francigena, cammino di pellegrinaggio per Roma.
    A Pavia, in via Ugo Foscolo, 11 (casa Cornazzani) abitò per circa un anno (nel 1894) il quindicenne Albert Einstein con la sua famiglia.


    Geografia fisica

    Clima

    Il clima è quello tipico della medio-bassa Pianura Padana. Gli inverni sono freddi ed umidi, le estati calde e afose ma il caldo è talvolta interrotto da forti temporali che rinfrescano in modo rapido ma temporaneo l'aria. Essendo una città di dimensioni contenute, la nebbia e il gelo invernale interessano anche il centro città. La primavera e l'autunno sono molto piovosi, mentre d'estate le precipitazioni possono mancare per mesi interi.

    Storia

    Il primo insediamento nell'area di Pavia si deve ad antiche popolazioni della Gallia transpadana, forse i Levi, i Marici o gli Insubri. La città, probabilmente, fu fondata dai Romani, a cui si deve la pianta della città, rimasta intatta fino ad oggi, a castrum (accampamento militare) romano; la città aveva il nome di Ticinum. A partire da Aureliano, fino a Costantino I, fu anche sede di un'importante zecca, battendo moneta sia durante il periodo degli Imperatori illirici, sia durante la tetrarchia e la successiva guerra civile.
    Saccheggiata più volte dai barbari, venne conquistata dai Longobardi nel 572 che ne fecero la capitale del loro regno, con il nome di Papia, da cui il nome moderno. Il dominio longobardo durò per due secoli, fino al 774, quando venne conquistata da Carlo Magno. Fu ancora importante durante il periodo carolingio: nella chiesa di San Michele Maggiore a Pavia, Berengario del Friuli e i suoi successori fino a Berengario II e Adalberto II, furono incoronati Re d'Italia.
    Durante le guerre tra l'imperatore tedesco Federico Barbarossa e i comuni della Lega Lombarda, Pavia (con Como) fu fedele all'esercito imperiale, per poi perdere gradualmente importanza dal punto di vista politico. Fu infine annessa dal 1360 al Ducato di Milano, sotto il dominio della famiglia Visconti.
    Nel Cinquecento, famosa è la battaglia di Pavia, combattuta il 24 febbraio 1525 tra i Francesi e gli Imperiali. Venne vinta da questi ultimi, perché il capitano di ventura forlivese Cesare Hercolani, ferendo il cavallo del re Francesco I di Francia, ne permise la cattura, meritandosi il soprannome di vincitore di Pavia e la gratitudine dell'imperatore Carlo V d'Asburgo. Legata a questa vicenda è la storia della Zuppa alla pavese, semplice zuppa con pane secco, uova, formaggio e burro cucinata da una contadina al re appena fatto prigioniero. Si racconta che al re piacque così tanto da farla inserire nel menù di corte con il nome di "soupe à la pavoise".
    Dall'inizio del XVIII secolo fino alla metà del XIX secolo la città fu sotto la dominazione straniera, alternata, di spagnoli, francesi e austriaci. Divenne nel 1859 parte del Regno di Sardegna (futuro Regno d'Italia) insieme al resto della Lombardia.


    Toponimi

    Il toponimo Papia deriva verosimilmente da un nome di gens romana, forse Papilia, e vorrebbe dunque dire "terra della gens Papilia". Qualcuno ritiene che il nome derivi invece dal greco Papìas ("custode del palazzo"), nome che sarebbe stato dato da soldati bizantini venuti a combattere i Goti con riferimento a un palazzo di Teodorico, ma è ipotesi poco probabile.Ticinum deriva dal fiume Ticino, è di origine prelatina e l'etimologia è incerta.

    Monumenti e luoghi di interesse

    Architetture religiose

    La basilica di San Michele Maggiore

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    La basilica di
    San Michele Maggiore

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    Il Duomo di Pavia

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    L'attuale statua del Regisole
    davanti al Duomo di Pavia.
    In fondo a sinistra, le rovine
    della Torre civica crollata
    nel 1989

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    La facciata di San Pietro
    in Ciel d'Oro


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    La chiesa dei Santi
    Gervasio e Protasio

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    La chiesa di S. Maria del Carmine
    • Basilica di San Michele Maggiore, è il più famoso ed importante monumento religioso medievale della città. Capolavoro dello stile romanico lombardo, la chiesa raccoglie numerose testimonianze del periodo in cui Pavia era la capitale del regno italico. Una prima chiesa di San Michele fu costruita originariamente nel periodo longobardo (a questo periodo risale la parte inferiore del campanile), ma fu distrutta da un incendio nel 1004; la costruzione attuale iniziò nel primo quarto del XII secolo (a cui risalgono la cripta, il coro e i transetti), probabilmente a seguito del terremoto del 1117 ed era probabilmente completata intorno al 1155. La basilica di San Michele è considerata il prototipo delle numerose chiese medievali pavesi: tuttavia si discosta dalle altre chiese cittadine per l'utilizzo estensivo, sia per la struttura sia per le decorazioni, della fragile pietra arenaria in luogo del cotto, e anche per la particolare e complessa conformazione architettonica, che prevede una pianta a croce latina a tre navate con matronei ed un transetto particolarmente sviluppato, dotato di una propria autonoma facciata sul lato settentrionale.
    La basilica ospitò nei secoli fastose cerimonie ed incoronazioni; tra queste si cita l'incoronazione di Federico I Barbarossa, nel 1155.
    • Duomo di Pavia, dedicato a Santa Maria Assunta ed a Santo Stefano (protomartire), è un'imponente costruzione con pianta a croce greca. Il cantiere per la cattedrale fu aperto nel 1488 su ordine del vescovo Ascanio Maria Sforza Visconti: la struttura rimase per secoli incompleta, fino alla fine del XIX secolo, quando furono completate la cupola e la facciata, rispettivamente nel 1885 e nel 1898, secondo il progetto originale di Giovanni Antonio Amadeo. La cupola centrale, a pianta ottagonale, con un'altezza di 97 metri, una luce di 34 ed un peso nell'ordine delle 20 mila tonnellate, è la terza in Italia per dimensioni (ma non per altezza), sorpassata soltanto da San Pietro e dalla cattedrale di Firenze. Dopo quasi 17 anni di lavori la cupola è stata restaurata completamente e la chiesa è stata riaperta ai fedeli. A fianco del Duomo era situata la Torre civica, di cui si ha menzione fin dal 1330 e che era stata ulteriormente innalzata nel 1583 da Pellegrino Tibaldi. La torre crollò improvvisamente la mattina del 17 marzo 1989 per cause sconosciute, provocando quattro vittime e 15 feriti. Da allora non è stata più ricostruita.
    • San Pietro in Ciel d'Oro, le cui origini sono da ricercarsi all'inizio del VII secolo da parte dei monaci di San Colombano. Ricostruita dopo il grande terremoto del 1117, la costruzione moderna è stata consacrata nel 1132. La facciata, la cupola e il pavimento a mosaico sono simili a San Michele Maggiore, senza però le caratteristiche sculture. San Pietro in Ciel d'Oro, che insieme a San Michele è la più spaziosa tra le basiliche romaniche pavesi, si distingue comunque dall'altra costruzione per l'uso intensivo del cotto in luogo dell'arenaria, per la facciata visibilmente asimmetrica dotata di un solo portale, e internamente per l'assenza dei matronei e per il transetto più corto, non sporgente dalla pianta rettangolare del tempio. L'esterno è decorato con piastrelle di maiolica.
    All'interno, murata nell'ultimo pilastro della navata destra, si trova la tomba del re longobardo Liutprando (m. 744), le cui ossa furono ritrovate nel 1896. Nella chiesa sono anche conservate le reliquie di Sant'Agostino, portate qui da Liutprando dalla Sardegna. Le reliquie del Santo sono conservate nella famosa Arca di sant'Agostino, la cui mole marmorea è visibile sull'altar maggiore. L'Arca fu realizzata dai Maestri Campionesi nel 1362 ed è ornata da almeno 150 tra statue e bassorilievi. La chiesa è nominata anche da Dante Alighieri, che, nel X canto del Paradiso vv.127-129 (nella Divina Commedia), riporta questi versi: Lo corpo ond'ella fu cacciata giace / giuso in Ciel d'Auro, ed essa da martiro / e da essilio venne in questa pace; ci si riferisce all'anima di Severino Boezio, un Romano consigliere del re ostrogoto Teodorico, fatto da questi giustiziare sotto l'accusa di tradimento. Anche il corpo di Severino Boezio è conservato infatti nella Basilica, e precisamente nella cripta.
    • Chiesa di Santa Maria del Carmine, è uno dei più noti esempi di architettura gotica a mattoni nel nord Italia. La costruzione del grandioso edificio iniziò tra il 1370 ed il 1390, per giungere a compimento, con la facciata, dopo circa un secolo. È, dopo la Cattedrale, la più vasta chiesa della città, con un perimetro rettangolare di metri 80 x 40, entro il quale trova posto una ardita struttura a croce latina a tre navate affiancate da cappelle. La facciata è caratteristica per il grande rosone e le sette guglie. L'elegante campanile, alto oltre settanta metri, è considerato il maggiore e il più bello della città. Viene restaurata fra il 2006 ed il 2010.
    • Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, secondo Opicino de' Canistris, che fu parroco a Pavia dal 1323 al 1329, questa è la più antica chiesa della città, ed ospitò per più di seicento anni il corpo di San Siro, fondatore della prima comunità cristiana pavese, vissuto nella prima metà del IV secolo d.C.. Fu intitolata ai santi Gervasio e Protasio, martiri del III secolo, per la custodia delle loro reliquie, scoperte a Milano da S. Ambrogio nel 386 e portate a Pavia da sant’Invenzio, che fu il terzo vescovo di Pavia dopo San Siro e San Pompeo. Nel corso degli anni è testimoniata la presenza di monaci benedettini a partire dal XII secolo, e di un ospizio per pellegrini, istituito nel 1366 e rifabbricato verso la fine del XVI secolo, quando viene affidato al Terz’Ordine Francescano.Furono sempre i Francescani, tra il 1712 ed il 1718, a riedificare la chiesa come la vediamo adesso, invertendone l’orientamento. In seguito a questa trasformazione sono state demolite la facciata romanica, sostituita dall’attuale abside, e l’abside originaria, sostituita dalla nuova facciata in stile classico. Nel 2004 è stato rinvenuto, nella cappella di San Siro, un ciclo di affreschi del XVI secolo, di cui nel 2009 si è completato il restauro, che permette di qualificarlo come il ritrovamento storico-artistico più importante del secolo a Pavia.
    • Chiesa di San Teodoro, è una chiesa di impianto tardo romanico situata nel centro storico di Pavia. Risalente al XII secolo, l'aspetto originario è stato ripristinato con i restauri effettuati a cavallo del '900. Ospita cicli di affreschi rappresentanti le Storie di Sant'Agnese e San Teodoro e due importanti affreschi attribuiti a Bernardino Lanzani con vedute di Pavia del XVI secolo.


    Altre chiese
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    Cripta di Sant'Eusebio, Pavia
    • La duecentesca chiesa di San Francesco ha una facciata degna di nota, peculiare per la presenza del portale centrale sdoppiato. La chiesa, molto grande, presenta un impianto a croce latina, con copertura a capriate lignee nella navata centrale e a volta nel capocroce. Anche se relativamente meno nota rispetto agli edifici di culto sopra descritti, San Francesco è, in termini di dimensioni, la terza chiesa della città dopo il Duomo e Santa Maria del Carmine.
    • La chiesa di San Giovanni Domnarum, in pieno centro storico, inglobata in un cortile di abitazioni civili, ospita una cripta altomedievale scoperta nel 1914.
    • La chiesa di Santa Maria di Canepanova, autentico gioiello rinascimentale, che fu (forse) progettata dal Bramante, ma sicuramente edificata dall'Amadeo dal 1500 al 1507.
    • La chiesa di San Giorgio in Montefalcone di periodo medioevale in pieno centro storico sorge su una specie di fortilizio da cui probabilmente all'epoca si dominava il corso del Ticino. Attaccato alla chiesa vi è un ossario a vista.
    • Fuori dal centro cittadino sono la chiesa di San Salvatore, le cui origini risalgono al VII secolo, ricostruita dall'Amadeo nel XV-XVI secolo, e la chiesa di San Lanfranco. Quest'ultima risalente al XII secolo, contiene la tomba del vescovo Lanfranco Beccari (m. 1189), realizzata nel 1498 dallo scultore e architetto Giovanni Antonio Amadeo (1447-1552), nato a Pavia. All'interno della chiesa vi è un affresco, tra i più antichi della città (XIII secolo), scoperto nel 1930 sotto l'intonaco, raffigurante l'assassinio di Tommaso Becket. La scena ritrae il vescovo che indossa la casula mentre viene colpito da cinque sicari.
    • La chiesa di Sant'Eusebio aveva come cripta una costruzione del VII secolo, ancora conservata e visitabile in piazza Leonardo da Vinci, rarissimo esempio di architettura longobarda.
    • Risalenti allo stesso periodo ma oggi interamente distrutte furono invece la chiesa di Santa Maria in Pertica, che era una delle più importanti chiese dell'epoca longobarda, e la basilica di Sant'Ambrogio. Degna di nota anche la Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Pavia).


    Architetture civili

    Ponte Coperto

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    Il ponte coperto

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    Palazzo Mezzabarba, sede del municipio
    Il centro storico cittadino è situato sulla riva sinistra del Ticino, mentre sulla riva destra è Borgo Ticino, quartiere che era originariamente fuori dalle mura della città. Il centro storico e Borgo Ticino erano collegati dal Ponte Coperto (detto anche Ponte Vecchio), datato 1351-1354, che fu danneggiato durante la seconda guerra mondiale dai bombardamenti alleati e abbattuto nel dopoguerra per la scarsa sensibilità del tempo verso i monumenti storici. Una copia del ponte antico, non del tutto fedele all'originale (è girato dalla parte opposta e si trova 30 metri più a valle), è stata costruita nel dopoguerra.

    Palazzi
    Numerosi edifici storici, abitazioni di antiche potenti famiglie cittadine, sono tuttora presenti nel centro cittadino. Tra questi sono da ricordare la Reggia di re Alboino, in via Alboino, il Palazzo Malaspina, il Palazzo Carminali Bottigella in corso Cavour, il Palazzo Bottigella in corso Mazzini (entrambi attribuiti all'Amadeo), il Palazzo Orlandi in Piazza del Carmine, il Palazzo Mezzabarba, oggi sede del municipio di Pavia. In piazza Borromeo venne edificato, a partire dal 1564, l'edificio dell'Almo Collegio Borromeo dove si trovano gli affreschi di Federico Zuccari e di Cesare Nebbia, che illustrano la famosa Peste di San Carlo e la vita di San Carlo Borromeo.

    Piazza della Vittoria e Mercato coperto

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    Pavia - Il Duomo e il Broletto,
    da Piazza della Vittoria
    L'ampia piazza centrale della città, Piazza della Vittoria, anticamente Piazza Grande, ha una forma stretta e lunga ed è divisa in due aree dalla strada. Nei sotterranei della Piazza si estende un grande mercato coperto sotterraneo, costruito nel 1958 e successivamente ampliato e ammodernato. Un altro mercato coperto, ma non sotterraneo, si trova poco lontano; si tratta del mercato di Piazza Arnaboldi, ospitato in un cortile aperto al pubblico e coperto da una cupola in ferro del 1882, la Cupola Arnaboldi.

    Idroscalo
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    L'idroscalo oggi.
    L'idroscalo venne inaugurato il 1º aprile 1926 da Benito Mussolini per servire come punto di rifornimento e sosta per gli idrovolanti della linea Torino-Venezia-Trieste. Malgrado i diversi progetti di recupero (si era parlato anche di realizzare nell'edificio ristrutturato un ristorante sul fiume), oggi versa in stato di totale abbandono e degrado ambientale.

    Architetture militari

    La prima cinta muraria di Pavia di cui non rimangono tracce visibili è di origine romana. Le mura vennero ampliate con una nuova cinta verso la fine del XII secolo. Durante la dominazione spagnola la cinta fu ulteriormente ingrandita (1557-1560) con l'aggiunta di dodici bastioni e le mura sopravvissero fino alla seconda metà dell'Ottocento. Di queste mura rimane qualche tratto verso il Ticino, a metà di viale Gorizia, nel Castello sul lato nord.

    Monumenti e luoghi di interesse

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    Veduta laterale del Castello Visconteo

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    Veduta del Castello Visconteo
    nella parte posteriore

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    L'area Vul, sullo sfondo il Ponte coperto.
    Castello Visconteo
    A Pavia si trova un unico castello, costruito nel 1360 da Galeazzo II Visconti.

    Castello di Mirabello
    In località Mirabello sorge il castello trecentesco di Mirabello.

    Aree naturali
    • Area Vul: zona che costeggia la riva destra del Ticino, tra il Ponte Coperto ed il Ponte della Libertà
    • Parco della Vernavola: grande parco con una estensione di 15 ettari situato a nord della città, con piste ciclabili, stagni, cascine, oasi faunistiche (ingressi da Via Torretta, via Acerbi, via Folperti). È percorso dalla Roggia Vernavola che scorre da San Genesio al Ticino. Presso la Cascina Colombara (ora sede del museo agricolo) si combatté nel 1525 la battaglia di Pavia, ultima della quarta guerra d'Italia (1521-1526).
    • Bosco Grande: lungo l'argine del Ticino, in sponda destra e in direzione di Zerbolò.
    • Bosco della Sora: costeggiando il Ticino, a Nord Ovest (Parco del Ticino)
    • Bosco Negri: 34 ettari di bosco, lungo il Canale Gravellone (a sud della città), è una oasi della LIPU, all'interno del Parco del Ticino, dono di Giuseppe Negri (1968) al Comune. L'accesso è limitato ad alcuni periodi dell'anno.
    • Giardini del Castello: piccolo parco, attrezzato con area giochi per bambini e ragazzi
    • Giardini Malaspina: unici giardini pubblici nel centro storico della città (piazza Petrarca), sede di concerti ed eventi culturali


    Personalità legate a Pavia
    • Andrea Alciato - Giurista
    • Franco Alessio - Storico della filosofia
    • Giovanni Antonio Amadeo - Scultore, architetto ed ingegnere rinascimentale
    • Cesare Angelini - Sacerdote e letterato
    • Bernardo Balbi - Giurista, vescovo e santo
    • Luigi Bardone - Teologo, prelato e letterato
    • Sergio Bardotti - Paroliere
    • Edoardo Bassini - Medico
    • Lanfranco Beccari - Vescovo e santo
    • Tesauro Beccaria - Ecclesiastico e uomo politico
    • Belbello da Pavia - Miniatore e pittore
    • Beata Sibillina Biscossi - Beata e terziaria domenicana
    • Antonio Maria Bordoni - Matematico
    • Giovanni Matteo Bottigella - Cortigiano e umanista rinascimentale
    • Angelo Cabrini - Ammiraglio M.O.V.M. e incursore
    • Benedetto Cairoli - Due volte capo del governo del Regno d'Italia
    • Gerolamo Cardano - Matematico e scienziato
    • Felice Casorati - Matematico
    • Luigi Castellazzo - Avvocato, garibaldino e uomo politico
    • Carlo Maria Cipolla - Storico dell'economia
    • Francesco Corbetta - Chitarrista e compositore
    • Cherubino Cornienti - Pittore
    • Luigi Cremona - Matematico e politico
    • Tranquillo Cremona - Pittore
    • Bernardino da Feltre - Presbitero religioso francescano
    • Donato de' Bardi - Pittore
    • Pier Candido Decembrio - Umanista
    • Bernardino De Conti - Pittore
    • Mario De Paoli - Pittore
    • Giampiero Anelli detto Drupi - Cantante
    • Albert Einstein - Scienziato
    • Sant'Epifanio di Pavia - Vescovo
    • Emilio Gabba - Storico
    • Camillo Golgi - Premio Nobel per la medicina
    • Vittorio Grevi - Giurista
    • Lanfranco di Pavia - Abate e filosofo medievale
    • Jacques de La Palice - Maresciallo di Francia
    • Ambrogio Maestri - Baritono
    • Enrico Magenes - Matematico
    • Antonio Mantegazza - Scultore
    • Pasquale Massacra - Pittore
    • Mino Milani - Scrittore
    • Cesare Mori - Prefetto e politico
    • Alberto Pascal - Matematico
    • Mario Pascal - Matematico
    • Clelio Pasquali - Pittore
    • Antonio Pensa - Anatomista
    • Max Pezzali - Cantautore
    • Mario Picchi - Sacerdote
    • Pietro Romualdo Pirotta - Botanico e naturalista
    • Alessandro Rolla - Musicista
    • Gaetano Sacchi - Patriota, generale e senatore
    • Antonio Scarpa - Anatomista
    • Bianca Maria Sforza - Imperatrice del Sacro romano Impero
    • Lazzaro Spallanzani - Naturalista e sacerdote
    • Emilio Veratti - Anatomista
    • Gian Galeazzo Visconti - Signore di Milano
    • Giacinto Zanardi (Pavia, 1833 - Foligno, 28 aprile 1871), garibaldino e regio impiegato (commissario di leva).
    • Achille Zocchi ( 10 giugno 1840), garibaldino.
  11. .

    Monza e Brianza

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    - Info -

    Monza (Mùnscia in dialetto monzese) è un comune italiano di 122.712 abitanti (58.744 maschi; 63.968 femmine), capoluogo della provincia di Monza e della Brianza in Lombardia. È il terzo comune della regione per popolazione.

    Geografia

    Monza sorge nell'alta pianura lombarda, nel monzese, fra la Brianza e Milano, ad una quota di 162 metri s.l.m.; dista solo 15 chilometri dal capoluogo di regione in direzione nord e circa 40 da Lecco e Como, in direzione sud. Il suo territorio è attraversato da nord a sud dal fiume Lambro. All'ingresso a nord nel centro storico, fra le vie Zanzi e Aliprandi, una biforcazione del fiume creata artificialmente a scopo difensivo nei primi decenni del XIV secolo dà luogo al Lambretto, che si ricongiunge al corso principale del Lambro alla sua uscita a sud dall'antica cerchia delle mura (oggi interamente demolite).Un altro importante corso d'acqua, anch'esso artificiale, è il Canale Villoresi, realizzato nel XIX secolo, che attraversa il territorio di Monza da ovest ad est incrociando il Lambro al confine settentrionale del quartiere San Rocco.

    Storia

    In epoca romana è attestato il vicus di "Modicia", anche se nel territorio monzese sono state rinvenute testimonianze di presenza umane molto anteriori. La città conobbe un periodo di particolare rilevanza politica e di intenso sviluppo artistico durante il VII secolo, quando fu capitale estiva del Regno longobardo; in seguito la città entrò nei domini del Sacro Romano Impero, pur con ampi margini di autonomia, e infine, dall'XI secolo, entrò nell'orbita di Milano. Libero comune nel XIII secolo, nel XIV Monza entrò nei domini dei Visconti di Milano, dei quali seguì la sorte passando prima sotto il controllo spagnolo e poi sotto quello asburgico, fino a diventare parte, nel 1859, del Regno di Sardegna (poi Regno d'Italia dal 1861).

    Monumenti e luoghi d'interesse

    Architetture religiose

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    Duomo di Monza

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    Chiesa di S. Maria in strada

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    Chiesa di S.Gerardo.

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    Santuario francescano
    di Santa Maria
    delle Grazie.
    Il Duomo di Monza si affaccia sull'omonima piazza del centro storico; la tradizione vuole che sia stata la Regina Teodolinda ad ordinarne la prima costruzione. Il campanile, eretto nel XVII secolo, è stato restaurato tra il 1999 ed il 2006. Il Duomo ospita lo storico Museo.

    Altre chiese
    • Chiesa di Santa Maria al Carrobiolo
    • Chiesa di Santa Maria delle Grazie
    • Chiesa di Santa Maria in Strada
    • Chiesa del Sacro Cuore
    • Chiesa di San Pietro Martire
    • Chiesa di San Gerardo
    • Chiesa di San Gerardino
    • Chiesa di Sancto Gerhardo
    • Chiesa di San Gregorio; (XVII-XVIII secolo)
    • Chiesa di San Maurizio
    • Chiesa di Santa Marta
    • Chiesa di San Biagio
    • Chiesa di San Carlo
    • Chiesa di Santa Gemma
    • Chiesa di San Giuseppe
    • Chiesa di San Pio X
    • Chiesa di San Rocco
    • Santuario del Carmelo


    Cappelle
    • Cappella della Villa Reale: (XVIII secolo)
    • Cappella di villa Mirabello, nel Parco.
    • Cappella di villa Mirabellino, nel Parco.
    • Cappella espiatoria
    • Cappella del Cimitero


    Architetture civili
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    L'Arengario

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    La Villa Reale

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    Monumento a Vittorio Emanuele II
    (localmente noto come
    Rè de sass: "re di pietra")

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    Monumento ai Caduti
    nell'agorà antistante
    al municipio.

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    Palazzo di Giustizia
    La Villa Reale è uno dei monumenti più importanti della città. La villa fu costruita durante il Regno Lombardo-Veneto, cioè il periodo della dominazione austriaca, come simbolo del prestigio e della magnificenza della corte asburgica, voluta dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria e dedicata il suo quarto figlio maschio, l'arciduca Ferdinando d'Austria, che in quel tempo risiedeva a Milano in qualità di Governatore della Lombardia e desiderava una villa fuori città per trascorrervi la stagione estiva e per andare a caccia. I lavori ebbero inizio nel 1777 sotto la guida di Giuseppe Piermarini. È composta da un corpo centrale e due ali che si dipartono ad angolo retto.Dai giardini della Villa Reale è possibile accedere al Parco. La Villa è attualmente (2007) in fase di restauro.

    Arengario
    L'Arengario si trova nel centro storico, in piazza Roma, punto da cui partono le vie principali dell'area pedonale. È l'antico Palazzo Comunale di Monza, costruito nel XIII secolo.Inizialmente era privo della torre e della "Parlera", il balcone da cui si affacciavano i governanti per parlare alla popolazione.

    Le ville e i palazzi storici
    • Casa Torre dei Gualtieri
    • Collegio Bosisio
    • Istituto Leone Dehon
    • Palazzo Calloni
    • Villa Archinto Pennati
    • Villa Carminati-Ferrario
    • Palazzo Crivelli Mesmer
    • Villa Dosso-Biffi
    • Villa Durini, la Grassa
    • Villa Mirabello
    • Villa Mirabellino
    • Villa Pallavicini-Barbò
    • Villa Pennati
    • Villa Prata
    • Villa Torneamento
    • Villa Reale


    Altre architetture
    • Torre longobarda
    • Casa dei Decumani
    • Torre di via Lambro
    • Chiostro degli Umiliati
    • Torre Viscontea
    • Antico Seminario
    • Collegio Bianconi
    • Cappellificio Monzese
    • Stazione Reale
    • Ospedale vecchio
    • Palazzo Frette
    • Villini eclettici
    • Architetture Liberty
    • Municipio
    • Urban center
    • Palazzo di Giustizia
    • Edificio di Giò Ponti
    • Villa Brugola
    • I ponti sul Lambro
    • Ponte d'Arena
    • Ponte dei Leoni
    • Ponte delle catene
    • Ponte delle Grazie Vecchie
    • Ponte di San Gerardino


    Monumenti
    • Monumento a Vittorio Emanuele II
    • Monumento a Garibaldi
    • Monumento a Mosè Bianchi
    • Monumento ai Caduti
    • Fontana delle rane
    • Fontana di Giò Pomodoro
    • Statua di San Carlo Borromeo
    • Statua di San Michele


    Parco di Monza

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    Veduta aerea del
    Parco di Monza e
    dell'Autodromo.

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    Il fiume Lambro che attraversa
    il Parco di Monza.
    Il Parco di Monza ha una superficie di 750 ettari (il parco recintato più grande di Europa è il parco di Richmond a Londra con una superficie di 955 ettari).È situato a nord della città, tra i comuni di Lesmo, Villasanta, Vedano al Lambro e Biassono. Al suo interno scorre il Lambro, corso d'acqua affluente del Po, che si insinua con cascatelle e specchi tranquilli,che è stato vittima nei recenti decenni di uno sfrenato inquinamento tale da farsi annoverare tra uno dei fiumi più inquinati d'Europa. Sorge su terreno alluvionale trasportato dal fiume, argilloso e sabbioso.

    Storia del parco di Monza
    Il parco di Monza fu voluto da Eugenio di Beauharnais, figliastro di Napoleone e viceré del Regno d'Italia, come complemento alla Villa Reale costruita alcuni decenni prima per volontà del governo austriaco. Il progetto venne affidato all'architetto Luigi Canonica; i lavori iniziarono nel 1806 e terminarono nel 1808. Dopo la caduta di Napoleone, il parco divenne proprietà dello Stato austriaco e poi del Regno d'Italia. Il re Umberto I risiedeva spesso nella Villa Reale, ma dopo il suo assassinio (29 luglio 1900) i Savoia abbandonarono la Villa e il parco, che venne dato in gestione all'Opera Nazionale Combattenti. Nel 1920 l'Opera cedette il parco a un consorzio formato dal Comune di Monza e da quello di Milano e dalla Società Umanitaria. Negli anni successivi vaste aree vennero date in concessione per la realizzazione di impianti sportivi: nel 1922 furono costruiti l'autodromo nazionale di Monza nella parte settentrionale del parco, e l'ippodromo (oggi non più esistente) tra le ville Mirabello e Mirabellino; nel 1928 il campo da golf, affiancato all'autodromo. Quest'ultimo divenne ben presto uno dei circuiti più celebri e prestigiosi ed è il principale motivo di notorietà della città di Monza nel mondo.
    All'interno del parco scorre il fiume Lambro che si insinua con cascatelle e specchi tranquilli, attraversato da quattro ponti. Sorge su un terreno alluvionale trasportato dal fiume, argilloso e sabbioso.


    Giardini della villa reale e roseto
    I Giardini Reali circondano la Villa Reale e sono di notevole interesse naturalistico e botanico. Al loro interno è presente un laghetto, nel quale trovano ricovero specie volatili quali germani reali e cigni.
    Nei pressi del laghetto sorge una torretta abbellita da un belvedere alla sommità; per le sue forme e la scelta di realizzarla in mattoni a vista, nell'immaginario dei monzesi è ricordata come un'antica torre medievale (anche se in realtà venne realizzata dal Canonica insieme al parco solo nel 1825). Al contrario è una torre medievale del XII secolo la torre inglobata nel mulino del Cantone, che faceva parte dell'antica linea difensiva a nord della città, di cui è l'unico reperto sopravvissuto.
    Fra la Villa Reale e il Serrone si trova un roseto di fama internazionale che ogni anno, nel mese di maggio, si svolge un prestigioso concorso per l'assegnazione della rosa più bella.

    Area verde della Cascinazza

    Si trova a sud del centro storico ed è ciclicamente al centro della diatriba politica e giudiziaria, a causa della contrapposizione fra interesse pubblico (che vuole mantenere l'area verde) e interessi privati (che vogliono cementificare l'area per trarne profitto).


    Autodromo

    L'Autodromo Nazionale di Monza è un circuito automobilistico situato all'interno del Parco di Monza. Ospita molti eventi motoristici durante tutto l'anno, ma è famoso internazionalmente per ospitare il Gran Premio d'Italia organizzato dall'Automobile Club di Milano quasi ininterrottamente dal 1922.

    Luoghi caratteristici

    San Gerardino

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    Il Ponte di San Gerardino
    sul fiume Lambro
    È un rione caratteristico del centro storico come quello, più a sud del Lambro, detto i Mulini. Presenta una suggestiva veduta prospettica delle case che si ergono sul fiume che, una cinquantina di anni fa, qui si divideva in vari rami che servivano ad azionare i mulini ad acqua (di questi mulini è rimasto un frantoio). In un cortile con loggiato di via Gerardo dei Tintori è la suggestiva chiesetta detta di San Gerardino (che in realtà è la più antica delle tre chiese cittadine intitolate al santo copatrono di Monza) con affreschi interni, risalenti al Cinquecento e attribuibili in parte alla scuola luinesca. La chiesetta in realtà è parte dell'Ospedale di S.Gerardino, complesso articolato in diversi corpi di fabbrica, fondato dal Santo nel 1174, rimaneggiato in varie epoche, e in uso fino al XVIII secolo. In questo rione si svolge annualmente, il 6 giugno, la tradizionale sagra di San Gerardo, compatrono della città, con la posa di una statua del santo nel letto del fiume.

    Ponte di San Gerardino

    Attraversa il fiume Lambro in corrispondenza della casa e dell'antico ospedale del santo monzese. Un concio di pietra di una delle arcate reca incisa la data 1715.

    Mulino Colombo

    Nei pressi del ponte settecentesco detto di San Gerardino sorge il Mulino Colombo. Il mulino, già attivo all'inizio del XVIII secolo, era impiegato in origine per macinare il grano, poi per la follatura della lana ed infine venne utilizzato come frantoio. All'interno, si conservano la macina, il torchio ed altri antichi attrezzi. È utilizzato in brevi periodi dell'anno per mostre a cura del Museo Etnologico di Monza e Brianza.

    Ponte dei Leoni


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    Il Ponte dei Leoni sul Lambro
    Fu edificato sul fiume Lambro nel 1842 vicino ai resti del grande ponte romano, detto d'Arena, del I secolo (un'arcata del quale è tuttora visibile presso un'estremità dell'attuale ponte) in occasione dell'apertura della via Ferdinandea, oggi via Vittorio Emanuele.Il ponte è costituito da tre arcate ribassate con spallette in granito. Ai lati i quattro leoni di marmo, su basamento, sono opera dello scultore Antonio Tantardini.

    Via Lambro
    La via Lambro è ritenuta la più antica di Monza. Situata nel nucleo primitivo della città medioevale, parte da piazza Duomo e si estende sul fianco sinistro della Basilica, scendendo verso il Lambro con tracciato regolare e passando verso la sua fine sotto una casa torre medioevale ("Punt Scür" in dialetto). Questa torre, detta "di Teodolinda", è in realtà duecentesca ed è stata restaurata completamente nell'Ottocento. Ha monofore, trifore e merli guelfi che poggiano sopra una cornice di archetti. All'inizio della strada si notano alcune case a sporto del Trecento e del Quattrocento con balconcini di ferro.

    Ponte de la Mariotta

    Su questo ponte sul Lambretto era situata la Porta De Gradi (porta d'Agrate) che fu demolita nel 1890. Il ponte collega via Bergamo con via De Gradi e aveva preso il nome dall'ortolana Mariotta che aveva la sua bancarella sotto l'arcata della porta.

    Torre Viscontea


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    Torre viscontea in
    via Azzone Visconti.
    È l'unico resto del Castello di Monza fatto erigere, con le mura della città, da Galeazzo Visconti nel XIV secolo e demolito nel 1807. La torre sorge in riva al fiume Lambro ed è ben conservata: sono tuttora visibili le feritoie del ponte levatoio, una bifora e uno stemma spagnolo.

    Monza sparita
    • Il Palazzo di Teodorico
    • Il Palazzo di Teodolinda, VI secolo
    • La prima Basilica di S.Giovanni Battista
    • Il Castello Visconteo
    • Le mura medievali e le antiche porte della città
    • La Chiesa di San Francesco
    • La Chiesa di San Michele
    • Il Teatro ducale, del Piermarini, andato distrutto in un incendio nel 1802


    Edifici di interesse pubblico

    Ospedale San Gerardo

    L'Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza, nasce nel 1174 su iniziativa di San Gerardo dei Tintori ed è attiva fino ai giorni nostri dopo otto secoli di tradizione di cura e assistenza.Oggi, considerata di rilievo nazionale e ad alta specializzazione, conta 3.500 dipendenti (fra medici, infermieri, personale tecnico e amministrativo). Inoltre è la sede della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca.

    Lista personaggi storici
    • Teodorico (454-526), re degli Ostrogoti
    • Teodolinda (?-627), regina dei Longobardi
    • Agilulfo (?-616), re dei Longobardi
    • Adaloaldo (602-626), re dei Longobardi e re d'Italia
    • Gundeperga (591-?), regina dei Longobardi e regina d'Italia
    • Rotari (606-652), re dei Longobardi e re d'Italia
    • Berengario I (850?-924), re d'Italia e imperatore
    • Ariberto da Intimiano (970?-1045), arcivescovo di Milano
    • San Gerardo dei Tintori o Tintore (tra il 1134 e il 1140 - 1207), santo compatrono di Monza
    • Bonincontro Morigia (sec.XIV), storico monzese
    • Enrico Aliprandi (sec. XIV), signore di Monza
    • Matteo I Visconti (1250-1322), signore di Milano
    • Galeazzo I Visconti (1277-1328), signore di Milano, ordina la costruzione del castello di Monza
    • Pinalla Aliprandi (?-1339), condottiero
    • Martino Aliprandi (?-1339), giurista e ambasciatore
    • Matteo da Campione (?-1396), scultore e architetto
    • Estorre Visconti (1346-1413), signore di Monza e di Milano
    • Gian Galeazzo Visconti (1347-1402), duca di Milano
    • Caterina Visconti (1362-1404), duchessa di Milano
    • Giuseppe Arcimboldo (1527-1593), pittore
    • Bartolomeo Zucchi (1570-1630), sacerdote, letterato, storico e filosofo
    • Marianna de Leyva (o suor Virginia) (1575-1650), nota come "La Monaca di Monza"
    • Paolo Frisi (1728-1784), sacerdote barnabita, matematico e astronomo
    • Antonio Francesco Frisi (1733-1817), canonico del duomo e storiografo monzese
    • Giuseppe Piermarini (1734-1808), architetto
    • Andrea Appiani (1754-1817), pittore
    • Amos Dell'Orto (circa 1842), costruttore di macchine tipografiche
    • Luigi Canonica (1764-1844), architetto e urbanista
    • Giuseppe Longhi (1766-1831), incisore
    • Carlo Amati (1776-1852), architetto
    • Paolo Caronni (1779-1842), incisore
    • Eugenio di Beauharnais (1781-1824), viceré d'Italia
    • Maria Ludovica d'Asburgo-Este (1787-1816), imperatrice d'Austria 1808-16
    • Eugenio Villoresi (1810-1879), ingegnere
    • Amato Amati (1831-1904), patriota e geografo
    • Paolo Mantegazza (1831-1910), medico, fisiologo
    • Luigi Crippa (1838-1895), scultore
    • Mosè Bianchi (1840-1904), pittore
    • Achille Mapelli (1840-1894), uno dei Mille, avvocato
    • Umberto I d'Italia (1844-1900), re d'Italia
    • Beato Luigi Talamoni (1848-1926), sacerdote, fondatore dell'istituto delle Misericordine
    • Vincenzo Appiani (1850-1932), musicista
    • Giuseppe Cambiaghi (1851-1925), industriale
    • Eugenio Spreafico (1856-1919), pittore
    • Pompeo Mariani (1857-1927), pittore
    • Emilio Borsa (1857-1931), pittore
    • Gemma Bellincioni (1864-1950), soprano
    • Alfredo Zopfi (1864-1924), industriale
    • Alessandro Anzani (1877-1956), industriale meccanico, pioniere dell'aeronautica
    • Gerolamo Gaslini (1877-1964), industriale oleario e filantropo
    • Raffaele De Grada (1855-1957), pittore, insegnante dell'ISIA
    • Pio Semeghini (1878-1964), pittore
    • Guido Balsamo Stella (1882-1941), direttore dell'ISIA
    • Leonardo Dudreville (1885-1976), pittore
    • Anselmo Bucci (1887-1955), pittore e incisore
    • Guido Caprotti (1887-1966), pittore e scultore
    • Arturo Martini (1889-1947), scultore
    • Riccardo Bacchelli (1891-1985), scrittore e drammaturgo
    • Elisabetta Keller (1891-1969), pittrice
    • Guido Pajetta (1898-1987), (pittore)
    • Giovanni Battista Stucchi (1899-1980), partigiano politico e alpino
    • Placido Maria Cambiaghi (1900-1987), vescovo di Crema e di Novara
    • Marino Marini (1901-1980), scultore
    • Gian Luigi Centemeri (1903-1997), musicologo e compositore
    • Giordano Bruno Lattuada (1903-1978), pittore
    • Pina Sacconaghi (1906-1994), pittrice
    • Leonardo Spreafico (1907-1974), pittore
    • Fiore Martelli (1908-1934), pittore e ceramista
    • Gianni Citterio (1908-1944), partigiano medaglia d'oro al valor militare
    • Costantino Nivola (1911-1988), pittore e scultore
    • Roberto Crippa (1921-1972), pittore e scultore
    • Elio Baldoni (1921-2014), medico geriatria e commendatore
    • Corrado Spagnolo (1922-1943), ufficiale di artiglieria, medaglia d'oro al valor militare
    • Luca Crippa (1924-2002), pittore


    Lista di persone legate a Monza
    • Giuseppe Civati (1975), politico
    • Roberto Colombo (1975), terzo portiere del Napoli
    • Roberto Maria Cucinotta (1956), organista e compositore
    • Elio De Capitani (1953), regista, attore e fondatore del Teatro dell'Elfo
    • Christian Di Domenico (1969), attore teatrale
    • Arianna Errigo (1988), campionessa olimpica di scherma
    • Filippo Facci (1967), giornalista
    • Federica Fontana (1977), modella e showgirl
    • Andrea Fumagalli (1971), musicista e cantante
    • Umberto Galimberti (1942), filosofo, psicologo, psicoanalista e docente all'Università Ca' Foscari di Venezia
    • Mauro Ermanno Giovanardi (1962), cantautore italiano
    • Gianluca Grignani (1972), cantante
    • Luciano Maciotta (1943), artista e ingegnere del movimento spazialista
    • Davide Mandelli (1977), calciatore.
    • Daniele Massaro (1961), calciatore
    • Fabrizio Mazzotta (1963), doppiatore e dialoghista italiano
    • Morgan (1972), cantautore e musicista italiano
    • Diego Passoni (1976), conduttore radiofonico, conduttore televisivo e ballerino italiano
    • Paola Perego (1966), conduttrice televisiva
    • Lorenzo Riva (1938), stilista
    • Micol Ronchi (1986), modella e showgirl
    • Davide Van de Sfroos (1965), cantautore e scrittore italiano
    • Stefano Paolo Giussani (1966), giornalista, scrittore e blogger italiano
    • Francesco Antonioli (1969), calciatore, allenatore
    • Stefano Mauri (1980) calciatore
    • Adriano Galliani (1944) imprenditore, dirigente sportivo
    • Paola Perego (1966) conduttrice televisima, attrice, imprenditrice, ex indossatrice
    • Luigi Giovanni Maria "Gatto" Panceri (1962) cantante, musicista
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    Milano

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    - Info -

    Milano (IPA: [miˈlaːno], Milàn [mi'laŋ] in lingua lombarda, variante milanese) è un comune italiano di 1.332. 516 abitanti, capoluogo dell'omonima città metropolitana e della regione Lombardia, secondo comune italiano per numero di abitanti, dopo Roma, tredicesimo comune dell'Unione europea e diciannovesimo del continente e, con l'agglomerato urbano, terza area metropolitana più popolata d'Europa dietro Londra e Parigi.

    Fondata dagli Insubri all'inizio del VI secolo a.C., fu conquistata dai Romani nel 222 a.C. e fu chiamata Mediolanum; accrebbe progressivamente la sua importanza fino a divenire una delle sedi imperiali dell'Impero romano d'Occidente. Durante la sua storia assunse svariati ruoli, tra i quali capitale, nonché principale centro politico e culturale, del Ducato di Milano durante il Rinascimento e capitale del Regno d'Italia durante il periodo napoleonico. In ambito culturale, Milano è dal XIX secolo il massimo centro italiano nell'editoria, sia libraria sia legata all'informazione, ed è ai vertici del circuito musicale mondiale grazie alla stagione lirica del Teatro alla Scala e alla sua lunga tradizione operistica.
    Divenne "capitale economica italiana" durante la rivoluzione industriale che coinvolse l'Europa nella seconda metà del XIX secolo, costituendo con Torino e Genova il "Triangolo industriale". Da questo periodo in poi e soprattutto dal dopoguerra, subì un forte processo di urbanizzazione legato all'espansione industriale che coinvolse anche le città limitrofe, e fu meta principale durante il periodo dell'emigrazione interna.
    Nell'ultimo secolo la città ha stabilizzato il proprio ruolo economico e produttivo, divenendo il maggiore mercato finanziario italiano; è inoltre una delle capitali mondiali della moda e del disegno industriale ed uno dei centri universitari italiani più importanti. Secondo "Top 20 Global Destination Cities" (Mastercard) nel 2013 risulta essere la città italiana con la maggior presenza di visitatori, e la dodicesima al mondo. Alle porte di Milano ha sede uno dei poli della Fiera di Milano, il maggiore polo fieristico d'Europa. Per questi motivi conquista il titolo di Città globale, classificandosi come l'unica città italiana nella lista delle Città Mondiali Alfa.


    Geografia fisica

    Territorio

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    Panorama verso nord ripreso dalle terrazze del Duomo.
    La città poggia su un'unica tipologia di roccia, di origine fluvio-glaciale a cemento carbonatico, comune a tutta la pianura padana. La caratteristica principale è quella di essere facilmente carsificabile. Tale roccia si ritrova ricoperta dai sedimenti fluviali più recenti (quaternario) oppure è visibile lungo i principali corsi d'acqua, costituendo dei conglomerati che in Lombardia sono conosciuti come "ceppi".
    Milano occupa un'area di 181,76 km² a occidente della Lombardia, a 25 km a est del fiume Ticino, a 25 km ad ovest dell'Adda, a 35 km a nord del Po ed a 50 km a sud del lago di Como, lungo la cosiddetta "linea delle risorgive", laddove cioè vi è l'incontro, nel sottosuolo, tra strati geologici a differente permeabilità, cosa che permette alle acque profonde di riaffiorare in superficie.
    In quest'area il terreno digrada dolcemente da nord-ovest a sud-est misurando, sul livello del mare, dai 147 ai 102 m, con una media di 122 m s.l.m. Rompe questa omogeneità la "collinetta" del Castello Sforzesco, misurando 124 m s.l.m. ed elevandosi di circa 3 m sui territori circostanti. Occorre inoltre considerare i solchi vallivi, da Ovest verso Est, dei fiumi Olona-Lura, Guisa-Nirone-Lambro meridionale, Seveso-Vettabbia e Lambro settentrionale. A prescindere dai dati stratigrafici (considerando cioè che il terreno geologico si trova mediamente tra 2-5 metri sotto il manto stradale), secondo le rilevazioni fatte dal Poggi nel 1911 la zona corrispondente alla città romana si trovava tra 118,71 (via Torino) e 121,26 (via Monte di Pietà) m s.l.m.; la città nel 1155 (cerchia dei Navigli) si trovava tra 118,61 (via della Signora) e 121,80 (via Solferino) m s.l.m.; la città dei Bastioni (1549) si trovava tra 124 (Bastioni di Porta Volta) e 114 (Bastioni di Porta Romana) m s.l.m.; la circonvallazione esterna si trova tra 127,68 (la Villa Simonetta, Scuola Civica di Musica) e 109,40 (piazzale Lodi) m s.l.m.
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    Vista di Porta Nuova dal Duomo
    Sempre in base a questo studio il profilo delle acque freatiche misurava (nel 1911) da un massimo di 124 m s.l.m. in Via Simonetta a 107 in Corso Lodi, con una mediana di 115 proprio a livello del nucleo romano, a cui corrisponde una profondità della falda maggiore rispetto a quanto si configurava nel territorio circostante. Tale dato può apparire banale, ma occorre considerarlo alla luce del genio romano e inserirlo nell'opera di centuriazione del territorio. L'urbanizzazione romana interessò, rispetto al villaggio golasecchiano-celtico, una zona elevata posta più a Nord-NordEst, dove vennero sfruttate meglio le acque di fontanile inalveate. Numerosi canali irrigui e navigabili vennero costruiti in epoca repubblicana a scopo di bonifica idraulica e agraria, per il funzionamento e la difesa dell'abitato e il trasporto delle persone e delle cose a media e grande distanza. Questo importante e precoce intervento, assieme al regime palustre preesistente, non permette di valutare il decorso originale dei corsi d'acqua noti, che completano questo ricco panorama idrologico, quali il Lambro a Est, l'Olona, il Seveso e il Nirone a Nord, la Vettabia e il Lambro meridionale a Sud.
    Attualmente gran parte di questi corsi d'acqua, naturali e non, si trova sotto il manto stradale. A cielo aperto scorrono il Lambro, alla periferia orientale, il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese, l'uno entrando e l'altro uscendo dalla darsena di porta Ticinese, la Martesana, da Cascina Gobba alla Cassina de' pomm, la Vettabbia, da Morivione, e il Lambro meridionale, da piazza delle Milizie, senza contare le numerosissime rogge[24]. Il sistema non è naturalmente più navigabile, ma conserva inalterato il suo potenziale irriguo.
    Oltre a queste importanti vie idriche, a Milano convergono storicamente importanti vie di comunicazioni di importanza regionale, nazionale e internazionale.


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    Scorcio di Milano verso nord,
    con le montagne del
    lago di Como.

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    Vista aerea della città
    Innanzitutto occorre considerare la rete stradale romana, la via Aemilia in primis, nata nel 187 a.C. per collegare l'Adriatico agli insediamenti pedeappenninici, proseguita in età augustea fino a Mediolanum e ad Augusta Praetoria. Si annoverano quindi la strada per Comum e i passi transalpini, la pedemontana per Bergomum e le provincie venete e a sud quella diretta a Ticinum, cioè Pavia e i paesi dei Liguri. Più tarda è la strada del Sempione.
    Tale proficua collocazione nel contesto di una pianura molto fertile, ha influenzato notevolmente la storia della città ed il ruolo che essa ha avuto nei confronti della nazione italiana e dei paesi transalpini.
    La superficie che occupa attualmente Milano ha dimensione superiori a quella di alcune città europee come Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Dublino. La continuità abitativa si è estesa oltre i confini amministrativi, formando coi comuni contermini e alcuni di cintura un'unica conurbazione. Un sostanziale ampliamento territoriale era avvenuto invece nel 1923 con l'incorporazione di dieci comuni limitrofi, che ora sono quartieri della città. Milano attualmente è suddivisa in nove zone, denominate municipi circoscrizionali, con poteri di ordinaria amministrazione e consultivi.
    Piazza Duomo dista 39 km da Lodi, 42 da Pavia, 47 km da Como, 56 km da Bergamo, 58 km da Varese, 63 km da Lecco, 80 km da Brescia, 85 km da Cremona, 140 km da Sondrio, 189 km da Mantova.


    Clima

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    Pomeriggio d'inverno in centro

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    Estate lungo la Martesana

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    Nevicata sul Castello Sforzesco
    Milano è situata a occidente del bacino della Val Padana, e tale posizione le conferisce (il mare è abbastanza lontano) un clima semi-continentale. Secondo la Classificazione dei climi di Köppen, Milano ha un clima Cfa (humid sub-tropical), ossia temperato umido con estate calda.
    Come in tutte le grandi città del mondo l'isola di calore sovrastante l'abitato rende le temperature più elevate rispetto alle campagne circostanti, soprattutto in inverno (con differenze in situazioni estreme anche di oltre i 3 °C). Tale fenomeno riguarda soprattutto i quartieri centro-settentrionali, più densamente abitati, che godono anche di nebbie più rare rispetto alle aree meridionali e alle campagne circostanti. Le temperature di Milano Brera, le cui medie storiche 1961-1990 rappresentano bene il clima della città, vanno dai +1 ÷ +5 °C in gennaio ai +20 ÷ +29 °C in luglio. Le aree periferiche registrano temperature medie più basse (intorno a 1 °C).
    Milano, come gran parte della Pianura Padana, soffre di scarsa ventilazione e ciò favorisce il ristagno delle nebbie e degli inquinanti.Gli inverni milanesi sono più freddi rispetto a quelli delle città costiere, senza però raggiungere gli estremi tipici dei climi continentali dell'Europa centrale, grazie alla protezione fornita dalla catena delle Alpi. Le estati sono calde e poco ventilate e molto umide e quindi decisamente afose (come in tutta la Pianura Padana soprattutto occidentale) ma interessate da diversi temporali che attenuano temporaneamente la calura: i mesi compresi tra giugno e agosto sono infatti discretamente piovosi. Nel complesso, le precipitazioni nell'area milanese sono ben distribuite nel corso dell'anno anche se la stagione invernale registra periodi relativamente lunghi senza precipitazioni con un minimo di circa 40 mm a febbraio: sono piovose anche le stagioni intermedie e specialmente il medio autunno e la primavera. Leggermente più scarse le precipitazioni nella periferia sud e maggiori in quella nordest. Tuttavia negli ultimi anni i giorni di piogge sono andati diminuendo a favore di fenomeni più intensi ma più brevi.
    Prima degli anni settanta le nevicate invernali sono state più frequenti che negli anni successivi. Considerando il periodo che va dagli anni sessanta ai 2000 la media nivometrica della città di Milano (i cm totali medi neve di accumulo annuo) è più bassa di molte città del nord-ovest e della Emilia-Romagna (come Piacenza, Parma, Bologna, Torino ma più elevata di altre città del nord-est (Udine, Verona, Venezia, più vicine al mare), si ferma a 21 cm annui in città (riferita al periodo a cavallo tra gli anni sessanta e gli anni ottanta); ma nei comuni dell'hinterland la media nivometrica può avvicinarsi anche ai 30 cm; tra gli episodi nevosi di maggior rilevanza possono essere ricordati quello del gennaio 1985, che registrò accumuli al suolo fino a 70 cm, l'episodio di fine gennaio 2006 che portò fino ad un totale di 40 cm totali e quello del 6-7 gennaio 2009 che ha registrato fino ad un totale di 40 cm con persistenza del manto nevoso nell'hinterland meridionale fino a 15 giorni.
    Gli estremi termici di Milano dal 1763 a oggi sono stati di -17,3° nel 1855 e 39,8° nel 2003.L'umidità è statisticamente presente durante tutto l'anno in special modo nei mesi invernali e durante la notte. Tuttavia i giorni di nebbia si stanno facendo facendo via via meno frequenti. Le nebbie sono favorite sia dal cielo sereno, che consente il raffreddamento da irraggiamento, sia dal suolo superficialmente umido, dalla tipica scarsa ventilazione della Pianura Padana occidentale e da particolari configurazioni bariche invernali come i regimi altopressori che in questo periodo dell'anno tendono a presentarsi con una certa frequenza.


    Storia

    Età antica

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    L'antica Milano romana
    (Mediolanum)con le mura
    e le porte, il forum
    (piazza principale), il teatro,
    l'anfiteatro, il circo,
    il palazzo imperiale,
    la zecca, le terme Erculee,
    il mausoleo
    imperiale e le basiliche paleocristiane

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    Vista panoramica delle colonne
    di San Lorenzo e della
    Statua di Costantino.
    Milano fu fondata dai Celti appartenenti alla cultura di Golasecca. Nel V secolo a.C. si assiste al declino dei centri golasecchiani posti lungo il corso del Ticino, probabilmente a vantaggio di una rete di traffici gravitante attorno al nuovo centro proto-urbano di Mediolanum (dal latino "in mezzo alla pianura"). La carta di distribuzione dei ritrovamenti della prima età del Ferro mostra che l'insediamento golasecchiano (V secolo a.C.) occupava un'area di circa 12 ettari attorno al futuro Foro (piazza San Sepolcro).
    Lo stanziamento celtico del IV secolo a.C. segna convenzionalmente il passaggio dalla prima alla tarda età del Ferro in Italia settentrionale. Gli Insubri si stanziarono nella piana tra Ticino e Oglio. La fondazione avvenne, secondo il racconto di Tito Livio ripreso in epoca medioevale da Bonvesin de la Riva, ad opera di Belloveso, nipote del re dei Galli Biturigi. In base ai ritrovamenti archeologici, l'oppidum celtico doveva avere medesima localizzazione ed estensione dell'insediamento golasecchiano, ma non sono mai venute alla luce opere difensive urbane, probabilmente costruite in legno e terra, cosa che spiega l'attribuzione della definizione di "villaggio" da parte di Polibio e Strabone.
    Dopo essere stata la più importante città dei Galli Insubri, nel 222 a.C. venne occupata dai Romani, in seguito a un aspro assedio posto dai Consoli Gneo Cornelio Scipione Calvo e Marco Claudio Marcello. La conquista fu contrastata dalla discesa di Annibale al quale la popolazione locale si alleò. Fu solo nei primi anni del II secolo a.C. che gli Insubri e i confinanti Boi si assoggettarono alla dominazione romana. I Romani la chiamarono Mediolanum, che probabilmente riproduce il toponimo celtico Medhelan. Questi toponimi significano "paese in mezzo alla pianura" oppure "luogo fra corsi d'acqua", data la presenza dell'Olona, del Lambro e del Seveso. Un'altra ipotesi etimologica si basa sul primo simbolo della città, la scrofa semilanuta (in medio lanum). La discussione tra le due etimologie è ancora aperta, estesa a una ventina di altre ipotesi.
    La leggenda narra che all'arrivo dei Romani gli Insubri prelevarono le insegne auree della città, poste nel tempio di Belisama (per Cesare, il tempio di Minerva, con la quale la divinità celtica veniva identificata), per portarle al sicuro, in montagna. L'importanza militare, politica ed economica portò Milano a essere riconosciuta municipium e poi colonia imperiale, fino a diventare capoluogo della Transpadana, capitale dell'Impero e residenza imperiale dal 286 al 402 d.C.
    Dopo che Giulio Cesare aprì la Britannia ai commerci e all'influenza romani con soldati mediolanensi, alla crescita dell'importanza militare si accompagnò il riconoscimento politico. Al momento della suddivisione dell'Impero Romano effettuata da Diocleziano nel 286 (Tetrarchia), Milano divenne, con Treviri, capitale dell'Impero romano d'Occidente.
    A Milano, nel 313 d.C. Costantino si accordò con Licinio per consentire, con l'Editto di Milano o Editto di Costantino, la pratica del culto cristiano. Subito si iniziarono a costruire numerose basiliche. Ecco cosa racconta Ausonio della Mediolanum del 380-390:

    « A Mediolanum ogni cosa è degna di ammirazione, vi sono grandi ricchezze e numerose sono le case nobili. La popolazione è di grande capacità, eloquenza ed affabile. La città si è ingrandita ed è circondata da una duplice cerchia di mura. Vi sono il circo, dove il popolo gode degli spettacoli, il teatro con le gradinate a cuneo, i templi, la rocca del palazzo imperiale, la zecca, il quartiere che prende il nome dalle terme Erculee. I cortili colonnati sono adornati di statue di marmo, le mura sono circondate da una cinta di argini fortificati. Le sue costruzioni sono una più imponente dell'altra, come se fossero tra loro rivali, e non ne diminuisce la loro grandezza neppure l'accostamento a Roma. »
    (Ausonio, Ordo urbium nobilium, VII.)

    Nel periodo del vescovo Ambrogio e dell'imperatore Teodosio I, che dichiarò il Cristianesimo l'unica religione dell'impero con un suo editto, Milano fu il centro più influente della Chiesa d'Occidente (qui Sant'Agostino si convertì al cristianesimo nel 386 e ricevette il battesimo l'anno seguente).

    Età medievale

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    Un "Ambrosino",
    moneta milanese
    del 1300.
    Oggi la città premia
    con gli Ambrogini
    i cittadini benemeriti
    Milano seguì poi le vicende della decadenza dell'edificio imperiale romano. Nel 402 d.C., dopo un lungo assedio, la città riuscì a respingere i Visigoti comandati dal re Alarico: dopo questi fatti l'imperatore Onorio prese la decisione di spostare la sede della capitale dell'impero da Milano a Ravenna. Allo sfaldamento della società tardo-antica e alla conseguente crisi demografica, fece da contraltare il primo insediamento di un popolo germanico: quello degli Eruli di Odoacre.

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    Mosaico bizantino
    ritraente Giustiniano I

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    Raffigurazione della Battaglia
    di Legnano,importante per la
    risurrezione della città
    Nel 493, I Goti guidati da Teodorico sconfissero Odoacre che aveva deposto l'ultimo imperatore romano d'occidente, Romolo Augusto. La sempre più precaria situazione politica e militare causò però alla città diverse ferite e Milano conobbe, nel 539, la sua prima distruzione: l'imperatore romano d'Oriente Giustiniano I (527-565), deciso a riconquistare i territori imperiali d'occidente, attaccò il re goto Teodato inviando in Italia al comando delle sue truppe i generali Belisario e Narsete, iniziando quella che diventerà la lunga Guerra gotica. Nel 539 Milano, per dissensi tra i due generali, si trovò alla mercé dei Goti di Uraia che la incendiarono e massacrarono la popolazione. A questo evento si deve la distruzione dei marmi e dei grandi edifici della Milano ex capitale dell'Impero, dalla basilica ai templi pagani, fino alle grandi e ricche ville patrizie che vennero letteralmente e sistematicamente spogliate ed infine date alle fiamme con tutta la città. Milano fu poi riconquistata (entro il 559) da Narsete, per opera di quest'ultimo ricostruita, e nel breve periodo bizantino potrebbe essere stata elevata a capitale della diocesi italiana (Italia del Nord), anche se ciò non è certo.
    Nel VI secolo, con l'arrivo dei Longobardi nella Pianura Padana si registrarono alcuni decenni di saccheggi e spogliazioni, ai quali seguì un primo impulso di rinascita. Dall'entrata a Milano di re Alboino, nel 569, il ripopolamento di centri urbani e campagna assunse ritmi sostenuti, donando al territorio una struttura che esprimeva la sintesi dell'elemento romano e di quello germanico. Dai nuovi dominatori, l'Alta Italia prese il nome di Langobardia Maior (da qui poi il termine Lombardia) e Milano divenne uno dei centri preminenti del nuovo regno. Capitale del dominio longobardo era la vicina Pavia ma anche Milano rivestì, per un breve periodo, questa funzione sotto il regno di Agilulfo e Teodolinda e del loro figlio Adaloaldo, dal 604 circa al 626 circa. Agilulfo scelse simbolicamente l'antica metropoli di Milano per presentarsi come re di tutta l'Italia e non solo dei Longobardi, tanto per l'incoronazione quanto come sua capitale (la residenza estiva era nella vicina Monza) e si proclamò, secondo quanto iscritto su una corona votiva, Gratia Dei rex totius Italiae. Accanto alla rivendicazione dell'unità tra Longobardi e Latini, per la prima volta nella storia longobarda compariva un riferimento alla volontà divina nella legittimazione del re.
    Il regno Longobardo finì nel 774 con la conquista di Pavia da parte di Carlo Magno che fatti prigionieri l'ultimo re Desiderio e la moglie, si proclamò Gratia Dei rex Francorum et Longobardorum e, nell'800, incoronato a Roma da Leone III, divenne il primo imperatore del Sacro Romano Impero, erede di quello romano d'Occidente.
    L'importanza di Milano fu confermata quale sede di un conte imperiale e di un vescovo. Con la deposizione di Carlo il Grosso (887), viene meno la capacità di governo centrale e sono proprio conti e vescovi ad esercitare il potere locale: la città evolve in libero comune estendendo la sua influenza su gran parte della Lombardia (XI secolo). L'accresciuta importanza e indipendenza portarono all'inevitabile scontro con l'Impero. Distrutta nell'aprile del 1162 da Federico I Barbarossa, rinacque dopo la vittoria della Lega Lombarda nella battaglia di Legnano del 29 maggio 1176.


    Ducato di Milano

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    Il biscione presente nello stemma
    dei Visconti sull'Arcivescovado,
    è diventato uno dei simboli
    della città di Milano
    Nel tardo Medioevo Milano vide la lotta delle famiglie della Torre (o Torriani) e Visconti per il possesso della città con il predominio di quest'ultima che lascerà il passo solo alla metà del XV secolo, all'alba del Rinascimento alla famiglia Sforza.

    Età moderna

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    Milano come appariva
    nel 1573, durante il governo
    di Filippo II

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    Milano dal 1796 al 1799
    fu capitale della
    Repubblica Cisalpina

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    L'ingresso a Milano di Napoleone,
    il 15 maggio 1796, dipinto da
    Giuseppe Pietro Bagetti

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    Palazzo Reale di Milano
    Anche la Francia, però, avanzava diritti di successione sul ducato e Luigi XII nel 1499 invase il ducato scacciandone Ludovico il Moro. Carlo V d'Asburgo in quanto imperatore del Sacro Romano Impero, vi intronò Francesco II Sforza che morì senza eredi nel 1535 e Carlo V, con "diploma imperiale" nominò duca il proprio figlio Filippo II.
    I diritti spagnoli sul ducato furono riconosciuti definitivamente con la pace di Cateau-Cambrésis (1559). La dominazione spagnola inizia con un lungo periodo di pace (1535-1620). Carlo V emana le Costitutiones Mediolanensis Dominii che lasciano al ducato un'ampia autonomia di governo, con l'unico vincolo di fedeltà al sovrano, ma creano un pernicioso dualismo con gli uffici regi che non sarà mai completamente superato. Fa anche redigere l'estimo del Ducato, che dovrebbe consentire una migliore esazione fiscale: in realtà provoca resistenze nelle oligarchie che controllano il governo cittadino e ducale e nel clero, che non vogliono rinunciare a privilegi e immunità. Inizia così un inasprimento fiscale che non cesserà che nel 1706.
    La devastante peste del 1629-1630 segnò profondamente la città e la sua cultura, tanto da essere stata in seguito ripresa dal Manzoni, sia ne I promessi sposi sia nella Storia della colonna infame, scritto d'alto pregio storico e sociale - sebbene poco conosciuto - nel quale il Manzoni propone una riflessione profonda sugli errori commessi dai giudici per arrivare a una sentenza di condanna per due dei presunti untori, abusando del loro potere.
    Pochi sono i segni evidenti rimasti a Milano della dominazione spagnola: i bastioni, demoliti però tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo; la chiesa barocca di San Giuseppe, in via Verdi, e il collegio Elvetico in via Senato. Infine, la darsena di porta Ticinese, fatta scavare dal conte di Fuentes nel 1603.
    Il XVIII secolo vide Milano passare dalla dominazione spagnola a quella austriaca che continuò fino all'epoca napoleonica, eccezion fatta per una parentesi di tre anni in cui la città passò sotto il controllo del Regno di Sardegna tra il 1733 e il 1736. Fu un periodo di rifiorimento culturale che conobbe l'opera di intellettuali come Pietro Verri, Cesare Beccaria e Paolo Frisi.
    Con la morte di Carlo II di Spagna, dilagò la grande guerra per la successione. Il 24 settembre 1706 Eugenio di Savoia fu alle porte di Milano e il governatore spagnolo, il principe di Vaudémont, abbandonando precipitosamente la città la lasciò in balia della nuova dominazione austriaca. Seguì il governatore Massimiliano Carlo Alberto di Löwenstein-Wertheim-Rochefort che venne ricordato per aver ricostruito il teatro di corte distrutto in un incendio. L'Austria fu sovrana di Milano fino al 9 maggio 1796 data in cui l'arciduca Ferdinando d'Asburgo-Este lasciò la città a causa dell'arrivo di Napoleone impegnato nella campagna d'Italia.Dal 1796 al 1799 Milano fu capitale della Repubblica Cisalpina, dal 1802 al 1805 capitale della Repubblica Italiana e dal 1805 al 1814 capitale del Regno d'Italia (1805-1814).
    L'arrivo di Napoleone Bonaparte suscitò un'ondata d'entusiasmo nei milanesi che videro in lui la realizzazione dei nuovi ideali rivoluzionari francesi tanto attesi durante il periodo conservatore degli Asburgo. L'esercito repubblicano entrò a Milano il 15 maggio e, dopo circa un anno di disordini di ispirazione giacobina, ne seguì la costituzione della Repubblica Cisalpina nel 1797. Essa tuttavia non ebbe vita facile perché, partito Napoleone, Milano ricadde nel giacobinismo e non riuscì a opporre alcuna resistenza al ritorno degli austriaci nel 1799 che intrapresero una cieca repressione. Dopo la nomina di Napoleone a primo console, grazie alla vittoria sul campo di Marengo, Milano torna ad essere il fulcro politico e culturale d'Italia, grazie alla fondazione del Regno d'Italia, con capitale proprio il capoluogo lombardo.


    Età contemporanea (fino al 1945)

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    Rappresentazione di un
    episodio delle Cinque giornate

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    Panoramica di Milano nella
    seconda metà dell'Ottocento

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    L'Alfa Romeo, un'industria simbolo
    per Milano tra le due guerre mondiali

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    Piazza San Sepolcro nel 1919,
    riunione celebrativa di
    Benito Mussolini
    con Camicie nere

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    Resti della Galleria Vittorio
    Emanuele II bombardata
    nel 1943

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    Panzer tedeschi presenti in
    Piazza del Duomo nel 1943

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    La zona compresa tra San Babila
    e largo Augusto dopo un bombardamento
    aereo nel 1943

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    I corpi di Benito Mussolini
    e di Claretta Petacci esposti in
    Piazzale Loreto 1945
    Alla caduta del Bonaparte, con il Congresso di Vienna (1815), Milano tornò sotto il dominio austriaco, non più come ducato, ma come capitale del neonato Regno Lombardo-Veneto, e vi rimase fino al 1859 quando in seguito alla seconda guerra di indipendenza, entrò a far parte del Regno di Sardegna che divenne Regno d'Italia dal 1861.
    Dopo l'annessione di Roma allo Stato italiano e la sua trasformazione in capitale, per diverso tempo Milano venne qualificata con il titolo di Capitale morale; la definizione è attribuita di Ruggero Bonghi come parola d'autore coniata negli anni in cui dirigeva La Perseveranza, e conobbe una certa diffusione sulla scia del successo della Fiera industriale del 1881. Con essa si alludeva al carattere milanese dall'epoca decisamente più avanzato nell'industrializzazione e nella modernità.
    Nel 1883 fu inaugurata a Milano, in via Santa Radegonda, la prima centrale elettrica d'Europa, la seconda al mondo dopo quella di New York.
    A cavallo del XIX e XX secolo, Milano conobbe uno straordinario sviluppo industriale e del terziario che la pose al centro delle vicende economiche del Paese. Fu sede dell'Esposizione Universale del 1906, che celebrava l'apertura del Traforo del Sempione. Lo sforzo bellico durante la prima guerra mondiale fece registrare un forte sviluppo dell'industria non solo pesante, con conseguenti difficoltà nella riconversione postbellica; ciò si unì alla delusione per le molte aspettative di maggiore benessere e democrazia ingenerate, non solo in Italia, dalla propaganda per l'arruolamento: dapprima le tensioni sociali sfociarono in quello che gli storici chiamano il biennio rosso, in reazione al quale trovò nuova linfa il fascismo.
    Milano, come aveva detto Gaetano Salvemini, una città che tende ad anticipare i fenomeni politici "Quello che oggi pensa Milano, domani lo penserà l'Italia".
    Milano era, all'inizio del XX secolo, per la sua composizione sociale, una città a forte connotazione socialista: Filippo Turativi aveva fondato nel 1889 la Lega Socialista Milanese e fu tra i fondatori, nel 1892 del Partito Socialista Italiano. L'organo del partito, il quotidiano Avanti!, ebbe qui a partire dal 1911 la sua sede e Benito Mussolini ne fu uno dei direttori (1913-1914). Socialisti furono gli ultimi due sindaci eletti democraticamente, Emilio Caldara[68] nel 1914 e Angelo Filippetti nel 1920.
    Milano fu, per contrappunto, anche la culla del movimento fascista, che vi venne fondato il 23 marzo 1919 col nome di Movimento dei Fasci italiani di combattimento nella sala del Circolo dell'Alleanza Industriale in piazza San Sepolcro. Durante la seconda guerra mondiale Milano registrò i più gravi bombardamenti aerei mai subiti da una grande città italiana. Nell'agosto del 1943, durante la cosiddetta settimana d'inferno[Sensazionalismo non enciclopedico], 870 aerei inglesi rovesciarono 1430 tonnellate di bombe dirompenti e più di 1000 di ordigni incendiari, che distrussero un terzo dell'area edificata e colpirono il 50 per cento degli edifici. L'obiettivo del Bomber Command inglese era appunto la creazione di un vortice di fuoco atto a distruggere la città[Palese sciocchezza, esagerazione] (il maggiore centro industriale, economico e finanziario del paese) e costringere la nazione a uscire dalla guerra. La notte del 13 agosto furono infatti sganciati anche 220.000 spezzoni incendiari. A causa, però, delle condizioni climatiche tipicamente umide della Pianura Padana, dei materiali da costruzione utilizzati per gli edifici e dell'urbanistica della città, con i grandi viali a separare i quartieri, l'incendio non avvampò con la stessa facilità con cui si propagava nelle città tedesche. Gli aerei sganciarono le bombe da quote molto elevate, colpendo a caso gli edifici del centro storico. Il Teatro alla Scala, Palazzo Marino, la Rinascente, la sede del Corriere della Sera, gli stabilimenti della Pirelli e della Breda vennero totalmente distrutti[Palese esagerazione] mentre la Galleria Vittorio Emanuele fu scoperchiata. Il Duomo fu risparmiato nonostante il crollo di decine di statue. Colpiti pure il Castello Sforzesco, la chiesa di Santa Maria delle Grazie, Palazzo Reale, la Pinacoteca Ambrosiana e l'ospedale Fatebenefratelli. I tram e le filovie erano inutilizzabili. Oltre 500.000 persone furono costrette a lasciare la città, di cui 250.000 senza tetto. Tragica fu la strage dei 184 bambini della scuola elementare di Gorla, il 20 ottobre 1944. Diciassette aerei del 451º Bomb Group, fallito il bersaglio (gli stabilimenti Breda) perché fuori rotta, sganciarono 170 bombe da duecento chili sui quartieri di Gorla, Precotto e Turro. Una di queste colpì le scale della scuola mentre i bambini, gli insegnanti e il personale cercavano di raggiungere i rifugi: quel giorno si contarono 614 vittime.
    Il 29 aprile 1945 i corpi di 18 gerarchi fascisti tra cui Mussolini stesso vennero esposti in Piazzale Loreto. I gerarchi erano stati fucilati da un gruppo di partigiani comandati da Walter Audisio il pomeriggio del 28 aprile. La folla, iniziò a calpestare e colpire i corpi ricoprendoli di sangue e sputi, solo grazie all'intervento di vigili del fuoco e partigiani i cadaveri furono sottratti all'ira della folla e appesi " a testa in giù" sulla pensilina del distributore presente nella piazza.


    Il secondo dopoguerra

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    Foto aerea dei nuovi
    grattacieli di Porta Nuova
    Città emblema della Resistenza (il 25 aprile, festa nazionale della Liberazione, ricorda l'insurrezione generale partigiana del 25 aprile 1945 che ha portato alla liberazione della città), fu, nel secondo dopoguerra, uno dei motori della ricostruzione industriale e culturale del Paese.
    A Milano si svolsero alcuni dei maggiori scontri del '68 italiano e qui ci fu il primo episodio della cosiddetta Strategia della tensione (il 12 dicembre 1969 con la strage di Piazza Fontana). Dalla fine degli anni ottanta la città venne spesso ricordata come "Milano da bere", denominazione derivante da uno slogan pubblicitario diventato simbolo di un'epoca in cui essa e l'intera nazione potevano godere di un benessere diffuso.
    Nell'ultimo quarto di secolo la città fu al centro della politica italiana: con l'ascesa al governo della classe dirigente milanese del PSI - guidata da Bettino Craxi - al governo nazionale, poi con lo scandalo di Tangentopoli, poi ancora con l'ascesa dell'imprenditore milanese Silvio Berlusconi, a guida di una coalizione di centrodestra.
    Oggi Milano è un importante centro commerciale ed industriale sia all'interno dell'Unione Europea che a livello internazionale oltre che essere il maggior polo Italiano per i servizi e il terziario, la finanza, la moda, l'editoria e l'industria. È inoltre sede della Borsa valori (in Piazza Affari), gestita da Borsa Italiana S.p.A, uno dei più importanti centri finanziari d'Europa ed è un grande polo di attrazione per le sedi amministrative di decine di multinazionali. È uno dei maggiori centri universitari, editoriali e televisivi d'Europa. È sede del polo fieristico con la maggior superficie espositiva d'Europa.
    Nel dicembre 2009, il Premier Silvio Berlusconi viene ferito al volto da un cittadino tramite una statuetta del Duomo di Milano scaraventata con violenza sul viso del politico. Tale episodio venne definito "Atto di terrorismo".
    Con la giunta guidata dal sindaco Moratti, è iniziato il grande progetto dell'esposizione universale 2015, chiamata io expo, e tu?. Dopo che il Bie (Bureau International des Expositions) ha assegnato ufficialmente a Milano l'investitura di città ospitante il 31 marzo 2008, sono partiti i lavori di preparazione che porteranno alla città tre nuove linee metropolitane, numerose nuove infrastrutture e un giro d'affari che si stima attorno ai 40 miliardi di euro. Nell'ottobre del 2010, il Bie ha esaminato i programmi e i progetti adottati dalla città e li ha approvati, dando il via libera definitivo.
    La città di Milano è presente nelle pubblicazioni del Globalization and World Cities Study Group dell'Università di Loughborough, dove nel 2004 è stata classificata come incipient global city insieme ad Amsterdam, Boston, Chicago, Madrid, Mosca e Toronto.


    Monumenti e luoghi d'interesse

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    L'ultima cena di
    Leonardo da Vinci

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    La Galleria Vittorio
    Emanuele II di sera
    Gran parte del patrimonio artistico-architettonico di Milano si trova nel centro storico, che deve il suo aspetto attuale a numerosi rimaneggiamenti urbanistici effettuati tra l'unità d'Italia e il primo dopoguerra.
    Il monumento simbolo della città è la cattedrale di Santa Maria Nascente, più conosciuta con il nome di Duomo di Milano, situata nell'omonima piazza, centro della vita economica e culturale cittadina. A breve distanza si trova il settecentesco Teatro alla Scala, uno dei teatri lirici più famosi al mondo. A collegare Piazza della Scala e Piazza del Duomo è la galleria Vittorio Emanuele II, un passaggio coperto con strutture di ferro e vetro a vista in stile eclettico.
    Altro monumento simbolo di Milano è il Castello Sforzesco, originariamente concepito come struttura esclusivamente militare, fu poi ridisegnato come elegante corte per i signori della città. Più ad est si trovano la basilica di Sant'Ambrogio, considerata la seconda chiesa più importante della città, e il complesso ospitante la chiesa di Santa Maria delle Grazie e il Cenacolo Leonardesco, dichiarato patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. Altro sito di notevole interesse artistico è il Cimitero Monumentale, che ospita le tombe dei cittadini milanesi più illustri; di più moderna realizzazione si possono trovare la Stazione Centrale, costruita in uno stile che unisce la maestosità delle strutture fasciste a decorazioni in stile liberty, e lo stadio Giuseppe Meazza, chiamata La Scala del calcio.
    La città inoltre è ricca di musei e gallerie d'arte; il più famoso è certamente la pinacoteca di Brera che assieme al museo Poldi Pezzoli e alla pinacoteca Ambrosiana costituisce la rete delle più famose gallerie d'arte milanesi. Un altro notevole circuito di musei è formato dalle case museo milanesi. La Triennale di Milano, sede di esposizioni di arte moderna forma con il PAC le sedi espositive per l'arte moderna a Milano. A questi vanno aggiunti i musei a carattere scientifico, il Planetario di Milano e l'Osservatorio astronomico di Brera, nonché le decine di musei minori, come i musei del Castello Sforzesco.


    Architetture religiose

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    Duomo di Milano,
    simbolo della città
    Milano è ricca di antiche chiese di grande importanza, tra le quali la più celebre è certamente il Duomo, cattedrale gotica divenuta nel mondo simbolo della città. Il capoluogo lombardo ospita però molti altri edifici religiosi di grande valore storico ed artistico e tra questi in particolare sono da ricordare le quattro basiliche paleocristiane: Sant'Ambrogio, considerata da sempre il massimo esempio dell'architettura romanica lombarda, è certamente uno dei più antichi monumenti dell'arte cristiana, la Basilica di San Lorenzo, edificio a pianta centrale bizantino conosciuto anche per la vicinanza con le famose colonne, San Nazaro e San Simpiliciano, legate come le precedenti alla figura del vescovo Ambrogio.

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    La basilica di
    Sant'Ambrogio, seconda chiesa
    per importanza della città
    Il centro storico milanese ospita inoltre la chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, contenente un celebre ciclo di affreschi di autori quali Bernardino Luini e Simone Peterzano tale da essere definita la cappella sistina lombarda, la chiesa di Sant'Antonio Abate, riedificata alla fine del XVI secolo secondo i canoni della controriforma e sede di opere di Giulio Cesare Procaccini e del Cerano; la barocca chiesa di Sant'Alessandro si affaccia invece su una delle piazze meglio conservate della Milano precedente agli interventi ricostruttivi postbellici.
    La chiesa di San Giuseppe, a poca distanza dal Teatro alla Scala, è considerata il primo edificio genuinamente barocco della città, mentre Santa Maria presso San Satiro rimane celebre per il finto coro progettato da Bramante tramite la tecnica del trompe-l'œil; sono da ricordare la Chiesa di San Marco e la Basilica di Sant'Eustorgio, che ospita la cappella Portinari, considerata uno dei capolavori del Rinascimento lombardo. Celebre in tutto il mondo è la chiesa di Santa Maria delle Grazie, inclusa con il Cenacolo Vinciano nell'elenco dei Patrimoni dell'Umanità redatto dall'UNESCO.
    Esternamente all'area urbana sorgono due importanti complessi monastici: la Certosa di Garegnano con i suoi importanti affreschi opera di Simone Peterzano e l'Abbazia di Chiaravalle, uno dei primi esempi di gotico in Italia. Di grande rilevanza artistica è inoltre il Cimitero Monumentale con il proprio famedio, ricchissimo di sculture funerarie di varie epoche e stili.


    Architetture civili

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    Vista aerea del Castello Sforzesco

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    Corso Venezia, zona ricca
    di palazzi nobiliari
    Il centro di Milano è ricco di palazzi, costruiti soprattutto nei secoli XVII e XVIII come dimore private delle maggiori famiglie della città; gli stili architettonici rappresentati nel centro cittadino sono moltissimi, dal neogotico, barocco ed eclettico sino al liberty e al razionalismo del dopoguerra. La storia degli edifici civili milanesi si estende però fino ai giorni nostri, comprendendo le numerose architetture moderne caratterizzanti le zone di più innovativa concezione del territorio cittadino.
    Milano non ha mai avuto un centro di potere civile adeguato alla propria importanza: tale fatto è dovuto principalmente alla mancanza di una corte all'interno della città a partire dal XVI secolo, quando venne perduta l'indipendenza. Fra i palazzi pubblici, infatti, vanno ricordati solo il medievale Palazzo della Ragione (inserito nel complesso di piazza Mercanti) e il successivo Palazzo Reale, per secoli sede rappresentativa del governo della città; dopo la costruzione del Castello Sforzesco, evidentemente catalogato tra le architetture militari, Milano non diede più alla luce un edificio di concezione pubblica sino al 2010, quando fu inaugurato Palazzo Lombardia. Maggiore importanza avevano le dimore private, fra le quali vanno ricordati Palazzo Marino (ora sede dell'Amministrazione Comunale), Palazzo Litta, Palazzo Belgioioso. Interi quartieri, come quello intorno a via Monte Napoleone o a Corso Venezia, sono composti di palazzi nobiliari in stile neoclassico.


    Architetture militari
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    Arco della Pace

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    Porta Ticinese
    Le mura di Milano si sono evolute negli anni con la città: dal primo nucleo romano, si passa alla cinta medievale, per finire con l'ultima cinta più esterna, più conosciuta come "mura spagnole". Delle mura romane rimangono solo delle rovine; delle mura medievali rimangono dei rarissimi tratti scoperti che sopravvissero alla conversione delle mura in abitazioni una volta costruite le mura spagnole, all'epoca della loro costruzione le più estese d'Europa, abbattute per gran parte fra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento per ragioni viabilistiche.
    Oltre ad alcuni tratti delle antiche mura spagnole lunghi in totale circa un chilometro, restano a ricordare le cinte murarie alcune delle porte urbiche sulla cinta medievale, come Porta Nuova e porta Ticinese, mentre sulla cinta esterna le porte sono state quasi tutte conservate: dalla manierista Porta Romana, le rimanenti risalgono alla sistemazione austriaca dei bastioni in stile neoclassico.
    L'architettura militare più imponente è il Castello Sforzesco, architettura militare convertita nel rinascimento ad elegante corte ad opera dei duchi di Milano: la fortezza era comunque tra le maggiori dell'epoca, tanto che il castello non fu mai espugnato in battaglia, bensì ogni volta grazie al tradimento del castellano. Usato esclusivamente come caserma militare dai governi stranieri, fu restaurato e trasformato a fine Ottocento in un grande complesso museale, e ornato dai giardini dell'omonima piazza e dal Parco Sempione.


    Aree naturali

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    I Giardini Pubblici
    Indro Montanelli
    Tre sono i parchi urbani storici della città: i Giardini Pubblici (oggi dedicati a Indro Montanelli), il Parco Sempione e il Parco Ravizza. Fino agli anni trenta del XX secolo il centro storico era ricco di giardini privati, oggi molto ridotti e sostituiti da lottizzazioni residenziali. Altri parchi urbani di medie dimensioni, di realizzazione più recente, sono il Parco delle Basiliche, il Parco Don Giussani, il Parco Vittorio Formentano.
    Parchi di estensione maggiore si trovano fuori dall'area edificata: il Parco Lambro, il Parco Forlanini, il Parco delle Cave, il "Boscoincittà" ed il Parco di Trenno.


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    Parco Sempione
    Per la sua particolarità, si segnala il "Monte Stella", ricavato dalle macerie degli edifici bombardati nella seconda guerra mondiale.
    Nella zona nord del territorio comunale è posto il Parco Nord, a carattere sovracomunale. Un'ampia parte del territorio, ad est, sud e ovest, è invece compresa nel Parco Agricolo Sud Milano, una vasta area a carattere naturalistico e agricolo che circonda la città dai tre lati
    Ad est della città, presso l'Aeroporto di Linate, nel territorio dei comuni di Segrate e Peschiera Borromeo, si trova l'Idroscalo, un vasto bacino artificiale scavato nel 1928-1930 per l'ammaraggio e il decollo degli idrovolanti, e riconvertito già nel 1934 ad area per gare e attività sportive e uso balneare pubblico. Molto frequentato nei mesi estivi, l'Idroscalo è un po' "il mare dei milanesi". Nell'arco dell'anno l'area viene ancora utilizzata per manifestazioni sportive nautiche, come canottaggio, motonautica o sci d'acqua.


    Ricorrenze
    • Dal 18 marzo al 22 marzo: ricorrenza delle Cinque Giornate di Milano. I mezzi pubblici circolano pavesati con le bandiere tricolori, dell'Unione Europea e del comune di Milano.
    • 18 aprile: commemorazione incidente aereo al Grattacielo Pirelli.
    • 25 aprile: festa della Liberazione Nazionale. La data è stata scelta in ricordo dell'insurrezione partigiana di Milano del 25 aprile 1945.
    • 8 ottobre: commemorazione vittime disastro aereo di Linate.
    • 7 dicembre: Sant'Ambrogio (patrono della città). Festività cittadina, inaugurazione ufficiale della stagione teatrale del Teatro alla Scala e apertura della fiera degli Oh Bej! Oh Bej!.
    • 12 dicembre: commemorazione vittime attentato di Piazza Fontana.


    Musei

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    Cortile della Pinacoteca di Brera

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    Il Museo del Novecento,
    in Piazza del Duomo

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    Villa Reale, sede della
    Galleria d'Arte Moderna

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    Entrata del Memoriale della Shoah

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    Museo di Storia Naturale
    Milano possiede un notevole tesoro artistico ripartito in più collezioni; la città è un centro estremamente vitale di mostre ed attività culturali, con iniziative e centri d'apprendimento legati alla storia ed alla scienza. A Milano hanno sede 60 musei e 150 gallerie e studi d'arte.
    • La Pinacoteca di Brera è sicuramente la galleria d'arte più completa e celebre di Milano: ospita al suo interno una collezione tra le più ricche al mondo, contenendo opere dei più importanti artisti del panorama italiano ed internazionale, dal quattordicesimo al ventesimo secolo. La più antica galleria d'arte milanese è invece la pinacoteca Ambrosiana, fondata nel seicento dal cardinale Federico Borromeo assieme alla Biblioteca Ambrosiana, che espongono il Musico ed il Codice Atlantico Leonardo Da Vinci, oltre alla celebre Canestra di Caravaggio.
    • La casa Bagatti Valsecchi, che ospita una collezione d'arte e di oggetti d'arredo rinascimentali tra le meglio conservate d'Europa, fa parte del circuito delle case museo milanesi assieme al Poldi Pezzoli (arte dal rinascimento all'Ottocento), villa Necchi Campiglio, edificata nel 1935 da Portaluppi, e casa Boschi di Stefano, con opere dal Razionalismo al dopoguerra. Il Museo del Costume Moda Immagine espone all'interno degli appartamenti settecenteschi di Palazzo Morando la collezione di moda e costume dei Musei Civici e le vedute storiche di Milano.
    • Il Palazzo Reale, in sinergia con il Palazzo della Ragione e la rotonda della Besana, è la principale sede espositiva di mostre temporanee.
    • Il castello Sforzesco è invece sede di musei permanenti, come il Museo d'arte antica, con la Pietà Rondanini di Michelangelo e la Sala delle Asse di Leonardo, il Museo degli strumenti musicali, il Museo del mobile, la collezione d'Arti applicate ed una pinacoteca che raccoglie oltre 200 dipinti della pittura italiana dal XIII al XVIII secolo, con capolavori di Canaletto, Antonello da Messina, Mantegna, Tiziano.
    • Dal 2010 gli spazi museali cittadini si sono arricchiti del Museo del Novecento, posto nel palazzo dell'Arengario di piazza del Duomo, dopo una complessa ristrutturazione a cura dell'architetto Italo Rota, e delle Gallerie di Piazza Scala, ospitate all'interno di Palazzo Brentani e Palazzo Anguissola, con opere dedicate all'Ottocento e al Novecento italiano appartenenti alla Fondazione Cariplo, che costituiscono parte del progetto Gallerie d'Italia. La Galleria d'Arte moderna ospitata nella Villa che fu la reggia di Napoleone e dei Savoia, espone i maestri dell'Ottocento quali Hayez, Segantini, Pelizza da Volpedo, ed i cosiddetti Scapigliati.
    Milano non ha un museo di arte contemporanea; nella promozione e nel sostegno alla produzione artistica più giovane ricoprono un ruolo fondamentale la Triennale, che ospita mostre temporanee e il Museo del Design, i centri d'arte e le istituzioni senza scopo di lucro, tra i quali Careof, Fondazione Prada, Fondazione Trussardi, e le gallerie d'arte commerciali.
    • Il patrimonio archeologico dalla preistoria all'età romana è esposto principalmente al Museo archeologico presso i resti dell'antico Circo, oltre che all'Antiquarium nel parco dell'Anfiteatro, mentre alla storia della Milano Cristiana sono dedicati il Museo diocesano ed il Museo dell'Opera del Duomo.
    Tra i musei a carattere scientifico si possono annoverare il museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, celebre tra le altre cose per la mostra permanente su Leonardo da Vinci e il sottomarino Enrico Toti, ed il museo civico di Storia Naturale, il più grande museo di storia naturale italiano e tra i più importanti musei naturalistici d'Europa.
    Nell'autunno del 2011 è stato inaugurato il nuovo Museo Interattivo del Cinema (MIC) che ha sostituito il precedente Museo del Cinema. L'attuale nuova sede è situata in viale Fulvio Testi ed occupa parte dei locali della vecchia Manifattura Tabacchi. Il museo oltre a contenere un'esposizione di storici dispositivi legati alle immagini in movimento si caratterizza per una dotazione di postazioni interattive, presso i quali è possibile visionare parte dei materiali dell'archivio della Fondazione Cineteca Italiana.
    • Il 27 gennaio del 2013 è stato inaugurato il Memoriale della Shoah, situato sotto il binario 21 della Stazione Centrale, dove centinaia di ebrei venivano caricati su vagoni bestiame diretti ai campi di concentramento. Paragonabile ai pochi luoghi "reali" ed ancora esistenti in Europa delle atrocità naziste, i luoghi del Memoriale e l'adiacente binario 21 sono stati definiti "un grande reperto", una sorta di "scavo archeologico".


    Persone legate a Milano
    Sono numerose e varie le personalità celebri che a Milano sono nate, hanno vissuto a lungo o comunque hanno operato significativamente ed hanno stabilito dei saldi rapporti con la città, il suo spirito ed i suoi ruoli.
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    Ciao Serena piacere di conoscerti, io sono Patty , bentornata in forum e tra di noi :)
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    Mantova

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    - Info -

    Mantova (Mantua in latino e Màntua in dialetto mantovano) è un comune italiano di 48.684 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Lombardia.

    Dal luglio 2008 la città d'arte lombarda con Sabbioneta, entrambe accomunate dall'eredità lasciata loro dai Gonzaga che ne hanno fatto tra i principali centri del Rinascimento italiano ed europeo, è stata inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. La città è stata colpita durante il terremoto del 2012, ma senza vittime.

    Geografia fisica

    Mantova si trova nella regione Lombardia, non lontano dal confine con le regioni Veneto ed Emilia-Romagna.

    Territorio

    Idrografia


    « Non molto ha corso, ch'el trova una lama,
    ne la qual si distende e la 'mpaluda »

    (Dante Alighieri, Inferno, canto XX, vv. 79-80)

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    Profilo di Mantova

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    Mantova: visione autunnale
    del lago
    Nel XII secolo l'architetto ed ingegnere idraulico Alberto Pitentino, su incarico del Comune di Mantova, organizzò un sistema di difesa della città curando la sistemazione del fiume Mincio in modo da circondare completamente il centro abitato con quattro specchi d'acqua, così da formare quattro laghi: Superiore, di Mezzo, Inferiore e Paiolo; Mantova, di fatto, era un'isola.
    Alla campagna si accedeva attraverso due ponti - il Ponte dei Mulini e il Ponte di San Giorgio - ancora esistenti.
    In età comunale venne tracciato il Rio, un canale che taglia in due la città, collegando il lago Inferiore a quello Superiore. Altre dighe e chiuse consentirono un'adeguata difesa dalle acque.
    Nel XVII secolo una forte inondazione diede inizio ad una rapida decadenza: il Mincio, trasportando i materiali solidi, trasformò i laghi in paludi malsane che condizionarono ogni ulteriore sviluppo; fu prosciugato, allora, il lago Paiolo a sud, in modo che la città restasse bagnata dall'acqua solo su tre lati - come una penisola - ed oggi ancora si presenta così.
    Sono, quindi, tre gli specchi d'acqua, non d'origine naturale, ricavati nell'ansa del fiume Mincio che danno a Mantova una caratteristica del tutto particolare, che ad alcuni sembra quasi magica in quanto compare come una città nata dall'acqua. Nel 1984 è stato istituito il Parco del Mincio di cui il territorio del Comune di Mantova fa parte.


    Flora e Fauna

    Flora e fauna del territorio ruotano inevitabilmente attorno all'imponente presenza a Mantova dei laghi e delle acque che la cingono.Sorprendentemente nei laghi mantovani sono presenti i fiori di loto (Nelumbo nucifera), originari del Sud Est asiatico. Dalle sponde del parco pubblico di Belfiore, sul lago Superiore, è ben visibile l'isola galleggiante dei fiori di loto con la spettacolare fioritura in luglio-agosto-settembre. La loro bellezza è indubbia ma dal punto di vista ambientale l'introduzione del fior di loto è stata un'operazione discutibile dato che si tratta di una specie aliena dotata di forte capacità infestante che fa sì che siano oggetto di massicci interventi periodici di sfalcio per preservare l'integrità dei laghi. La loro introduzione in Italia è opera nel 1914 dei padri Saveriani di Parma che decisero di utilizzare la fecola ottenuta dai rizomi a scopo alimentare, come da secoli facevano i cinesi. Anna Maria Pellegreffi, giovane laureata in Scienze Naturali si occupò del trapianto dei rizomi nel Lago Superiore di Mantova nel 1921. La farina non ebbe successo nella cucina mantovana ma il fiore colonizzò i laghi. Il paesaggio emozionante e surreale che la distesa di fiori di loto concorre a creare ha dato vita anche a una leggenda sulla loro nascita in territorio. Si racconta che un giovane viaggiando per l'oriente conobbe una ragazza dagli occhi a mandorla e con la pelle profumata come i petali del fior di loto. Venuta a Mantova, la povera ragazza, nello specchiarsi nel lago, vi cadde, perdendo la vita. Il ragazzo allora gettò dei semi del fiore nel lago in modo che, fiorendo ogni estate, potessero ricordare con il loro profumo e la loro delicata bellezza la sua sposa e sconfitto dal dolore si tolse la vita sparendo anch'egli nelle acque del lago.
    Oltre al re incontrastato del lago, è facile vedere le specie autoctone come la castagna d'acqua (Trapa natans), detta anche trigol, particolarmente sviluppata sul lago di Mezzo con i suoi frutti forma di piramide e commestibili, le isolette di ranuncolo d'acqua (Nuphar luteum) con i loro fiori di colore giallo dorato, che aprendosi solo in parte mantengono la particolare forma rotondeggiante e le ninfee bianche con uno splendido fiore profumato che forma raggruppamenti vegetali assieme alle altre ninfee ed erbe galleggianti (morso di rana, salvinia, Ceratophyllum demersum etc).
    Sul margine, assieme alle canne palustri, salici piangenti e cariceti (la famosa carésa utilizzata per impagliare sedie e confezionare cappelli e altri prodotti artigianali), cresce l'ibisco di palude, autoctono e molto raro, che si trova oltre che nelle Valli del Mincio solo in Toscana, Friuli e Veneto.

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    Fauna e flora acquatica lacustre.
    Ormai scomparsa in questi territori, come in quasi in tutta Italia, la scargia(Stratiotes aloides).Gli uccelli trovano nei canneti e nelle acque del territorio palustre il luogo ideale per deporre le uova e trovare cibo. È la fauna aviare quindi quella più rappresentativa della zona anche più limitrofa alla città.
    L'airone rosso, le gallinelle d'acqua, le folaghe con tipico piumaggio nero in contrasto con il bianco che si estende sulla regione frontale, e altri anseriformi utilizzano il lago per "fabbricare" nidi galleggianti al limitare del canneto sulla riva o su accumuli vegetali mai troppo a largo, l'airone cenerino invece, nidifica sugli alberi vicini ai numerosi corsi d'acqua per l'irrigazione che si ramificano per i campi della provincia, luoghi di nidificazione e di caccia anche delle poiane dei tarabusi e delle più "riservate" civette.
    La famiglia degli aironi presenti nelle acque del Parco del Mincio, oltre al rosso e al cenerino comprende anche le garzette, svassi, sgarze ciuffetto e le nitticore. Solitamente questi uccelli si osservavano solo nei mesi tra aprile e settembre perché sono specie migratorie, ma negli ultimi anni hanno preferito sostare anche d'inverno.
    Tra le canne si nascondono i nidi della cannaiola e del basettino. Ma le dolci acque del lago e delle paludi del Mincio e del Po sono popolate anche dal pesce gatto, tinca, carpa, persico, anguilla e luccio.
    È possibile navigare i laghi di Mantova, con crociere che permettono di vedere tutta la città dall'acqua. Unendo l'aspetto storico, artistico e architettonico alla natura di un'oasi naturale più unica che rara.
    Lepri, fagiani e volpi possono essere i protagonisti di qualche incontro notturno nelle campagne mantovane.
    Rimpinzate dalle generose mani dei visitatori anche anatre e cigni sono da annoverare tra le specie presenti in "suolo" virgiliano, popolando, ormai senza troppi timori della presenza umana, le sponde dei laghi e regalando un forse inatteso contatto con la natura al turista della città d'arte.


    Clima

    Essendo una città dell'entroterra del Nord Italia, risente del clima rigido invernale dove non sono infrequenti le nevicate. La vicinanza della città al fiume Po porta come conseguenza che, in tutti i periodi dell'anno, il clima sia caratterizzato da una forte umidità: d'inverno si manifesta con grande frequenza il fenomeno della nebbia. Insistendo in uno spazio chiuso, com'è la Pianura Padana, d'estate il clima è afoso e umido, con poca ventilazione. La minima storica si ebbe il 16 febbraio 1929 con 19 gradi sotto zero mentre la massima si registrò il 7 luglio 1957 con 38,2 gradi all'ombra. Negli inverni degli anni dal 1930 al 1955 era abbastanza usuale che i laghi attorno alla città gelassero, almeno in parte; dopo una gelata eccezionale nel rigidissimo inverno 1885, una nuova gelata completa della superficie lacustre, prolungatasi per più di una settimana, si ebbe nella prima quindicina di febbraio 2012.

    Origini del nome

    Il mito della fondazione della città è legato a doppio filo con la storia della profetessa Manto, che la tradizione greca vuole figlia dell'indovino tebano Tiresia. Le vicende narrate nel mito vedono una dicotomia di questo personaggio (come anche accadde per quello di Longino): fonti greche narrano che Manto, fuggita da Tebe, si fermò nell'attuale Turchia; altre invece descrivono il suo arrivo, dopo lungo errare, nel territorio, allora completamente palustre, che oggi ospita la città. In questo luogo creò un lago con le sue lacrime; secondo la leggenda queste acque avevano la magica proprietà di conferire capacità profetiche a chi le beveva. Manto avrebbe incontrato e sposato la divinità fluviale Tybris (il Tevere) re dei Toscani, e il loro figlio Ocno (detto anche Bianore) avrebbe fondato una città sulle sponde del fiume Mincio chiamandola, in onore della madre, Mantua. Questa versione mitica della fondazione della città di Mantova è riportata nell'Eneide di Virgilio. Secondo un'altra teoria, Mantova trae l'origine del suo nome da Manth, dio etrusco, signore dei morti del pantheon tirreno.
    Il mito della fondazione di Mantova trova spazio anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri nel XX Canto dell'Inferno, nel quale Dante stesso e la sua guida mantovana Virgilio incontrano gli indovini. Proprio indicando una di queste anime, Virgilio descrive i dintorni della città, il Lago di Garda ed il corso del Mincio che si tuffa nel Po a Governolo per affermare, riferendosi alla leggenda dell'indovina Manto:
    « Fer la città sovra quell'ossa morte; e per colei che 'l loco prima elesse, Mantüa l'appellar sanz'altra sorte »

    (Dante Alighieri, Divina Commedia-XX Canto dell'Inferno.)

    Storia


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    Blasonatura araldica
    dei Gonzaga
    successiva all'anno 1530.

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    I martiri di Belfiore
    condotti al patibolo
    I primi abitanti di Mantova furono gli Etruschi, ai quali seguirono i Celti. I romani provvidero alla loro cacciata iniziando opere di fortificazione. Durante questo periodo ebbe i natali il poeta Virgilio (70 a.C.-19 a.C.). Alla fine dell'impero romano, nel 475 circa, la città venne conquistata da Odoacre e poi da Teodorico, re dei Goti.
    Nell'anno 1000 iniziò su Mantova il dominio dei Canossa: Tedaldo di Canossa prima e la contessa Matilde ampliarono le loro proprietà e provvidero alla edificazione di chiese e conventi. Dopo la morte di Matilde nel 1115, seguirono frequenti scontri con le popolazioni confinanti veronesi, cremonesi e reggiani. Ezzelino da Romano nel 1246 conquistò la città col suo esercito ma dopo due mesi di battaglie venne sconfitto e cominciò per Mantova un'epoca di benessere. In questo periodo venne eretto il Palazzo del podestà e il Ponte dei Mulini e la città venne dotata di possenti mura.
    Nel 1276 iniziò l'ascesa di una delle famiglie più potenti del tempo, i Bonacolsi, che costruirono importanti palazzi merlati. Il 16 agosto 1328 venne ferito a morte l'ultimo dei Bonacolsi, Rinaldo detto "Passerino" ad opera di Luigi Gonzaga, spalleggiato dalla famiglia Della Scala di Verona, che ambiva ad impossessarsi della città.
    Iniziava così la plurisecolare dominazione della famiglia Gonzaga, che regnò su Mantova fino al 1707. Fu il periodo più importante di Mantova che divenne una delle città più in vista e uno dei massimi centri d'arte in Europa. Pisanello, Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna, Giulio Romano e Luca Fancelli lasciarono un'impronta indelebile nell'architettura della città.
    Mantova subì una guerra di successione e un saccheggio a opera dei lanzichenecchi, che nel 1630 diffusero la peste. Iniziò il lento declino di Mantova, accompagnato dal tramonto della signoria dei Gonzaga che, nel 1707, lasciò la città in mano agli austriaci. Seguì la dominazione francese e nuovamente austriaca nel 1815, quando Mantova divenne caposaldo del Quadrilatero, assieme a Peschiera, Verona e Legnago.
    Nel 1852 avvenne l'eccidio dei Martiri di Belfiore, che anticipò l'unità nazionale. Nel 1866 Mantova entrò a far parte dello Stato Italiano.


    Monumenti e luoghi d'interesse

    Architetture religiose


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    Duomo

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    Basilica di Sant'Andrea

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    Rotonda di San Lorenzo e
    Torre dell'orologio
    in Piazza delle Erbe

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    Tempio di San Sebastiano

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    Chiesa della Madonna del Terremoto
    • Cattedrale di San Pietro (Duomo), dedicato a San Pietro, l'attuale Duomo in stile romanico con aggiunte gotiche, fu costruito tra il 1395 e il 1401 dopo che un incendio, secoli prima, aveva distrutto un precedente tempio paleocristiano. Fu ristrutturato nel 1545 da Giulio Romano, che lasciò intatta la facciata ma modificò le forme, ispirandosi alle basiliche paleocristiane. L'attuale facciata, in marmo di Carrara, risale al 1761. Il fianco presenta inserti gotici come rosoni, cuspidi e pinnacoli, resti dell'antica facciata. All'interno si può ammirare il soffitto a cassettoni che sovrasta le tre navate: la principale è ornata di statue di sibille e profeti risalenti al Cinquecento. Sotto l'altare maggiore è conservato il corpo incorrotto di Sant'Anselmo da Baggio patrono della città. La Cattedrale, ubicata nella monumentale piazza Sordello, è la sede vescovile di Mantova.
    • Basilica di Sant'Andrea, progettata da Leon Battista Alberti, fu edificata a partire dal 1472 e conclusa 328 anni dopo con la costruzione della cupola su disegni di Filippo Juvarra. Nella cripta è custodita all'interno dei Sacri Vasi la reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo portato a Mantova dal centurione romano Longino. In una delle cappelle è conservato il monumento funebre di Andrea Mantegna, sovrastato dall'effigie in bronzo del pittore della corte dei Gonzaga.
    • Basilica Palatina di Santa Barbara, chiesa della corte dei Gonzaga fu voluta dal duca Guglielmo che incaricò del progetto l'architetto mantovano Giovan Battista Bertani. Parte integrante del Palazzo Ducale, la edificazione della chiesa fu conclusa nel 1572.
    • Rotonda di San Lorenzo, è la chiesa più antica della città, costruita nell'XI secolo durante la dominazione dei Canossa. A pianta centrale rotonda, la Rotonda di San Lorenzo è posta ad un livello più basso di Piazza delle Erbe e conserva al suo interno un matroneo e tracce di affreschi di scuola bizantina risalenti ai secoli XI-XII. Nel corso dei secoli subì trasformazioni radicali; sconsacrata, divenne magazzino tanto che all'inizio del Novecento risultava inglobata in edifici successivi alla sua costruzione. Espropriati nel 1908, la rotonda di San Lorenzo fu restaurata e riaperta nel 1911 e infine riconsegnata alla sua destinazione religiosa originaria nel 1926.
    • Chiesa di San Sebastiano, iniziata nel 1460 da Luca Fancelli su progetto di Leon Battista Alberti, fu completata nel 1529. Sconsacrata nel XVIII secolo fu adibita a diversi usi fino al 1925 quando, dopo un discutibile restauro che ha aggiunto le due scalinate d'ingresso, è stata trasformata in famedio dei caduti mantovani di tutte le guerre.


    Altre Chiese
    • Chiesa di Sant'Apollonia - Via Benzoni 20
    • Chiesa di San Barnaba - Piazza Bazzani
    • Chiesa di Sant'Egidio - via Frattini
    • Chiesa di San Francesco - Piazza San Francesco d'Assisi 5
    • Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio - Via Trento 1
    • Chiesa di San Leonardo - Piazza San Leonardo
    • Chiesa della Madonna del Terremoto - Piazza Canossa
    • Chiesa di Santa Maria della Carità - Via Corridoni 33
    • Chiesa di Santa Maria del Gradaro - Via Gradaro
    • Chiesa di Santa Maria della Vittoria - Via Fernelli
    • Chiesa di San Martino - Via Pomponazzo
    • Chiesa di San Maurizio - Via Chiassi
    • Chiesa di Ognissanti - Corso Vittorio Emanuele
    • Chiesa di Sant'Orsola - Corso Vittorio Emanuele 53
    • Chiesa di Santa Paola - Piazza dei Mille
    • Chiesa dei Santi Simone e Giuda - Via Fernelli
    • Chiesa di Santo Spirito - Via Vittorino da Feltre
    • Chiesa di Santa Teresa - Via Mazzini
    • Chiesa di Santa Caterina - Corso Garibaldi
    • Chiesa di San San Giuseppe Artigiano - Via Indipendenza
    • Chiesa di Santa Maria degli Angeli - Via della Certosa (Borgo Angeli)
    • Chiesa di San Filippo Neri - Via Pasquale Miglioretti (Borgochiesanuova)
    • Sinagoga Norsa Torrazzo, fu trasferita e fedelmente ricostruita nella sua attuale ubicazione, quando fu decisa la demolizione del quartiere ebraico, tra il 1899 e il 1902.


    Edifici religiosi scomparsi
    • Chiesa di Santa Maria di Capo di Bove
    • Oratorio di Santa Maria del Melone



    Architetture civili
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    Palazzo del Capitano, primo nucleo d'epoca
    bonacolsiana di Palazzo Ducale

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    Palazzo Te: Sala dei Giganti

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    Palazzo Te

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    Palazzo Bonacolsi

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    Publio Virgilio Marone, Palazzo del Podestà

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    Casa di Rigoletto

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    Palazzo Canossa

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    Casa del Mercante

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    Palazzo Sordi

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    Palazzo Valenti Gonzaga
    • Palazzo Ducale, è forse più giusto parlare di città-palazzo, in quanto il complesso architettonico è costituito da numerosi edifici collegati tra loro da corridoi e gallerie, ed arricchito da cortili interni, alcuni pensili, e vasti giardini. La reggia dei Gonzaga, per estensione dei tetti, è la seconda in Europa superata unicamente dal Vaticano. Non appare improprio definire la reggia gonzaghesca come i Palazzi Ducali, stante l'abitudine di quasi ogni Duca di edificare una propria dimora che si andava aggregando a quanto precedentemente costruito. Già prima dell'avvento al potere dei Gonzaga erano stati edificati i primi nuclei del Palazzo, ma la storia del complesso si identifica soprattutto con quella della famiglia che governò la città fino al 1707. Tra le altre, celeberrima è la cosiddetta Camera degli Sposi (Camera picta) nel Castello di San Giorgio, parte della "città-palazzo", affrescata da Andrea Mantegna e dedicata a Ludovico III Gonzaga e a sua moglie Barbara di Brandeburgo. Diventata Mantova austriaca, le ristrutturazioni sono proseguite fino alla seconda metà del XVIII secolo per opera dei governatori inviati dall'Imperatore.
    • Palazzo Te, è opera di Giulio Romano che nel 1525 lo ideò su commissione del marchese Federico II Gonzaga che lo utilizzò per i suoi svaghi. Vi fece dimorare l'amante "ufficiale" Isabella Boschetti. Il "Palazzo dei lucidi inganni" sorgeva al centro di un'isola ricca di boschi e circondata dalle acque di un lago, ora prosciugato: misterioso, ricco di simboli e di miti che risaltano nelle sale stupendamente affrescate anche dallo stesso Giulio Romano, come la celeberrima Sala dei giganti e quella di Amore e Psiche e, non ultima, la sala dei cavalli che celebra le scuderie gonzaghesche all'epoca famose in tutta Europa.
    • Palazzo della Ragione, fu edificato quand'era podestà Guido da Correggio (1242), in epoca comunale, con funzioni pubbliche e allo scopo di consentire le assemblee e le adunanze cittadine. Al piano terreno il palazzo ospitava, come ora, numerose botteghe, mentre nell'ampio salone al piano superiore, si amministrava la giustizia. Sulle pareti di questo ambiente sono visibili i resti di affreschi medievali della fine del XII e del XIII secolo recentemente restaurati. A questo salone si accede tramite una ripida scala posta sotto la Torre dell'Orologio innalzata nel Quattrocento, epoca alla quale risalgono anche i portici che si affacciano su Piazza Erbe. Il Palazzo è ora adibito a sede espositiva ospitando mostre d'arte organizzate dal Comune di Mantova.
    • Palazzo di San Sebastiano, fu costruito tra il 1506 e il 1508 per volere del marchese Francesco II che lo abitò e vi morì nel 1519. Fu utilizzato dai Gonzaga per trent'anni e già nel 1536 abbandonato e spogliato dai successivi duchi. Nel salone principale del palazzo vi erano le nove tele del Mantegna raffiguranti I Trionfi di Cesare che furono vendute alla corona inglese ed oggi sono conservate ad Hampton Court. Subì molteplici trasformazioni fino al 1998 quando sono iniziati i restauri. Dal 2005 è adibito a Museo della Città. Nelle sale che conservano ancora tracce di affreschi del glorioso passato come la Camera del Crogiuolo, la Camera delle Frecce, la Camera del Sole e nella Loggia dei Marmi, sono esposti dipinti, statue, busti, fregi e altri reperti architettonici.
    • Palazzo Bonacolsi (Castiglioni), si trova in Piazza Sordello, fu edificato da Pinamonte dei Bonacolsi intorno al 1272 e riadattato da Luigi Gonzaga dopo la conquista del potere nel 1328. È stato l'antica dimora della famiglia Bonacolsi, che governò la città dal 1272 al 1328. Il palazzo è attualmente ancora dimora della famiglia dei conti Castiglioni, discendente da Baldassarre Castiglione, uomo politico e studioso del XVI secolo, autore de Il Cortegiano. Al piano terra l'originario portone dell'ingresso con grande arco sesto acuto bicolore e decorato con scudi con lo stemma dei Bonacolsi.
    • Palazzo del Podestà, detto anche "Palazzo del Broletto", fu costruito nel 1227, committente il bresciano Laudarengo Martinengo nominato podestà di Mantova. Unitamente alla torre civica rappresentò il centro amministrativo del comune di Mantova. Verso piazza Broletto fu collegato al palazzo degli ex Magazzini Generali con la costruzione dell'Arengario e al palazzo della Ragione sul lato affacciato su piazza Erbe. Sulla facciata è visibile una statua duecentesca raffigurante Virgilio in cattedra (la vècia in dialetto), con la berretta dottorale e le braccia poggiate al leggio che reca incisa l'iscrizione Virgilius Mantuanus poetarum clarissimus.
    Subì rifacimenti e modifiche architettoniche anche a causa dei numerosi incendi accaduti nel corso dei secoli. Dal 1462 fu sottoposto ad un'importante ristrutturazione a opera di Giovanni da Arezzo su incarico di Ludovico II Gonzaga. Dell'epoca e legata al gusto di Luca Fancelli, è la merlatura cieca posta a coronamento dell'edificio.
    Negli ultimi tre secoli è stato destinato a svariati usi tra cui anche quello di carcere. Negli attuali progetti del Comune di Mantova, il Palazzo verrà restaurato anche per ospitare la sede del Municipio, ritornando ad essere il centro amministrativo della città.
    • Palazzo D'Arco, fu costruito nel 1784 su un preesistente palazzo del XV secolo dall'architetto Antonio Colonna per la famiglia di origini trentine D'Arco. Caratterizzato dall'ampia facciata neoclassica ispirata all'arte del Palladio, il palazzo è sede museale per i tesori d'arte che contiene: tuttora arredato con i mobili della casata ospita importanti collezioni artistiche tra cui spiccano le tele settecentesche di Giuseppe Bazzani, una biblioteca di oltre seimila volumi e una collezione di strumenti scientifici. Nella Sala dello Zodiaco sono visibili affreschi (1520) attribuiti a Giovanni Maria Falconetto. Nel Palazzo vi si celebrò nel 1810 il processo a Andreas Hofer eroe dell'indipendenza tirolese contro la dominazione francese.
    • Piazza delle Erbe con Palazzo del Podestà, Palazzo della Ragione, Torre dell'Orologio e Rotonda di San Lorenzo
    • Casa del Mantegna, dimora del pittore Andrea Mantegna, sorse su un terreno donato dal marchese Ludovico Gonzaga che lo nominò pittore di corte nel 1457. È un edificio quadrato di mattoni rossi con al centro un cortile cilindrico spalancato su un tondo di cielo, riproposto nella celeberrima Camera degli sposi in Palazzo Ducale.
    • Casa di Rigoletto, Giuseppe Verdi ne musicò la storia e i mantovani gli diedero la residenza; verso la fine di Piazza Sordello si trova la casa del "Rigoletto", il buffone di corte Gonzaga.
    Il personaggio ha in realtà poco di mantovano, l'omonima opera di Verdi infatti venne tratta da un dramma di Victor Hugo e riadattata in territorio mantovano, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova, e cambiando il nome del protagonista da Triboulet a Rigoletto. La struttura quattrocentesca accoglie la scultura del Rigoletto, opera di Aldo Falchi, sistemata nel piccolo cortile interno.


    Altri palazzi e dimore storiche

    Casa di Giulio Romano (via Carlo Poma 18).
    Fu Federico Gonzaga a convincere Giulio Pippi detto Giulio Romano a venire a Mantova. Abbisognando di una abitazione il Giulio Romano, nell'anno 1544, nell'allora Contrada Larga, si costruì la dimora che nonostante un intervento nell'Ottocento dell'arch. Paolo Pozzo, mantiene inalterato lo stile architettonico del Romano.

    Palazzo Canossa
    Il palazzo fu costruito nel Seicento su committenza dei marchesi Canossa, famiglia di antica stirpe proveniente da Verona. La facciata, in bugnato, richiama le soluzioni cinquecentesche di Giulio Romano ed è caratterizzata da un portale di marmo guardato a vista da due cani usciti dallo stemma di famiglia. Altro dettaglio di particolare valore architettonico è un monumentale scalone barocco che conduce al piano nobile del palazzo.

    Casa del mercato (piazza Marconi).
    L'edificio, presumibilmente corrispondente alla Domus Mercati, fu riedificato nel 1462 dall'architetto Luca Fancelli su committenza del marchese Ludovico Gonzaga. Durante i lavori di restauro (1997-2001), sono tornati alla luce importanti affreschi attribuiti alla scuola di Andrea Mantegna.

    Casa della Beata Osanna Andreasi (Via Frattini 9).
    Si tratta di un esempio unico di dimora mantovana costruita nel XV secolo, in stile fancelliano, dove vi visse la beata Osanna Andreasi componente di una illustre famiglia che fu partecipe della classe dirigente e culturale dello stato gonzaghesco.

    Casa del Mercante (angolo tra piazza Erbe e piazza Mantegna).
    È detta anche "Casa di Boniforte da Concorezzo", antico proprietario che la fece costruire nell'anno 1455. L'edificio è caratterizzato da una sorprendente facciata tutta in cotto con decorazioni di stile veneziano.

    Palazzo Colloredo (via Carlo Poma 11).
    Il palazzo noto anche come "palazzo Guerrieri-Gonzaga", fu acquistato da Giovanni Battista Guerrieri nel 1599 che ne affidò la ristrutturazione all'arch. Antonio Maria Viani. La facciata pre-barocca è caratterizzata e decorata da dodici erme realizzate in malta di calce con una finitura superficiale in marmorino alternanti figure maschili e femminili. Divenuto proprietà dei conti Colloredo con Carlo Ludovico Colloredo marito di Eleonora Gonzaga (1699-1779) della linea di Vescovato, il 30 marzo 1872 viene acquistato dal Comune e destinato a sede degli Uffici Giudiziari del Tribunale. Da allora divenne il "Palazzo di Giustizia" della città.

    Palazzo Sordi (via Pomponazzo 23).
    Fu il primo marchese del casato dei Sordi, Benedetto, a volere la costruzione del palazzo omonimo. Commissionò il progetto e il seguimento dei lavori, iniziati nel 1680, all'architetto fiammingo Frans Geffels, prefetto delle fabbriche gonzaghesche. Ne nacque uno dei rari esempi di barocco della città Virgiliana. Di particolare valore sopra il portale d'ingresso, un tondo con La Madonna col Bambino, altorilievo di Giovanni Battista Barberini, opera inserita in un facciata d'ordine dorico e ad intonaco e parzialmente a bugnato rustico ricca di altre decorazioni e bassorilievi in marmo e stucco. Il Palazzo è privato e quindi chiuso al pubblico.

    Palazzo Valenti Gonzaga (via Pietro Frattini 7).
    Residenza dei marchesi Valenti Gonzaga fin dal 1500, il palazzo fu oggetto di una radicale trasformazione nel XVII secolo, costituendo un impianto architettonico gigantesco, fastoso all'esterno, stupefacente il cortile interno riccamente decorato a stucco, e ricco d'affreschi e statue d'autore all'interno. Rappresenta da allora uno degli esempi più importanti di architettura e decorazioni del periodo barocco a Mantova. Come per altre opere di tale stile, l'autore fu l'architetto Frans Geffels (1625-1694). Recentemente restaurato, è adibito ad uffici.

    Palazzo Cavriani (Via Trento).
    Fu dal Quattrocento dimora della nobile famiglia Cavriani. Venne ricostruito nel 1756 dall'architetto Alfonso Torreggiani. L'esterno presenta una serie di finestre con robuste inferriate, mentre quelle del piano superiore hanno coperture triangolari e a semiluna. L'interno si apre con un ampio salone ricco di stucchi e affreschi di pittori mantovani tra i quali Giuseppe Bazzani e Francesco Maria Raineri.

    Ospedale Grande di San Leonardo (Piazza Virgiliana).
    Voluto da Ludovico III Gonzaga per pubblica assistenza e terminato intorno al 1470 per opera dell'architetto Luca Fancelli, nel 1797 fu trasformato in carcere e successivamente in caserma. Attualmente ospita uffici della Polizia di Stato.

    Palazzo dell'agricoltura (Piazza Martiri di Belfiore).
    Fu edificato nel 1926-27 come Palazzo dei Sindacati su progetto dell'ing. Carlo Finzi. Assunse l'attuale denominazione divenendo sede delle maggiori organizzazioni provinciali legate all'agricoltura come il Consorzio Agrario, la Federazione Coltivatori Diretti, la Federazione degli Agricoltori e l'Ispettorato Agrario.

    Palazzo della Banca d'Italia (Via Baldassare Castiglioni, 3).
    Fu edificato tra il 1914 e il 1923 su progetto dell'architetto Gaetano Moretti esponente del Liberty e dell'Eclettismo. Quest'ultimo stile si evidenzia nelle finiture e nelle decorazioni delle facciate che richiamano le architetture gotica, barocca, rinascimentale ed esotica. Costruito per ospitare la sede provinciale della Banca d'Italia, cessò tale funzione alla fine del 2008 con la chiusura della filiale di Mantova dell'Istituto d'emissione. Nel frattempo, il 29 gennaio 2007 il palazzo fu classificato d'interesse storico-artistico dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia.

    Casa del Bertani - (via Trieste 8)
    Fu dimora di Giovan Battista Bertani, architetto al servizio dei duchi Gonzaga, che tra il 1554 e il 1556 trasformò il preesistente edificio del 1300 di proprietà dei marchesi Striggi. Singolare fu l'idea di inserire nella facciata due lapidi con incisi testi di Vitruvio e due colonne ioniche, delle quali una segata a metà con incisioni e decorazioni che didatticamente riportano le regole desumibili dal trattato vitruviano, De architectura. Successivamente la proprietà della casa del Bertani cambiò numerose volte rivivendo una nuova breve stagione artistica quando negli anni cinquanta del XX secolo fu acquistata dal pittore mantovano Vindizio Nodari Pesenti.

    Casa del Rabbino - (via Giuseppe Bertani 54)
    Fu edificata negli anni intorno al 1680 dall'architetto fiammingo Frans Geffels, a Mantova come prefetto delle Fabbriche Gonzaghesche. Edificio di quattro piani, la facciata è caratterizzata da pannelli in stucco che raffigurano luoghi ed episodi biblici. Fu costruita all'interno del ghetto istituito alcuni decenni prima, accogliendo, come da tradizione, le famiglie dei capi religiosi della folta comunità ebraica mantovana.

    Palazzo dell'Accademia - (via Accademia)
    Su progetto di Giuseppe Piermarini del 1770, fu l'architetto Paolo Pozzo ad occuparsi, tra 1773 e 1775, dei lavori di ricostruzione del palazzo di origine medievale che era diventato prima sede dell'Accademia degli Invaghiti e poi della Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere, attuale Accademia Nazionale Virgiliana. L'edificio di stile neoclassico include un tipico esempio di Barocco rappresentato dal teatro Scientifico dell’Accademia detto del Bibiena, dal nome dell’architetto Antonio Bibiena che lo costruì fra 1767 e 1769
    • Palazzo Acerbi - (piazza Sordello)
    • Cà degli Uberti - (piazza Sordello)
    • Palazzo Vescovile detto anche Palazzo Bianchi - (piazza Sordello)
    • Palazzo Andreani detto anche Palazzo della Camera di Commercio - (via Calvi)
    • Palazzo Arrivabene - Attribuito a Luca Fancelli - (via Arrivabene)
    • Palazzo del Capitano ora parte di Palazzo Ducale - (piazza Sordello)
    • Palazzo degli Studi (Mantova) - (via Ardigò)
    • Palazzo di San Cristoforo - (via Giulio Romano)
    • Palazzo Capilupi - (via Concezione)
    • Palazzetto dei conti Casali - (via Fratelli Bandiera)
    • Palazzo Cadenazzi-Risi - (via Cavour)
    • Palazzo Andreasi - (via Cavour)
    • Palazzo Valentini - (corso Vittorio Emanuele)
    • Palazzo Bonoris - (via Cavour)
    • Palazzo Cantoni-Marca - (via Chiassi)
    • Palazzo Benzoni - (via Mazzini)
    • Palazzo Biondi - (via Cavriani)
    • Palazzo Siliprandi - (via Arrivabene)
    • Palazzo Gonzaga di Vescovato - (via Principe Amedeo)
    • Casa de' Speziali - (via Chiassi)
    • Casa di Marco Antonio Antimaco - (via Porto)
    Pescherie, denominate anche Loggia di Giulio Romano, furono appunto progettate dal grande architetto del manierismo. L'opera, eseguita del 1536, consistette nella trasformazione del ponte medievale che attraversava il Rio con la costruzione di due porticati paralleli che furono destinati al commercio del pesce.

    Ponti

    Ponte dei Mulini

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    Ponte di San Giorgio
    Il ponte fu progettato dall'ingegnere Alberto Pitentino, costruito nel XII sec. allo scopo di regolare le acque del fiume Mincio ed evitarne l'impaludamento. Fu quindi creato artificialmente un dislivello di alcuni metri tra il lago Superiore e il lago di Mezzo, che dall'anno 1229 alimentò 12 mulini. L'antica costruzione medievale andò distrutta dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale.

    Ponte di San Giorgio
    Il ponte era incluso nel sistema militare difensivo unendo il borgo fortificato di San Giorgio con la corte dei Gonzaga. Dapprima in legno, fu edificato in muratura da Ludovico Gonzaga sul finire del XIV sec., così dividendo il lago di Mezzo dal lago Inferiore. Nel 1922 le arcate furono interrate e il ponte assunse la forma attuale.

    Teatri

    Teatro Bibiena (via Accademia 47)

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    Teatro Bibiena
    Il "Teatro Scientifico dell'Accademia", capolavoro di Antonio Bibiena (1697-1774) fu inaugurato il 3 dicembre 1769. Poche settimane dopo, il 16 gennaio 1770, ospitò un concerto del giovane Mozart, non ancora quattordicenne. L'austera facciata neoclassica, opera del Piermarini, sembra celare la fantasiosa espressione tardobarocca del teatro che tanto entusiasmo suscitò in Mozart padre. Nello stesso edificio ha sede l'Accademia Nazionale Virgiliana fondata nel 1768.

    Teatro Sociale (piazza Cavallotti)
    Il Teatro Sociale nacque per iniziativa di un gruppo di cittadini costituenti una società di novanta palchettisti. L'arch. Luigi Canonica fu incaricato di progettare un teatro di gusto neoclassico che dopo quattro anni di lavoro fu aperto al pubblico la sera del 26 dicembre 1822.

    Teatro di Corte dei Gonzaga (non più attivo dal 1896)
    L'area ora occupata dal Museo archeologico nazionale di Mantova era inclusa nel perimetro del Palazzo Ducale e a partire dal 1549, committente il cardinale Ercole Gonzaga e progettista l'architetto Giovan Battista Bertani, su quest'area sorse il primo teatro della Corte dei Gonzaga. Andato distrutto da un incendio fu ricostruito tra il 1591 e il 1592. Un terzo teatro progettato dall'arch. Antonio Maria Viani fu inaugurato nel 1608 con la rappresentazione della tragedia di Claudio Monteverdi L'Arianna. In epoca austriaca un quarto teatro, Nuovo Teatro Arciducale, fu inaugurato il 27 febbraio 1733. I primi disegni furono di Ferdinando Galli da Bibbiena e il lavoro fu portato a termine da un suo allievo, Andrea Galluzzi. Un quinto teatro, su disegno di Giuseppe Piermarini, ebbe la luce il 10 maggio 1783. Il Regio, così venne denominato nel corso del secolo XIX, a causa della concorrenza del nuovo Teatro Sociale venne abbandonato poco alla volta. Nel 1896 il Teatro Regio, venduto dal demanio, fu acquistato dal Comune di Mantova che lo trasformò radicalmente prima a mercato dei bozzoli, poi a mercato ortofrutticolo ed infine destinato alla funzione attuale di sede del Museo Archeologico Nazionale di Mantova.

    Torri civili

    Torre dell'Orologio

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    Torre del Palazzo del Podestà

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    Torre dell'Orologio
    La Torre, a pianta rettangolare, fu eretta nel 1472 su progetto di Luca Fancelli e l'orologio a funzionamento meccanico progettato da Bartolomeo Manfredi vi fu collocato l'anno successivo. Nella nicchia sottostante, ricavata nel 1639, è stata collocata una statua della Madonna Immacolata.

    Torre del Podestà
    La "Torre Civica" del Broletto (altro nome della torre) che si erge sulla piazza omonima, ha un'altezza di quasi 47 metri e dall'anno 1227 su iniziativa del podestà Laudarengo Martinengo, è parte integrante del maestoso Palazzo del Podestà. Sul lato verso piazza Broletto spicca l'arma del podestà Gabriello Ginori, del 1494.

    Torre degli Zuccaro
    La torre, alta 42 metri, fu edificata nella prima metà del XII secolo. Le prime testimonianze scritte sono del 1143. Sorge in via Enrico Tazzoli. Il nome gli deriva dalla famiglia che ne sarebbe stata proprietaria, anche se la fantasia popolare ha alimentato l'idea che il nome nascesse dalla presenza di zucchero immagazzinato nei pressi, infatti è detta "Tor dal Sücar" nel dialetto locale. Venne acquistata da Pinamonte dei Bonacolsi nel 1273 dalla famiglia dei Ripalta.

    Torre dei Gambulini
    La torre, alta 37 metri, sorge in via Ardigò. Da documentazione dell'epoca era già esistente nel 1200, derivando il nome dalla famiglia che la possedeva. Da questi ceduta alla famiglia Ripalta e poi ai da Oculo, nel 1289 divenne proprietà dei Gonzaga, non ancora sovrani di Mantova. L'edificio annesso alla torre divenne dimora saltuaria di Aloisio Gonzaga, signore di Castel Goffredo. Qui mori il 30 novembre 1526 il condottiero Giovanni dalle Bande Nere. Successivamente fu accorpata al collegio e al convento dei gesuiti e dal 1883 è parte del complesso dell'Archivio di Stato di Mantova.
    Negli ultimi tempi è stato lanciato il progetto di trasformare la torre in una terrazza panoramica che consenta la visione a 360 gradi del centro storico di Mantova.


    Torre degli Arrivabene
    La torre angolare sorge in via Arrivabene e venne eretta assieme all'omonimo palazzo di famiglia, attribuito a Luca Fancelli, nel 1481.

    Torre di San Domenico
    Sorge a fianco delle Pescherie di Giulio Romano ed è quanto resta della chiesa e del convento di San Domenico eretti in stile gotico nel 1466.

    Cartiera Burgo
    L'edificio fu progettato da Pier Luigi Nervi su commissione delle Cartiere Burgo e realizzato tra il 1961 e il 1964. L'obiettivo prioritario era quello di collocare in un unico ambiente lungo 250 metri, un'unica macchina a ciclo continuo per trasformare la pasta di legno in carta da giornale. La soluzione trovata da Nervi per la copertura ha fatto sì che la costruzione fosse denominata "fabbrica sospesa" in particolare per i quattro cavi d'acciaio sospesi a due telai di cemento armato alti 50 metri.
    Il 9 febbraio 2013 le macchine della cartiera Burgo si sono fermate segnando la fine della produzione di carta.


    Architetture militari

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    Castello di San Giorgio

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    Rocca di Sparafucile
    Castello di San Giorgio, maniero a difesa della città-fortezza di Mantova, venne edificato dal 1395 al 1406 da Bartolino da Novara su committenza di Francesco I Gonzaga sulle rovine della Chiesa di Santa Maria di Capo di Bove.
    Rocca di Sparafucile, eretta in epoca medievale, era parte delle fortificazioni orientali di Mantova, in particolare adibita alla difesa del ponte di San Giorgio, tanto da essere a lungo esclusivamente denominata Rocchetta di San Giorgio. La sua attuale denominazione si affermò successivamente all'ambientazione sulla "deserta sponda del Mincio", della osteria del sicario Sparafucile, luogo del tragico epilogo del Rigoletto, una delle più note opere di Giuseppe Verdi.
    Forte di Pietole, il Forte di Pietole, pur sorgendo oggigiorno nel comune di Borgo Virgilio, faceva parte del sistema difensivo della città di Mantova insieme al Castello di San Giorgio e al Forte di Belfiore. Fu costruito dai francesi nel 1808.


    Torri militari

    Torre della Gabbia

    La torre venne innalzata dai Bonacolsi negli ultimi decenni del sec. XIII acquisendo la denominazione attuale nel 1576 quando il duca Guglielmo Gonzaga fece costruire la grande gabbia in ferro con funzione di "carcere all'aperto" dove i condannati venivano esposti al pubblico ludibrio.

    Torre del Salaro o Torre dei Poltroni
    La torre, del XIII secolo, è adiacente alla Casa del Mercante di Piazza delle Erbe e si erge su piazza Andrea Mantegna. Veniva adibita a magazzino del sale.

    Torre di Sant'Alò o Torre Nuova
    La torre è una costruzione del 1370 sita in Piazza Arche, che faceva parte del sistema difensivo della città.
    Casa-Torre dei Bonacolsi. La torre, che sorge al termine di vicolo Bonacolsi, fa parte del Palazzo Bonacolsi, del XIII secolo.


    Porte

    Porta Giulia

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    Voltone di San Pietro
    Porta Giulia è l'unica attuale testimonianza delle fortificazioni d'epoca medievale e rinascimentale. Già esistente in epoca bonacolsiana, fu rifatta nell'anno 1549, probabilmente progettata da Giulio Romano. Deve il nome all'esistenza, all'epoca della sua prima edificazione, dell'attigua chiesa di Santa Giulia, successivamente andata distrutta.

    Voltone di San Pietro
    "Voltone di San Pietro" o "Porta di San Pietro", sino alla fine del XIII secolo, era una delle tre antiche porte che, inserita nella prima cinta muraria della città, chiudeva l'accesso a Piazza San Pietro (ora Piazza Sordello), centro della civitas vetus.

    Portali delle Aquile
    I due "Portali delle Aquile", muniti di cancellate, avevano la funzione di delimitare lo spazio paesistico circostante Palazzo Te. Il progetto dei portali e dell'area verde che contemplasse viale alberati da adibire al pubblico passeggio, fu affidato nel 1805 a Giovanni Antonio Antolini, Regio Architetto ed Ispettore dei Reali Palazzi di Mantova. Le aquile che sormontano i portali, furono disegnate dall'architetto bolognese e scolpite nel 1808 dal veronese Gaetano Muttoni. Nel 1990 i Portali delle Aquile furono restaurati su iniziativa del F.A.I. Fondo per l'Ambiente Italiano.

    Piazze

    • Piazza Sordello è l'antico fulcro della vita artistica e politica di Mantova, di dimensioni eccezionali (150 × 60 m) accoglie tra i principali edifici monumentali della città, come il Palazzo Ducale (Palazzo del Capitano e Domus Magna), il palazzo Acerbi sovrastato dalla Torre della Gabbia, il palazzo Bonacolsi (ora Castiglioni), la sede vescovile di palazzo Bianchi (dal nome della famiglia che lo edificò nel Settecento) e il Duomo. Una recente casuale scoperta archeologica (dicembre 2006) ha riportato alla luce i pavimenti a mosaico e i resti di una domus romana d'età imperiale attualmente visitabile all'interno di una struttura provvisoria.
    • Via Broletto, importante arteria viaria che collega Piazza delle Erbe a Piazza Sordello, passando sotto il Voltone di San Pietro.
    • Piazza Broletto, con l'ampliamento della città al di là del primitivo nucleo storico, verso l'anno 1190, fu creata Piazza Broletto che ancora oggi è attorniata da edifici del periodo comunale come il Palazzo del Massaro, l'Arengario e il Palazzo del Podestà, detto anche Palazzo del Broletto, con la Torre Comunale. Sulla facciata di quest'ultimo palazzo, spicca una statua duecentesca di scuola veronese raffigurante "Virgilio in cattedra", tradizionalmente chiamata nel dialetto locale "La Vecia" (la vecchia). Al centro della piazza dal 1894 è stata posta una fontana con vasca in marmo veronese e tre delfini posti verticalmente.


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    Piazza delle Erbe
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    Monumento a Virgilio-
    Piazza Virgiliana
    • Piazza delle Erbe, da sempre luogo di scambi commerciali, si apre a sud con la "Casa di Giovan Boniforte da Concorezzo" (o "Casa del Mercante") del 1455, continua con la romanica Rotonda di San Lorenzo, la Torre dell'Orologio, il Palazzo della Ragione e si chiude con Palazzo Broletto (o del Podestà) edificato nel XII secolo, che la separa e dà il nome all'adiacente piazza.
    • Piazza Canossa, sulla piazza si affacciano il seicentesco Palazzo Canossa, la Chiesa della Madonna del Terremoto e, sul terzo lato, un palazzo porticato del 1720. Dal Cinquecento ai giorni nostri la piazza cambiò nome diverse volte assumendo in sequenza le denominazioni di Plateola cum uno puteo (piazzetta col pozzo), "piazza alberriggia" e, nel XVII secolo, "piazza del fieno" quando con la costruzione di Palazzo Canossa si trasformò in modo definitivo.
    • Piazza Virgiliana, in origine esisteva il porto dell'"Ancona" con il tempo parzialmente interrato. Piazza Virgiliana fu voluta dal generale Sextius Alexandre François de Miollis, governatore durante l'occupazione francese, che indusse le autorità cittadine a trasformare lo spazio informe, spesso parzialmente sommerso dalle esondazione del lago di Mezzo, in una piazza adibita alle esercitazioni militari e a ospitare un monumento che ricordasse essere Mantova la patria di Virgilio. L'incarico fu dato all'architetto Paolo Pozzo. Furono colmati gli avvallamenti e demolite costruzione di scarso valore che cingevano lo spiazzo per consentire l'impianto di alberi, piante e arbusti. Il monumento inaugurato nel 1801, fu demolito nel 1919 per essere sostituito dall'attuale opera in marmo di Carrara, il cui progetto fu affidato all'architetto Luca Beltrami. L'inaugurazione avvenne nel 1927.


    Altre piazze
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    Piazza Castello
    • Piazza L.B. Alberti
    • Piazza Castello
    • Piazza Cavallotti
    • Piazza Concordia
    • Piazza d'Arco
    • Piazza dei Mille
    • Piazza Lega Lombarda anche Piazza Pallone
    • Piazza Mantegna
    • Piazza Marconi già Piazza Purgo
    • Piazza Paccagnini già Piazza Paradiso
    • Piazza Santa Barbara


    Eventi
    • Mantova Comics & Games (febbraio), salone del fumetto e del gioco, dal 2006 si tiene annualmente al PalaBam idealmente proseguendo Ludicamente, rassegna che fu ospitata per alcuni anni dal 2003 nelle piazze di Mantova, dedicata interamente al gioco non tecnologico.
    • Vespa Raduno Città di Mantova (maggio). Dal 1999 nel mese di maggio, ogni anno, il Vespa Club Mantova organizza nella splendida cornice di piazza Sordello il "Vespa Raduno città di Mantova", che ad ogni edizione coinvolge ben oltre 500 vespisti provenienti da tutta Italia e anche qualche vespista dall'Europa.(fonte Vespa Club Mantova)
    • Premio Arlecchino d'Oro (giugno), nato nel 1999 per iniziativa del "Centro Studi Mantova Capitale Europea dello Spettacolo" ora Fondazione, ha lo scopo di rendere omaggio a Tristano Martinelli, attore mantovano a cui si deve l'invenzione della maschera di Arlecchino. Inserito nel programma di una rassegna di teatro, musica e danza, il premio viene consegnato ad un artista del mondo dello spettacolo di valore e fama internazionale. Dal 2006 il premio è inserito nel Festival Teatro - Arlecchino d'Oro, che la Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo organizza e dirige negli ultimi dieci giorni di giugno su mandato del Comune di Mantova.
    • Incontro Nazionale dei Madonnari (14 e 15 agosto) dal 1973, ogni anno nel piazzale del Santuario della Beata Vergine delle Grazie nel comune di Curtatone, decine di pittori, provenienti da tutto il mondo, dipingono coi gessetti sull'asfalto del piazzale del Santuario durante la Fiera di Ferragosto.
    • Festivaletteratura (settembre), dal 1997 organizza e ospita incontri con autori, reading, spettacoli, concerti, laboratori per adulti e bambini.
    • Segni d'infanzia (novembre), festival internazionale d'arte e teatro per l'infanzia. Nato nel 2006 da un'idea di Dario Moretti, Segni d'infanzia è un grande evento artistico rivolto al mondo dell'infanzia, con particolare attenzione ai bambini dai 18 mesi ai 12 anni. La direzione artistica ed organizzativa del festival, promosso dal Comune di Mantova, è di Teatro all'improvviso, compagnia professionale di Teatro per ragazzi.
    • Mantova Medievale: dal 2006 si ripete ogni anno, col sostegno del Comune, fra il mese di agosto e il mese di settembre, l'edizione di Mantova Medievale, una manifestazione organizzata da La Compagnia della Rosa a.d. 1403. Negli spazi adiacenti il lungolago Gonzaga e il prato antistante il Castello di San Giorgio viene allestito un villaggio medievale. Rievocatori provenienti da tutta Italia e da paesi europei tra cui Portogallo, Svizzera, Germania, Repubblica Ceca animano l’accampamento e mostrano i loro equipaggiamenti. Le attrazioni più attese sono il lancio della scure danese, il tiro con l’arco e i giochi di abilità medievali. A conclusione della manifestazione davanti al castello di San Giorgio viene inscenata la battaglia campale.
    • Mantova Musica Festival: per quattro edizioni dal 2004 fu organizzata, sulle orme del consolidato e più noto festival letterario mantovano, una rassegna di musica interessata alle nuove tendenze e frontiere: l'elettronica, il jazz e la musica contemporanea. Con spazi per dibattiti, presentazioni di libri, bande musicali, satira e l'incontro tra la musica e il teatro.
    • Mantova fu la prima città italiana ad avere la sua controparte fedele in Second Life. Riproduceva quanto più fedelmente possibile la Mantova reale, utilizzando misure, foto e disposizione degli edifici come dal vero. Operante su tre livelli, centro storico, Palazzo Te e Castello di San Giorgio, si estendeva su due Sim. Furono ricostruiti il museo Tazio Nuvolari, il Teatro Bibiena, la Basilica di S.Andrea. La Sim era teatro di eventi culturali e di aggregazione avendo la possibilità di proporre manifestazioni reali e virtuali.
    Mostre:
    • Nel 2002 presso le Fruttiere di Palazzo Te e a Palazzo Ducale è stata allestita la Celeste Galeria, Il museo dei Duchi di Mantova. 5 anni di studi scientifici, 60 studiosi coinvolti nelle ricerche, 519.000 visitatori, con una media giornaliera di 3923 biglietti per la mostra che ha riportato nella sua cornice ideale, da tutto il mondo, parte della prestigiosa e imponente collezione dei Gonzaga della seconda metà del Seicento.
    • Tra il settembre 2006 ed il gennaio 2007, la città - assieme a Verona e Padova - ha organizzato un percorso culturale sull'arte di Andrea Mantegna, in occasione del quinto centenario della morte, avvenuta proprio a Mantova. Già nel 1961 venne realizzata un'esposizione che meritò a Mantova l'appellativo di "Città del Mantegna". Per una mostra pittorica quello fu il primo grande evento di massa che portò nella città virgiliana più di 200 000 visitatori.


    Persone legate a Mantova
    Sono numerose e varie le personalità che a Mantova sono nate, hanno vissuto a lungo o comunque vi hanno operato significativamente ed hanno avuto rapporti significativi con la città.

    Architetti
    • Leon Battista Alberti, architetto e scrittore
    • Aldo Andreani, architetto
    • Giovan Battista Bertani, architetto
    • Giovan Maria Borsotto, architetto e capomastro
    • Luca Fancelli, architetto e scultore
    • Frans Geffels, architetto e pittore
    • Bernardino Ghisolfo, architetto
    • Alberto Pitentino, ingegnere
    • Paolo Pozzo, architetto
    • Giulio Romano, architetto e pittore
    • Martiri di Belfiore
    • Pier Fortunato Calvi, patriota
    • Bernardo Canal, patriota
    • Pietro Domenico Frattini, patriota
    • Bartolomeo Grazioli, sacerdote e patriota
    • Giovanni Grioli, sacerdote e patriota
    • Carlo Montanari, patriota
    • Carlo Poma, medico e patriota
    • Angelo Scarsellini, patriota
    • Tito Speri, patriota
    • Enrico Tazzoli, patriota e sacerdote
    • Giovanni Zambelli, patriota


    Matematici e fisici
    • Giovanni Ceva, matematico
    • Gino Fano, matematico
    • Giulio Vivanti, matematico
    • Carlo Castagnoli, fisico


    Militari
    • Giovanni dalle Bande Nere, condottiero

    Personalità della musica e dello spettacolo
    • Enzo Amadori, cantante, compositore e produttore discografico
    • Eleonora Baroni, musicista e cantante
    • Isa Bellini, cantante, attrice e doppiatrice
    • Antonio Bonazzi, violinista, direttore d'orchestra e compositore
    • Ettore Campogalliani, compositore, musicista e insegnante
    • Francesco Campogalliani, commediografo, attore e burattinaio
    • Gianni Dall'Aglio, batterista e percussionista
    • Enzo Dara, basso
    • Luciana Turina, cantante e attrice
    • Luca Bonaffini, cantautore e regista teatrale
    • Leone de' Sommi, drammaturgo
    • Giaches de Wert, compositore
    • Carlo Farina, violinista e compositore
    • Luigi Gatti, compositore
    • Jacquet da Mantova, nato Jacques Colebault e detto anche Jachet de Mantoue, compositore
    • Gorni Kramer, all'anagrafe Francesco Kramer Gorni, direttore d'orchestra, compositore
    • Anna Maestri, attrice cinematografica e attrice teatrale
    • Tristano Martinelli, attore teatrale ed acrobata
    • Claudio Monteverdi, compositore
    • Laura Peperara, cantante, arpista e danzatrice
    • Salamone Rossi, compositore e musicista
    • Giuseppe Scalarini, caricaturista e disegnatore
    • Alessandro Striggio, compositore
    • Achille Togliani, cantante e attore
    • Ismaele Voltolini, tenore


    Pittori e scultori
    • Pier Jacopo Alari Bonacolsi, scultore
    • Giuseppe Bazzani, pittore
    • Giuseppe Bottani, pittore
    • Giovanni Cadioli, pittore e architetto
    • Giovanni Canti, pittore
    • Lorenzo Costa, pittore
    • Carlo Dusi, pittore
    • Domenico Fetti, pittore
    • Luca Francesconi, artista
    • Lanfranco, pittore e scultore
    • Teodoro Ghisi, pittore
    • Fermo Ghisoni da Caravaggio, pittore
    • Lorenzo Leonbruno, pittore
    • Andrea Mantegna, pittore e incisore
    • Francesco Marcoleoni
    • Alfonso Monfardini, scultore e pittore
    • Sandro Negri, pittore
    • Pisanello (Antonio di Puccio Pisano), pittore
    • Francesco Maria Raineri, pittore
    • Giovanni Cristoforo Romano, scultore
    • Giulio Turcato, pittore


    Poeti in vernacolo
    • Teresa Buelloni

    Politici
    • Giambattista Abati, politico
    • Giovanni Arrivabene, patriota, politico ed economista
    • Giuseppe Bertani, sindacalista e politico
    • Ivanoe Bonomi, giornalista e politico
    • Alberto I Casalodi, nobile e politico
    • Alberto II Casalodi, nobile e politico
    • Luigi Castellazzo, patriota e politico
    • Massimo Chiaventi, politico
    • Matteo Colaninno, politico e imprenditore
    • Eugenio Dugoni, politico
    • Gilberto Govi, fisico, politico, patriota
    • Renato Sandri, politico
    • Bruno Tabacci, politico
    • Carlo Maria Vialardi di Villanova, diplomatico e politico


    Scrittori e giornalisti
    • Saverio Bettinelli, gesuita e scrittore
    • Auro Bulbarelli, giornalista
    • Baldassarre Castiglione, diplomatico e scrittore
    • Teofilo Folengo, poeta
    • Alessandro Gennari, psicologo e scrittore
    • Alessandro Luzio, giornalista, storico e archivista
    • Antonio Moresco, scrittore
    • Ippolito Nievo, scrittore e patriota
    • Antonio Possevino, gesuita, scrittore e diplomatico
    • Cesare Rimini, avvocato, giornalista e scrittore italiano
    • Daniele Protti, giornalista
    • Francesco Tarducci, scrittore e storico
    • Publio Virgilio Marone, poeta
    • Ina Tosi, scrittrice


    Studiosi di materie umanistiche
    • Marco Antonio Antimaco, umanista, letterato e traduttore
    • Roberto Ardigò, psicologo, filosofo e pedagogista
    • Umberto Artioli, storico e critico teatrale
    • Gino Baratta, critico d'arte e critico letterario
    • Francesco Bartoli, critico d'arte
    • Giorgio Bernardi Perini, latinista
    • Gianni Bosio, storico
    • Vittore Colorni, storico
    • Vittorino da Feltre, umanista ed educatore
    • Claudio Gallico, musicologo e direttore d'orchestra
    • Pietro Pomponazzi, filosofo e umanista
    • Azaria de' Rossi, storico
    • Carlo d'Arco, storico



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    Piazza Sordello, visuale da sud-ovest

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    Piazza delle Erbe con Palazzo del Podestà, Palazzo della Ragione, Torre dell'Orologio e Rotonda di San Lorenzo

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    Lodi

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    - Info -

    Lodi (IPA: [ˈlɔːdi] pronuncia[?·info]; Lòd in dialetto lodigiano) è un comune italiano di 44.529 abitanti, capoluogo della provincia omonima in Lombardia.

    La città fu fondata il 3 agosto 1158 da Federico Barbarossa, in seguito alla distruzione dell'antico borgo di Laus Pompeia, già municipium romano, sede vescovile e libero comune. Durante il Rinascimento conobbe un periodo di grande splendore artistico e culturale, dopo aver ospitato nel 1454 la firma dello storico trattato tra gli Stati preunitari italiani noto come Pace di Lodi.
    Nel XXI secolo, la città è un importante nodo stradale e centro industriale nei settori della cosmesi, dell'artigianato e della produzione lattiero-casearia. È inoltre il punto di riferimento di un territorio prevalentemente votato all'agricoltura e all'allevamento: in virtù di tale peculiarità, Lodi è stata scelta come sede del Parco Tecnologico Padano, uno dei centri di ricerca più qualificati a livello europeo nel campo delle biotecnologie agroalimentari.
    Sono sviluppate anche le attività legate al settore terziario; dagli anni duemila, in particolare, è in forte espansione il turismo: Lodi fa parte del circuito delle città d'arte della Pianura Padana e offre quale spunto principale la presenza di alcuni importanti monumenti, tra cui il Duomo, il Tempio Civico dell'Incoronata, la chiesa di San Francesco, la chiesa di Sant'Agnese e palazzo Mozzanica.


    Geografia fisica

    Territorio

    Il territorio di Lodi, esteso per 41,38 km², è situato nella parte centro-meridionale della Lombardia, nella fascia nota come «bassa pianura». Il nucleo più antico della città sorge sul colle Eghezzone, un'altura di forma approssimativamente trapezoidale ubicata sulla riva destra del fiume Adda; il resto del centro abitato si trova in parte su un terrazzo morfologico creato dall'opera di erosione del fiume, e in parte nell'area golenale. Il territorio del comune risulta compreso tra i 65 e gli 87 m sul livello del mare.

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    Il canale della Muzza, al confine
    fra Lodi e Lodi Vecchio
    Idrologia
    Il territorio comunale è attraversato dall'Adda e da numerosi altri corsi d'acqua, tra cui il canale della Muzza (che ne segna il confine a ovest), la roggia Bertonica e la roggia Molina (il cui tratto urbano è oggi quasi del tutto sotterraneo).
    In epoca medievale la città era lambita dal lago Gerundo: il territorio era in gran parte paludoso e insalubre, ma grazie alle opere di ingegneria idraulica e al lavoro dei monaci cistercensi e benedettini fu bonificato e trasformato in una delle regioni più fertili d'Europa. L'attività agricola è favorita anche dalle abbondanti acque irrigue delle numerose risorgive presenti.

    Geologia e morfologia
    Dal punto di vista litologico, il suolo è formato dai depositi glaciali e fluviali che riempirono la Pianura Padana tra il Pleistocene superiore e l’Olocene, durante l'ultima glaciazione. I litotipi presenti sono diversi e distribuiti in modo irregolare; generalmente sono piuttosto ricchi di matrice. I terreni sono in prevalenza sabbiosi e sabbioso-limosi.
    Il rischio sismico risulta irrilevante e distribuito in modo uniforme sul territorio: il comune è stato infatti classificato dal Dipartimento della Protezione Civile come «zona 4» («sismicità molto bassa»).


    Clima

    Il clima del territorio lodigiano, analogamente al resto della Val Padana, presenta peculiarità riconducibili all'area continentale: le estati sono molto calde e caratterizzate dal fenomeno dell'afa (in base ai dati relativi al periodo di riferimento 1961-1990, la temperatura massima media della stagione estiva si attesta a +29,7 °C); invece gli inverni sono spesso freddi (la temperatura minima media è pari a -0,8 °C) e sono diffuse le nevicate, raramente di grossa portata. Fenomeno molto frequente durante il semestre invernale è la nebbia, che talvolta può persistere per giorni a causa dell'assenza di venti sinottici a livello del suolo. L'autunno e la primavera sono le stagioni in cui si registrano le maggiori precipitazioni.

    Storia

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    I busti di marmo collocati ai lati
    del palazzo municipale,
    raffiguranti i due
    «padri fondatori»
    della città: a sinistra Gneo
    Pompeo Strabone,
    a destra Federico Barbarossa
    Lodi lega le sue origini alla distruzione di Laus Pompeia, antico villaggio dei Celti Boi e in seguito municipium romano, ribattezzato nell'89 a.C. in onore del console Gneo Pompeo Strabone. Essendo situata sulla confluenza delle strade che da Placentia (Piacenza) e da Acerrae (Pizzighettone) portavano a Mediolanum (Milano), e nel punto di incrocio con la strada che da Ticinum (Pavia) proseguiva fino a Brixia (Brescia), Laus era un nodo di primaria importanza e divenne un fiorente borgo commerciale e agricolo. Dopo essere passata sotto il controllo dei Longobardi (VI-VIII secolo) e successivamente dei Franchi (VIII-IX secolo), il 24 maggio 1111 Laus Pompeia fu rasa al suolo dai milanesi in seguito a un periodo di assedio. Gli accordi di pace prevedevano il divieto di ricostruire gli edifici distrutti.
    Quasi cinquant'anni dopo, il 3 agosto 1158, la città fu rifondata dall'imperatore Federico I detto Barbarossa non sulle rovine di Laus Pompeia (dove oggi sorge Lodi Vecchio) ma lungo le rive dell'Adda, per consentirle una posizione di maggior controllo sul territorio. L'imperatore accordò a Lodi straordinari privilegi, malgrado i quali la città crebbe con difficoltà: nel 1167 fu obbligata dai milanesi ad aderire alla Lega Lombarda e a partecipare alla battaglia di Legnano del 1176.
    Nel XIII secolo Lodi continuò a svilupparsi grazie alla protezione di Federico II. A partire dal 1251 si susseguirono le signorie dei Vistarini, Torriani, Visconti, Fissiraga e Vignati, finché nel XIV secolo il Contado di Lodi divenne dipendente dal Ducato di Milano, inizialmente sotto i Visconti che fecero costruire il maestoso castello di Porta Regale (1355-1370) e in seguito sotto gli Sforza che, con Francesco, ampliarono e consolidarono il sistema difensivo mediante la costruzione di due fortificazioni ai capi del ponte sull'Adda.
    In età rinascimentale si svolsero a Lodi importanti avvenimenti storici: nel 1413 l'antipapa Giovanni XXIII e l'imperatore Sigismondo convocarono dal Duomo di Lodi il Concilio di Costanza, che avrebbe poi risolto lo Scisma d'Occidente. Il 9 aprile 1454, gli Stati preunitari italiani firmarono la Pace di Lodi, che garantì quarant'anni di stabilità politica. Questo segnò anche uno dei periodi più felici della storia lodigiana dal punto di vista culturale, in particolare sotto il vescovato di Carlo Pallavicino.


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    La battaglia del ponte
    di Lodi rappresentata
    in un dipinto
    di Giuseppe Pietro Bagetti
    Nelle età successive Lodi cadde sotto il dominio spagnolo, austriaco e francese. Questo corrispose a un periodo di declino e di rallentamento della crescita demografica, soprattutto in epoca spagnola, quando la città fu ridotta a una vera e propria fortezza. Il 10 maggio 1796, Napoleone Bonaparte sconfisse gli austriaci nella celebre battaglia del ponte di Lodi, aprendosi la strada per la conquista di Milano.
    Nella seconda metà dell'Ottocento, la città cominciò a espandersi all'esterno delle antiche mura medievali, soprattutto in seguito all'apertura della linea ferroviaria Milano–Piacenza nel 1861 e all'insediamento delle prime industrie (tra cui la Polenghi Lombardo nel 1870). Verso la fine del secolo ebbero luogo i primi scontri sociali tra i nascenti partiti di massa.
    I lodigiani giocarono un ruolo importante durante la Resistenza: le azioni del Comitato di Liberazione Nazionale, costituito in città nell'ottobre 1943, si concentrarono nel corso del 1944 culminando con l'attentato mortale a un gerarca fascista. La rappresaglia fu durissima ed entro la fine dell'anno vennero fucilati undici partigiani presso il poligono di tiro a segno. Lodi fu liberata dal CLN il 27 aprile 1945: quando giunsero gli alleati da Piacenza, trovarono la città completamente libera.


    Monumenti e luoghi d'interesse

    Architetture religiose

    Duomo (Basilica Cattedrale della Vergine Assunta)

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    La facciata della Basilica
    Cattedrale domina
    Piazza della Vittoria

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    Interno del Tempio
    Civico dell'Incoronata

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    Facciata della chiesa
    di San Francesco

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    Facciata della chiesa
    di San Filippo

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    Facciata della chiesa
    di Santa Maria Maddalena
    È il monumento più antico e importante di Lodi, oltre che una delle chiese più vaste dell'intera Lombardia. La sua costruzione venne simbolicamente intrapresa il 3 agosto 1158, giorno stesso della fondazione della città, ed ebbe termine nel 1284. La facciata asimmetrica in cotto è tipicamente romanica, pur essendo caratterizzata da un alto protiro gotico e da un grande rosone rinascimentale; il campanile, realizzato fra il 1538 e il 1554 su progetto del lodigiano Callisto Piazza, rimase incompiuto per motivi di sicurezza militare. L'interno, a tre navate coperte da volte a crociera, custodisce notevoli opere d'arte, tra cui un polittico di Callisto Piazza. La parte più antica dell'edificio è la cripta, in cui sono conservate le spoglie del patrono san Bassiano; nell'absidiola di sinistra, inoltre, si trova un gruppo scultoreo del Quattrocento raffigurante un Compianto sul Cristo Morto.

    Tempio Civico della Beata Vergine Incoronata
    Collocato in una caratteristica via molto stretta nei pressi di piazza della Vittoria, è considerato un capolavoro del Rinascimento lombardo e rappresenta il monumento più prestigioso della città sotto il profilo artistico. Progettato nel 1488 da Giovanni Battagio, fu costruito a spese del comune come espressione della religiosità popolare sul luogo di un postribolo. Il tempio si presenta come una piccola costruzione a pianta ottagonale, coperta da una cupola a otto spicchi sormontata da una lanterna; il campanile a punta e la facciata furono completati in epoche successive. L'interno è impreziosito da sontuose decorazioni in oro e ospita numerosi affreschi, tavole e tele realizzati tra la fine del Quattrocento e gli inizi dell'Ottocento dal Bergognone, dalla bottega dei Piazza e da Stefano Maria Legnani; gli spicchi della cupola furono affrescati nel XIX secolo da Enrico Scuri.

    Chiesa di San Francesco
    Fu costruita tra il 1280 e il 1307. La facciata in cotto, rimasta incompiuta poco sopra il rosone marmoreo, è caratterizzata da un alto protiro e da due bifore «a cielo aperto» che rappresentano il primo esempio di una soluzione architettonica che si diffuse in tutta l'Italia del nord. L'interno, a tre navate e a croce latina, è decorato da numerosi affreschi risalenti ai secoli compresi tra il Trecento e il Settecento; la chiesa ospita inoltre le spoglie di alcuni lodigiani illustri, tra cui il librettista Francesco De Lemene, la poetessa Ada Negri e il naturalista Agostino Bassi.

    Chiesa di San Lorenzo
    Si tratta della chiesa più antica di Lodi dopo la Cattedrale. Nell'interno, a tre navate, sono conservate significative opere d'arte, tra cui due affreschi di Callisto Piazza. La facciata, tipicamente romanica, è caratterizzata da due lesene semicilindriche e da un rosone incorniciato in cotto, al di sopra del quale è collocata l'edicola con la statua del santo.

    Chiesa di Sant'Agnese
    In stile gotico lombardo del XIV secolo, conserva un'importante opera d'arte: il Polittico Galliani realizzato nel 1520 da Alberto Piazza. È degno di nota anche il rosone decorato con maiolica policroma. Accanto alla chiesa sorge l'antico convento dal chiostro scandito da archi a sesto acuto, trasformato nel corso del XIX secolo in sontuosa residenza oggi suddivisa in appartamenti privati.

    Chiesa di San Filippo Neri
    L'edificio, in stile rococò, fu costruito di fronte allo sbocco di una lunga via, in ossequio al gusto scenografico dell'epoca. L'interno, a croce greca, è completamente ornato da preziosi affreschi risalenti al XVIII secolo.

    Palazzo Vescovile
    Edificato in epoca medievale e rinnovato nel corso del Settecento dall'architetto Antonio Veneroni (in collaborazione con i fratelli Sartorio), è caratterizzato da una struttura massiccia e austera. Degno di nota è il cortile con colonne binate. L'interno elegante presenta alcuni ambienti decorati nel XVIII secolo: da segnalare la ex cappella vescovile e gli affreschi di Carlo Innocenzo Carloni.

    Chiesa di Santa Maria delle Grazie

    Venne edificata tra il 1669 e il 1743 per ospitare un'immagine sacra della Vergine, ritenuta miracolosa. L'interno a croce greca è completamente decorato da affreschi, tele e stucchi; una cappella laterale accoglie il sepolcro neoclassico di Maria Cosway, benefattrice della città.

    Chiesa di Santa Maria Maddalena

    Situata nei pressi del fiume Adda, in una posizione leggermente decentrata rispetto al cuore del centro storico medievale, rappresenta il miglior esempio di edificio barocco in città. Completata nella prima metà del Settecento a eccezione della facciata, la chiesa è caratterizzata da una navata unica con pianta ellittica.

    Chiesa di Santa Chiara Nuova

    È un ambiente di dimensioni raccolte che ospita notevoli testimonianze artistiche. Si trova in una via molto stretta, tipica della Lodi medievale. Il piccolo edificio è costituito da due corpi di fabbrica ben distinti, uno romanico e l'altro barocchetto.

    Chiesa di San Cristoforo

    Opera dell'architetto milanese Pellegrino Tibaldi e sconsacrata dal 1798, ha ospitato nel 1989 una grande mostra dedicata alla famiglia dei pittori Piazza da Lodi e nel 2001 una rassegna sull'opera grafica dell'artista americano Andy Warhol.

    Chiesa di San Gualtero

    In stile neoclassico, venne edificata in un'area periferica nel 1835, in occasione della visita dell'imperatore d'Austria Ferdinando I. L'edificio conserva le reliquie del santo lodigiano cui è dedicato.


    Architetture Civili

    Palazzo Broletto

    Edificato nel 1284 a fianco della Cattedrale, dopo numerosi rimaneggiamenti si presenta in forme neoclassiche, come risulta evidente dal porticato e dalla loggia superiore, su cui si affaccia la sala del consiglio comunale. Ai due lati del portico sono collocati il busto di Gneo Pompeo Strabone, che attribuì il titolo di municipium a Laus Pompeia (a sinistra), e quello di Federico Barbarossa, fondatore di Laus Nova (a destra).

    Ospedale Maggiore

    Il nucleo più antico dell'edificio risale al XV secolo[98]; la struttura venne successivamente ampliata e trasformata in ospedale. La facciata in stile neoclassico fu realizzata alla fine del Settecento su disegno di Giuseppe Piermarini,lo stesso architetto del Teatro alla Scala di Milano. All'interno si trova un chiostro con portico, loggiato e decorazioni in cotto del Quattrocento.

    Palazzo Mozzanica

    Sorto nella seconda metà del XV secolo, è il migliore esempio di dimora patrizia lodigiana. La facciata è caratterizzata dalla presenza di una fascia marcapiano in terracotta, decorata con corone floreali e figure della mitologia marina; il portale è adornato da medaglioni che raffigurano Gian Galeazzo Visconti, Isabella d'Aragona, Francesco e Bianca Maria Sforza. Il piano superiore è ricco di affreschi. Secondo lo storico Giovanni Agnelli, vi soggiornò Francesco I re di Francia durante l'estate del 1509.

    Palazzo Modignani

    Risalente al XVIII secolo, ospitò numerosi personaggi illustri tra cui Napoleone Bonaparte e l'imperatore austriaco Francesco Giuseppe. È presente un ampio cortile interno al quale si accede tramite una cancellata in ferro battuto di Alessandro Mazzucotelli; il piano nobile è riccamente affrescato.

    Palazzo Vistarini

    Edificato nel Trecento, deve il suo nome all'influente famiglia ghibellina che lo fece costruire La struttura si presenta in forme gotiche: la facciata in mattoni è impreziosita da monofore decorate con cornici in cotto; il portico è caratterizzato da archi a sesto acuto e da volte in parte affrescate.

    Teatro alle Vigne

    Si tratta del principale teatro della città. Originariamente era una chiesa[106], canonica dell'ordine degli Umiliati; nel 1570 passò ai padri Barnabiti che convertirono l'edificio in istituto superiore di teologia. Dopo numerosi cambiamenti di destinazione d'uso e una radicale ristrutturazione, nel 1985 divenne sede del teatro.

    Palazzo del Governo

    Si tratta di uno degli edifici più originali della città dal punto di vista architettonico; è un palazzo di notevoli dimensioni che occupa un intero isolato alle spalle del palazzo Municipale e si affaccia su piazza del Mercato. Realizzato nel 1929 su fondamenta di epoca medievale, l'immobile riassume stili differenti: in particolare, il bugnato dell'ordine inferiore richiama l'architettura veneziana. Dal 1995 è sede della Prefettura di Lodi.

    Ex conventi di San Cristoforo e di San Domenico

    Sono adibiti a sede centrale della provincia di Lodi; degni di nota sono i chiostri interni.

    Ponte sull'Adda

    È un ponte ad archi ribassati che, attraversando il fiume, collega il quartiere Borgo Adda con Revellino-Campo di Marte. Fu costruito nel 1864 per rimpiazzare l'originario ponte di legno dove si svolse la battaglia di Lodi, bruciato dalle truppe austriache nel 1859, durante la seconda guerra di indipendenza.

    Centro direzionale della Banca Popolare di Lodi

    Progettato da Renzo Piano e sorto nei pressi della stazione ferroviaria a pochi passi dal centro storico, si sviluppa su oltre 3 000 m² e rappresenta la costruzione più interessante della città sotto il profilo architettonico tra quelle della seconda metà del Novecento. È stato scelto come ambientazione per alcuni spot pubblicitari.

    Architetture militari

    Lavori di demolizione del forte Revellino (attuale piazzale Crema), nel luglio 1872

    Mura di Lodi

    La prima opera difensiva della città – già protetta su tre lati dalle paludi dell'Adda – consisteva in una semplice palizzata di legno protetta da un fossato nel quale fu fatta scorrere la roggia Molina; in questo modo Lodi era diventata praticamente un'isola[A 1]. La costruzione delle mura ebbe inizio il 3 agosto 1160, alla presenza di Federico Barbarossa, del vescovo Alberigo Merlino e dell'architetto cremonese Tinto Muso de Gata, e terminò nel 1211. Queste erano alte almeno sei o sette metri e i merli erano a coda di rondine in quanto la città era ghibellina. Nel periodo sforzesco i sistemi di protezione si svilupparono particolarmente nei pressi del fiume, con la costruzione del rivellino sulla sponda cremasca e delle due torri alle estremità del ponte sull'Adda. Nel 1607, in epoca spagnola, furono edificati dei baluardi molto estesi che si estendevano verso la campagna, dando alla città una struttura «stellata». Divenuti obsoleti e inutilizzabili, in epoca austriaca furono abbattuti rapidamente a metà del Settecento, sostituiti dalla strada di circonvallazione. Le mura antiche furono in gran parte demolite nel XX secolo a causa dell'espansione edilizia; al giorno d'oggi, in diversi punti della città ne rimangono tracce, tra cui la Specola di San Vincenzo nei pressi del parco dell'Isola Carolina.

    Castello Visconteo e Torrione

    Si tratta di una tipica fortezza medievale, andata in buona parte distrutta; il suo alto e massiccio Torrione è uno dei simboli più noti della città. L'edificio non può essere visitato poiché è occupato dagli uffici della Questura di Lodi.

    Porta Cremona

    E l'unica rimasta fra le antiche porte di accesso alla città. Il suo aspetto attuale è dovuto al completo rifacimento realizzato tra il 1790 e il 1792 dall'architetto Antonio Dossena.

    Vie e piazze

    Piazza della Vittoria

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    Palazzo Broletto, sede dell'
    amministrazione cittadina

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    Palazzo Modignani

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    Palazzo Vistarini
    Denominata «piazza Maggiore» fino al 1924, rappresenta il cuore della città: su di essa si affacciano, in particolare, il Duomo e il palazzo municipale (palazzo Broletto). Caratterizzata da una pianta quadrangolare, è un raro esempio di piazza porticata su tutti i quattro lati. Tale singolare peculiarità, unita all'eleganza dei palazzi che vi si affacciano (molto vari per colori e dimensioni), la rende un luogo particolarmente suggestivo, tant'è che il Touring Club Italiano l'ha inserita nel 2004 nella lista delle piazze più belle d'Italia. La selciatura della piazza, nel tipico «ricciato» lombardo costituito da ciottoli di fiume, risalirebbe al 1471 oppure, secondo alcune fonti, al XVIII secolo.

    Piazza Broletto

    È un'area di forma trapezoidale, di dimensioni ridotte, chiusa fra i portici di palazzo Broletto e il fianco sinistro del Duomo. In epoca medievale essa rappresentava il fulcro della vita pubblica cittadina, ora è sede dell'autorità municipale. Al centro è collocata una fontana in marmo rosa di Carrara, ricavata dal fonte battesimale della Cattedrale e risalente al XIV secolo. È un'area pedonale.

    Piazza del Mercato

    È una piazza di forma rettangolare, anch'essa pavimentata con il tipico «ricciato», su cui si affacciano l'abside del Duomo, un'ala secondaria di palazzo Broletto, il palazzo del Governo e il palazzo Vescovile. Nei giorni di sabato e domenica vi si tiene, come da tradizione, il mercato ambulante.

    Piazza Castello

    Si tratta di una piazza di dimensioni piuttosto ampie, adibita ad area pedonale a eccezione della fascia centrale che è aperta al traffico veicolare; prende il nome dal Castello Visconteo che vi si affaccia. Spicca inoltre una statua dedicata a Vittorio Emanuele II, celebrativa dell'unità d'Italia. La piazza confina con il parco dell'Isola Carolina.

    Piazza Ospitale

    Chiamata comunemente «piazza San Francesco», è cantata in alcune opere della poetessa Ada Negri. Questa piazza rettangolare, anch'essa pavimentata con il «ricciato» e adibita ad area pedonale, è caratterizzata dalla presenza della chiesa di San Francesco e della facciata dell'Ospedale Maggiore; vi si trova inoltre una statua raffigurante lo scienziato Paolo Gorini.

    Piazza San Lorenzo

    Si tratta di una piazza molto piccola, quasi nascosta fra un intrico di vie strette e tortuose tipiche del centro storico medievale di Lodi; la sua atmosfera raccolta ma luminosa ricorda un campiello veneziano. La piazza deriva il nome dall'omonima chiesa che vi si affaccia ed è anch'essa un'area pedonale.

    Corso Roma

    Ha origine da piazza della Vittoria ed è molto frequentato in virtù delle numerose attività commerciali. Analogamente ad altre vie del centro cittadino, offre quale principale motivo di interesse la presenza dei palazzi in stile liberty e dei suggestivi cortili interni delle abitazioni signorili.

    Aree naturali

    Parco dell'Isola Carolina

    Situato a ridosso del centro storico, nelle immediate vicinanze di piazza della Vittoria e di piazza Castello, deve il suo nome alla cascina Carolina che a sua volta fu battezzata così nel 1825 in onore di Carolina Augusta di Baviera, moglie dell'imperatore Francesco I d'Austria. Il parco ha una superficie di circa 50 000 m² e venne realizzato a metà degli anni cinquanta del XX secolo grazie a una donazione di Enrico Mattei che volle in questo modo ricompensare la città presso la quale erano stati scoperti degli importanti giacimenti di gas naturale. Mattei non badò a spese e fece piantumare delle essenze di notevole interesse botanico, selezionate presso il lago di Como. Dal 2006 ospita la sede del Parco Adda Sud.

    I giardini pubblici Federico Barbarossa

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    Giardini pubblici
    Federico Barbarossa
    Sono collocati quasi nel cuore del centro cittadino, lungo viale IV novembre: occupano l'area che costituisce lo spianamento del fossato in cui sino agli anni trenta del Novecento scorreva la roggia Molina[128], che fra il 1931 e il 1937 venne canalizzata e coperta grazie al progetto dell'architetto locale Giovanni Attilio Fugazza. Il nucleo originario dei giardini risale però al 1835, anno della visita alla città da parte dell'imperatore Ferdinando I d'Austria. Nel corso del biennio 2008-2009, la zona è stata oggetto di una profonda riqualificazione.

    Lungo Adda Bonaparte
    Permette di passeggiare nei pressi del fiume Adda, a contatto con la vegetazione fluviale; era uno dei luoghi prediletti dal poeta Giosuè Carducci quando visitava Lodi.

    Bosco del Belgiardino

    Si tratta di una piccola oasi naturalistica situata sulle rive dell'Adda, al confine con il territorio di Montanaso Lombardo; dall'area hanno origine numerosi sentieri che permettono di visitare i boschi circostanti, parzialmente trasformati in orto botanico, in cui inoltre vivono uccelli acquatici come gallinelle d'acqua, anatre, aironi e tuffetti. Durante l'estate diventa un centro ricreativo grazie alla presenza di una piscina gestita dal comune di Lodi.

    Grande foresta di Lodi (bosco Valle Grassa-Coldana-Sant'Antonio)

    È un'area di notevole interesse naturalistico, realizzata a cura della provincia di Lodi tramite un finanziamento della regione Lombardia. Situata nelle vicinanze del centro abitato, può essere visitata grazie alla presenza di percorsi ciclo-pedonali. Si tratta di un rimboschimento realizzato con specie arboree e arbustive autoctone, con destinazione giuridica permanente a bosco.

    Persone legate a Lodi
    Sono numerose le personalità significative che a Lodi sono nate, hanno vissuto a lungo oppure hanno stabilito dei saldi rapporti con la città.
372 replies since 10/6/2010
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